domenica 22 Dicembre 2024
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Stoppani (Fipe): «Ma l’arrivo di Starbucks farà bene anche agli esercenti italiani»

"Il mondo non cammina, corre" le parole di Lino Stoppani, che condivide il suo punto di vista sul presente della ristorazione e dei pubblici esercizi made in Italy

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MILANO – Il presidente della Federazione Italiana Pubblici Esercizi (Fipe) Enrico Lino Stoppani parla in questa intervista, realizzata da Alberto Comuzzi per Valtellinanews.it, del suo un importante ruolo nel Consiglio di amministrazione della Banca Popolare di Sondrio e della sua esperienza in Valtellina.

Ma l’intervista è anche l’occasione per parlare degli impetuosi cambiamenti in atto nel mondo della ristorazione. E dello straordinario potenziale che l’Italia può realizzare mettendo a sistema beni culturali e paesaggistici con quelli agroalimentari e vitivinicoli.

Lino Stoppani analizza il potenziale del territorio

«Ho cominciato a frequentare la Valtellina negli anni della mia maturità professionale. E ho scoperto nei suoi abitanti una forte propensione al lavoro e un elevatissimo senso civico».

A esprimere questa lusinghiera opinione non è un “turista per caso”, un appassionato di montagna. Oppure un marketing manager ingaggiato per sostenere un territorio.

Bensì un qualificato imprenditore bresciano, trapiantato a Milano. Attualmente presidente della Fipe (Federazione italiana pubblici esercizi) e con un importante ruolo – è vicepresidente – nel Consiglio di amministrazione della Banca Popolare di Sondrio.

Tempio della gastronomia milanese

Parliamo di Lino Enrico Stoppani, 65 anni, una laurea in Economia all’Università Cattolica di Milano. Dopo aver rilevato con i tre fratelli, negli anni Settanta, la storica salumeria Peck (1883), è riuscito a trasformarla in quello che gli esperti hanno definito “il tempio della gastronomia milanese”. Cedendola ppoi nel 2013 alla famiglia del conte Pietro Marzotto.

A cento metri da Piazza del Duomo

Peck è un elegantissimo negozio su tre piani, che offre le migliori prelibatezze nazionali e internazionali.

Soprattutto è un raffinato biglietto di visita di ciò che il made in Italy sa produrre per i palati più sopraffini.

Non a caso, quando un milanese vuole avere la certezza di ben figurare con un ospite, lo invita al ristorante di Peck. O ne acquista i prodotti da cucinare e consumare nell’intimità domestica.

Il dottor Lino Stoppani, per avere maturato in anni di lavoro una grande esperienza supportata dal continuo aggiornamento, parla con cognizione di causa delle problematiche connesse ai mondi del turismo, dell’agricoltura, delle banche, della finanza; della grande distribuzione, delle vendite al dettaglio e, ovviamente, del comparto della ristorazione.

Il mondo corre

«Il mondo non cammina, corre», spiega. «Per stare al settore che ora seguo più da vicino, quello della ristorazione, sono in atto processi fortemente innovativi.

Il nostro cibo è la seconda ragione, dopo la cultura, che spinge il turista straniero a venire in Italia. Ebbene, i nostri chef, che sono tra i più quotati al mondo, passano periodi all’estero alla ricerca di sapori nuovi. Sapori che potrebbero essere destinati a “contaminare” anche la nostra cucina.

Ultimamente i Paesi andini sono percorsi dai nostri maggiori maestri d’arte culinaria. Il motivo?

Innanzitutto ricercare prodotti che si integrino con il pomodoro, l’olio o la pasta. Questi sono gli elementi base della cucina italiana.

Poi, mantenere i primati della tipicità, della genuinità, del gusto; della varietà dei nostri prodotti enogastronomici e persino quello dell’estetica nel presentarli. Ciò comporta un costante investimento nella ricerca e nell’innovazione».

La Ristorazione: un settore che occupa un milione di persone in 330.000 aziende

Non è casuale che l’”Anno nazionale del cibo italiano”, che si celebra proprio nel corrente 2018, passi dalla ristorazione. Un settore che dà lavoro a un milione di persone, occupate in 330.000 imprese. E che genera, su 80 miliardi di euro di prodotto interno lordo, ben 41 miliardi di euro di valore aggiunto.

La qualità e varietà delle cucine italiane

Che sono più numerose delle venti regioni del Paese. Su questo tema Stoppani spiega che: «un altro elemento di attrazione turistica è l’eccellenza del modello del pubblico esercizio italiano.

Un modello essenzialmente basato su una conduzione di tipo familiare. Nei bar e nei ristoranti, dove il titolare o un suo familiare sono sempre presenti, è raro non constatare gli affermati valori su cui si basa la fortuna di un locale. E cioè: qualità dei prodotti offerti e professionalità unita alla cordialità e disponibilità all’accoglienza».

