MILANO – Lindt chiuderà in due anni un terzo dei suoi 150 negozi americani. Una decisione motivata dall’attuale razionalizzazione del business di oltreoceano, che prevede anche la chiusura di uno dei sei stabilimenti statunitensi. Gli Usa rimangono il primo mercato di sbocco del cioccolatiere svizzero costituendo il 40% delle vendite.
Ma l’anno scorso, la crescita in terra americana è stata solo del 5,4%, contro il 6,1% su scala globale, per un fatturato di 4,2 miliardi di euro.
Il colosso elvetico ha attuato con successo una strategia di riposizionamento nella fascia del business in terra americana, che gli ha consentito di consolidare il suo terzo posto alle spalle di Mars e Hershey’s, con una quota di mercato del 10%.
Come riferisce Italia Oggi, il sipario calerà dove si vende meno: malls e outlet, nonché negozi in zone commerciali secondarie, secondo quanto ha spiegato a Le Figaro, il direttore finanziario del gruppo, Martin Hug.
Il 60% delle chiusure sarà realizzato entro il 2021 attraverso il mancato rinnovo dei contratti di locazione.
L’impatto sulle vendite sarà marginale e Lindt ha assicurato che continuerà a aprire negli Usa, con location in siti premium con l’obiettivo di crescere di un ulteriore 5%.
Prevista inoltre l’esternalizzazione della forza vendita: una misura che coinvolgerà circa 300 persone. Lindt conta una rete di 500 boutique e caffè in tutto il mondo. La formula ha riscosso successo soprattutto in Giappone e Brasile.