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venerdì 27 Settembre 2024
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L’incontro al MUMAC del Gruppo italiano torrefattori caffè, Zidarich: “L’EUDR è confermato, ecco che cosa possiamo fare insieme”

Una riunione intensa, che ha in scaletta diversi argomenti importanti:. Zidarich: “Il Gruppo è stato uno dei maggiori che si è prodigato per la causa delle norme sulla deforestazione. Lasceremo oggi la parola ai tecnici per far comprendere cosa succederà con questa legge EUDR che entrerà in vigore, improrogabilmente, il primo di gennaio 2025."

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BINASCO (Milano) – Il rosso del Mumac, Museo delle macchine del caffè espresso di Cimbali Group, e la sua enorme tazza all’ingresso hanno dato il benvenuto agli ospiti del congresso organizzato dal Gruppo italiano torrefattori caffè: la sede di Binasco è stato lo spazio comune e ideale per discutere su come affrontare le sfide imposte dal nuovo regolamento EUDR che ha effetti anche sul settore caffeicolo.

Regolamento che, è stato confermato proprio la sera prima dell’incontro al presidente del Gitc Omar Zidarch non avrà proroghe.

Già questa prima, importantissima notizia, ha fatto il giro tra i presenti all’evento, ancor prima di iniziare con gli speech previsti, nella sala caffetteria del Museo, tra un espresso e l’altro, sempre preparati a regola d’arte.

Una premessa da cui partire per addentrarsi nella discussione a cui hanno partecipato una ventina di persone in presenza, raggiungendo Binasco chi da Genova, chi da Trieste, e da remoto, ben 70 operatori.

Barbara Foglia Mumac director introduce gli interlocutori al pubblico, Omar Zidarich, Presidente Gruppo Italiano Torrefattori Caffè, Luigi Morello, presidente IEI, Claudio Torresan Sales Director Italy Cimbali Group e Andrea Crocilla, people and organization manager.

Apre, con “Il nuovo regolamento EUDR: stato dell’arte e prossime iniziative per gli associati”, Omar Zidarich

Omar Zidarich, Presidente Gruppo Italiano Torrefattori Caffè

“Daremo spazio ai nostri soci sostenitori e ordinari nelle prossime riunioni, presso le sedi in cui si respira aria di caffè: abbiamo bisogno di un ambiente che ci accolga per dialogare tra di noi ed esprimerci meglio.”

Una riunione intensa, che ha in scaletta diversi argomenti importanti: “Il Gruppo è stato uno dei maggiori che si è prodigato per la causa delle norme sulla deforestazione. Lasceremo oggi la parola ai tecnici per far comprendere cosa succederà con questa legge EUDR che entrerà in vigore, improrogabilmente, il primo di gennaio 2025.

Abbiamo visto che la comunicazione del Ministero di competenza europeo ha decretato questa data ufficiale proprio ieri sera.

La legge quindi esiste al 30 dicembre, c’è: si pensava ad una proroga, ma non sarà così. Di conseguenza dobbiamo prepararci, fino a nuove comunicazioni: non ci sono linee guida ma soltanto indicazioni poco chiare. Oggi spiegheremo cosa sta succedendo nel mondo del caffè.

Innanzitutto di che regola parliamo?

Di una legge che per le piccole e medie imprese inizierà nel primo luglio del 2025 e per le grandi aziende si applicherà dal primo gennaio 2025. Bisogna pensare innanzitutto che non c’è il concetto di PMI italiana, ma per la normativa, che definisce le micro imprese da 350mila euro a 700mila euro a fatturato netto sino a 10 dipendenti. La piccola impresa 4milioni di bilancio patrimoniale e fatturato netto sino a 8 milioni e 50 dipendenti. Media impresa, 20 milioni di euro sino a 40 milioni di euro e sino a 250 dipendenti.

Fondamentale pertanto è che le aziende che possono beneficiare della proroga al primo luglio sono le piccole e medie aziende, rispetto alla foto della chiusura del 31-12-2020.

Non devono superare i limiti numerici di almeno due dei tre criteri citati. Ci sono più piccole e medie imprese di quello che pensiamo: non conta solo il fatturato, ma anche altri parametri che permetterebbero eventualmente di rientrare nella proroga. Partiamo quindi da un discorso di base perché ci siamo accorti che c’è ancora molta disinformazione, quindi si parte da zero.”

