MILANO – Ecco le prime reazioni di illy Caffè, con il presidente Andrea Illy, alle aperture contenute nell’intervista che Giuseppe Lavazza ha rilasciato all’inserto Economia del Corriere della Sera. Le ha registrate il quotidiano Il Piccolo. Ecco l’articolo. Nella foto in alto Giuseppe Lavazza a sinistra con Andrea Illy a destra sotto un tabellone che mostra i marchi affiancati
TRIESTE L’azienda torinese che ha inventato la miscela di caffè e oggi è leader a livello internazionale nel segmento monoprodotto, insieme a quella triestina che ha dato vita al metodo della pressurizzazione e ha il primato indiscusso nella fascia alta del mercato.
L’intervista. A disegnare il possibile scenario è stato Giuseppe Lavazza, vicepresidente del primo gruppo italiano del caffè, in un’intervista sul “Corriere Economia” di lunedì 3 luglio. L’imprenditore piemontese ha sottolineato che, raggiunta la massa critica di 2 miliardi di euro di ricavi, il processo di sviluppo non si ferma.
L’obiettivo è competere coi big mondiali; e per farlo non è in vista la quotazione in Borsa («Non abbiamo problemi di governance o finanziari, né di riassetti familiari»), ma piuttosto nuove acquisizioni. Ha detto Lavazza nell’intervista.
«La condizione è di mantenere la maggioranza» – grazie anche a una disponibilità di cassa intorno ai 600 milioni di euro. Senza dimenticare la possibilità di ricorrere al debito, in questo periodo assolutamente a buon mercato e che nessuna banca negherebbe a un gruppo sano come Lavazza.
L’Italia come target ideale. La sorpresa maggiore, nelle parole del vicepresidente, sta nel target individuato: non i mercati internazionali, come solitamente si sente dire in questo periodo dagli imprenditori nostrani; ma l’Italia.
«Mantenere una forte ossatura nazionale è importante», ha affermato Giuseppe Lavazza. Che non si è tirato indietro quando il giornalista gli ha chiesto se pensi a Illy. «Sarebbe una strada intelligente, un discorso non campato per aria», è stata la risposta. Corroborata da una precisazione: «Abbiamo già collaborato su progetti comuni, conosco bene Andrea Illy. D’altronde il mercato è sempre più concentrato, con spazi via via più ristretti per crescere, bisogna essere pronti».
La reazione di Andrea Illy, ad del gruppo triestino? Contattato a caldo, dice che «mentre Lavazza ha fatto una scelta per linee esterne, noi in illy abbiamo sempre puntato sulla crescita organica, cosa che vogliamo continuare a fare».
Insomma non ci sono trattative di corso
Non resta che un ragionamento in termini generali.
Lavazza è 4 volte più grande di Illy (che ha chiuso il bilancio consolidato 2016 con ricavi per 502 milioni di euro e 10 milioni di utile), per cui una possibile integrazione non sarebbe certo paritaria. La creazione di un polo nazionale del caffè sarebbe gran cosa, considerato anche il prestigio di cui gode il made in Italy di qualità.
Già tre anni fa, quando Andrea Illy e Giuseppe Lavazza presentarono una ricerca congiunta per decifrare il Dna del caffè arabica. E in quell’occasione fu tirata in ballo la possibilità di proseguire sul terreno della collaborazione.
«Ulteriori sinergie? Ci sono tutte le premesse necessarie per ragionarvi in modo concreto», il pensiero dell’imprenditore torinese: «Non abbiamo nessuna preclusione».
Pensiero condiviso da quello triestino: «Abbiamo più spazi di collaborazione che di conflitto».
Queste parole non avevano avuto seguito. Fino all’intervista al Corriere della Sera. Un’eventuale integrazione – ma anche solo un’alleanza, se si decidesse di procedere con un accordo meno “invasivo” – non sarebbe comunque scontata. In primo luogo entrambe le aziende sono fortemente caratterizzate dalle famiglie imprenditoriali che ne hanno plasmato cultura e modus operandi.
Anche se la crescita di potere delle nuove generazioni, più aperte alla collaborazione con altri operatori, fa ben sperare.
Anche se finora in casa Illy mai era stata considerata l’ipotesi di un’alleanza con un altro big nazionale. Al massimo era stata paventata la possibilità di uno sbarco in Borsa. Ipotesi caldeggiata da Riccardo più che da Andrea.
Mentre per Lavazza la direzione pareva di un’alleanza con un player internazionale. Mesi fa si vociferava di un possibile interessamento di Coca Cola. In duplice veste di azionista di minoranza e propulsore di crescita internazionale.
Ora la prospettiva, da Torino, pare cambiare.
Luigi dell’Olio