MILANO – Un caffè per tirar su l’Expo. Il «coffee cultural global tour» parte da Belo Horizonte, in Brasile, toccherà 9 città in 3 continenti e si concluderà nel 2015 alla Fiera di Milano.
L’iniziativa è stata promossa da Illy — arrivato a vendere 6 milioni di tazzine di caffè in 140 paesi all’ottantesimo anno di attività — per sottolineare la scelta verso la sostenibilità.
Un percorso rafforzato dall’adesione a un’iniziativa del ministero dell’Ambiente: il progetto carbon footprint, l’inpronta di carbonio, cioè la misura in termini di effetto serra dei singoli prodotti.
«Questo progetto mette assieme i principali protagonisti del mondo delle imprese italiane », ricorda Corrado Clini, direttore generale del ministero dell’Ambiente.
«E aiuta a mettere a fuoco l’importanza che stiamo assegnando alla sostenibilità dei processi produttivi. Valutare il peso ambientale delle attività economiche serve a ridurne l’impatto ma anche a migliorare il bilancio delle imprese riducendo gli sprechi e continuando ad affinare i prodotti attraverso un’accelerazione dell’innovazione tecnologica».
Il percorso verso la sostenibilità è stato condotto da Illy su vari piani. Innanzitutto l’energia: 11 mila metri quadrati di pannelli fotovoltaici sopra gli impianti di Trieste (fornisce energia sufficiente alle necessità di 500 famiglie) e il recupero del calore prodotto dai camini delle tostatrici (garantisce aria e acqua calde evitando il consumo di 270 mila metri cubi di metano l’anno).
Inoltre, assieme all’Oxford University Centre for the Environment, Illy ha varato già nel 2008 una ricerca mirata a diminuire l’impatto ambientale della produzione di caffè.
Il progetto è basato su un rapporto di continua collaborazione tra l’azienda e una rosa di produttori di qualità scelti in Brasile, Colombia, America centrale, Africa, India e Cina, con un team di agronomi che segue costantemente i coltivatori collaborando alla loro formazione.