Perché Starbucks arriva solo adesso?

Se Starbucks, la catena statunitense di caffetterie che dal 1971 è un vero e proprio luogo di ritrovo per studenti o abitanti di grandi metropoli, sbarca a Milano solo il prossimo Settembre – s’interroga Stoppani – significa che considera l’Italia un mercato difficile da conquistare.

Insomma competere con i modelli di bar e ristoranti made in Italy può essere un rischio. Anche per un grande operatore internazionale del settore con un marchio importante come Starbucks.

E comunque il suo arrivo farà certamente bene anche al nostro Paese, che completa in questo modo un’offerta già eccellente.

Fipe: perché non pensare a un ministero delle politiche alimentari?

Il Presidente della Fipe non lo ostenta. Ma i corsi di aggiornamento che la sua organizzazione promuove per gli associati, sono un efficace supporto; sia per non essere superati dalla concorrenza, sia, molto spesso, per incrementare il profitto.

Non vi sono dubbi che la qualità dell’offerta turistica italiana sia nettamente superiore a quella di tanti altri Paesi del Mediterraneo

E anche della Mitteleuropa; proprio per questo l’Italia dovrebbe avere un dicastero importante, esclusivamente dedicato alle politiche del Turismo.

Sorridendo, quasi a smorzare l’impeto delle nostre parole, il dottor Stoppani confida

«per fare sistema con l’intero comparto dell’incoming, dalle agenzie di viaggio che lavorano per attrarre turisti stranieri all’universo di attività legate a soddisfare le esigenze di chi trascorre una vacanza o anche giornate di lavoro nel nostro Paese, abbiamo proposto come Fipe, non solo un ministero ad hoc per il Turismo, dotandolo però delle risorse necessarie per implementare il “Piano Strategico del Turismo” elaborato dalla passata legislatura.

Ma addirittura di trasformare l’attuale Ministero dell’Agricoltura in Ministero delle Politiche Alimentari, per coniugare il nostro ricchissimo patrimonio culturale con l’altrettanto nostro ricchissimo patrimonio enogastronomico».

Valtellina: non solo sport invernali

Riprendendo il discorso sulla Valtellina. Si può osservare che il turismo concorre solo per il 7 per cento ad arricchire il territorio; (chiamando quindi implicitamente in causa il settore della ristorazione, dei bar, delle mense, dei catering e, a lato, anche degli alberghi e bed and breakfast), Stoppani chiarisce ancor meglio il giudizio positivo espresso sulla Valle.

Un’economia che diversifica

«Vede, se una popolazione di 180.000 abitanti – 150.000 in Valtellina e 30.000 in Valchiavenna – ha generato e fatto crescere due banche», sottolinea, «significa che è presente un’economia forte e articolata.

Solo chi ha un’immagine riduttiva di una Valtellina legata agli sport invernali, non sa che lungo tutta la statale 38 fino a Tirano, è un susseguisi di piccole e medie aziende.

Con grandi competenze in settori come quelli del legno, dell’edilizia e anche metalmeccanico; aziende che spesso sono eccellenze nei loro comparti.

La Valtellina, inoltre, ha punte di assoluta eccellenza nell’enogastronomia fino ad arrivare al comparto dolciario, con diverse rinomate aziende; ne cito una per tutte: Galbusera.

Questa esemplare comunità economica sarebbe certamente ancor più vigorosa se non soffrisse di un sistema di collegamenti arretrato;

mancano comode strade di connessione, non solo in fondovalle, ma anche collegamenti ai paesi in costa. Sia sul versante retico, sia su quello orobico».

I valtellinesi: persone schive, appartate e con una forte propensione al lavoro

«La ferrovia Colico-Tirano, poi, è ancora a un binario e questo pregiudica rapidi spostamenti tra i diversi principali centri della Valle.

Nonostante ciò la Valtellina rappresenta un modello di vivacità economica

E ciò in gran parte grazie alla determinazione e alla passione, oltre che alla serietà, dei suoi abitanti.

I valtellinesi che ho imparato a conoscere sono persone perbene, schive, riservate. Un po’ come il loro territorio. Persone, però, straordinariamente capaci di trasferire i propri solidi valori.

Sono quelli della montagna, nel lavoro. L’ho verificato nel personale della Banca Popolare di Sondrio. Le cui fortune sono in gran parte legate all’attività quotidianamente svolta, con scrupolo e grande professionalità, dai propri collaboratori».

In Valtellina e in Valchiavenna, terre profondamente cattoliche, deve essere rimasto qualche retaggio calvinista frutto della dominazione dei Grigioni. Il lavoro non è una condanna, ma una benedizione divina, e guai a rifiutarlo.

Alberto Comuzzi

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