Dal caffè agli zuccheri: ogni singola informazione errata può prosperare sul web grazie alle condivisioni sui social. Dall’università di Pisa il sospetto della professoressa Francesca Venturi: l’intelligenza artificiale potrebbe soltanto amplificare il diffondersi delle false notizie. Leggiamo di seguito la prima parte dell’articolo di Luigi Odello, professore di analisi sensoriale in università italiane e straniere e presidente del Centro Studi Assaggiatori e dell’Istituto internazionale assaggiatori caffè, pubblicato sul quotidiano La Repubblica.
Il ruolo dell’intelligenza artificiale sulle fake news
di Luigi Odello
MILANO – Sarà l’intelligenza artificiale a validare le fake news? E’ una domanda che si è posta la professoressa Francesca Venturi dell’Università di Pisa, direttrice del master in “Scienze sensoriali per una alimentazione sana e consapevole”. E’ del tutto legittima, considerato il fatto che l’algoritmo generativo è pesatamente influenzato dalla frequenza con la quale una notizia è pubblicata.
Ora, limitandoci al campo del food, possiamo rilevare che il caffè è la bevanda più gettonata per costruire bufale. Tra le più diffuse c’è quella che attribuisce all’espresso italiano, per definizione 25 millilitri, una quantità di caffeina maggiore rispetto al caffè americano che ha un volume di 6/8 volte.
Chi la scrive probabilmente non sa che alla base del primo ci sono 7 grammi di caffè, mentre per il secondo si va anche oltre il doppio. Ma non solo: la caffeina è solubile a caldo, per cui più è lunga l’estrazione e maggiore è la quantità che passa in tazza.
Ovviamente la viralità della bufala aumenta se questa è allarmista. Ed ecco una gentile signora che spiega il pericolo del caffè derivante dall’acrilamide. Povero caffè: non solo ha ben poca possibilità di produrne mancando quasi del tutto dei precursori, ma con la tostatura si volatilizza.
La signora questo pare non saperlo e offre una sapiente soluzione: girando il caffè in tazza con un cucchiaino la si può fare evaporare. Peccato che il caffè in tazza abbia una temperatura variabile tra 60°C e 70°C e l’acrilamide, tanto per dare un riferimento, un punto di ebollizione di 125°C.
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