Piattaforma Dimitra, socio sostenitore del Gruppo italiano torrefattori caffè, viene messa in mostra in un video in quanto strumento che dialogherà con il sistema Tresis, dato gratuitamente dall’UE per registrare i dati di importazione.

Quali dati? La legge parla di un certificato verde, di una due diligence che ha un’azienda produttrice di caffè verde che dal 2020 ad oggi tramite una foto di Google earth, può dimostrare che la macchia verde fotografata in passata è stata rispettata e così può importare il caffè lì coltivato. Questo è il regolamento.

Cos’è prima di tutto Dimitra: è una piattaforma che garantisce la corretta importazione dei dati (come le informazioni sul fornitore, preregistrato nel sistema, con un ID aziendale, il paese di importazione, l’ordine d’acquisto o qualsiasi dato per identificare il lotto e la descrizione del prodotto libero; la verifica delle posizioni, la valutazione della deforestazione, la dichiarazione di mitigazione del rischio) e poi si occupa di caricarli direttamente sul sistema informativo dell’UE, dialogando con Tresis.

Si inserisce la dottoressa Francesca Marchi collegata da remoto per conto di Area di ricerca Science Park, ente finanziato dallo Stato che collabora con il Gruppo italiano Torrefattori per capire quali siano le piattaforme performanti, scartandone più del 90% tra quelle già sul mercato: “Abbiamo fatto una prima analisi del regolamento, vedendo cosa richiedesse, ovvero dimostrare, retroattivamente, il fatto che la materia prima importata in Italia provenisse da aree non deforestate dal 2020 ad oggi tramite l’uso di tecnologie satellitari in grado di mappare e fotografare le aree produttive, di tecnologie di blockchain che certifichino tutti i passaggi dalla coltivazione all’import e un confronto tecnico delle diverse piattaforme che offrivano questi servizi.

Abbiamo avviato un tavolo di lavoro all’interno del Gruppo con diversi attori della filiera che hanno condiviso tutti i documenti che giungevano dalla Commissione Europea, da vari stakeholder e associazioni. Ciascuno ha continuato poi a contattare i diversi organi per fare il punto della situazione.

La Commissione Europea non farà passi indietro. A livello italiano ha preposto il Masaf (Ministero dell’agricoltura e della sovranità alimentare) per occuparsi della normativa nazionale e come controllori saranno deputati i carabinieri delle Guardie Forestali.

I quali tuttavia attualmente non sanno ancora le sanzioni da applicare. È ancora un work in progress complesso. Siamo tutt’ora in contatto con tutti gli attori che dovranno applicare la normativa sul territorio nazionale, con l’obiettivo di arrivare alla conformità delle aziende, in primis quelle che sono membri del Gruppo.”

Il 25 ottobre, durante la Trieste Espresso Expo (che si svolgerà dal 24 al 26 ottobre), sarà toccato il tema sia dal punto di vista istituzionale che da quello operativo, in un tavolo di lavoro insieme ai Paesi produttori presenti in Fiera – per controllare il loro stato di avanzamento con la conformità di prodotto – e agli importatori, trader, spedizionieri, torrefattori.

Si discuteranno gli aggiornamenti della normativa, verrà discussa l’opzione di affidarsi a un tecnico per l’uso delle piattaforme e fornire nuove linee guida che facciano un paragone tra i diversi sistemi – quali sono i più facili, i più economici, come producono le due diligence – e proporre eventualmente di acquistare un’unica piattaforma comune per tutti i soci.

Tutto questo processo di valutazione e ricerca, è stata anche l’occasione per il Gruppo italiano torrefattori caffè di entrare in contatto con delle nuove figure di sostegno: presenti al congresso al Mumac, le rappresentanti di uno studio legale dedicato ad offrire sostegno e suggerimenti ai membri dell’Associazione, in materia di normativa EUDR.

Introdotte da Omar Zidarich, sono intervenute gli avvocati Marta Enne e Francesca Gaeta, di SLED, studio legale associato che ha sede a Milano, Roma, Napoli e Siena.

Marta Enne: “Non ci sono ancora delle linee guida. Sicuramente la normativa esiste dal punto di vista legale e presenta molte lacune e diverse contraddizioni sia sugli adempimenti posti a carico degli operatori e commercianti, sia sui rapporti tra i vari soggetti che fanno parte della catena di produzione.

Fatta questa premessa si può affermare che il regolamento prevede delle responsabilità da parte dei grandi e dei piccoli. Ci sono delle esenzioni per ciò che riguarda le piccole e medie imprese (individuate ricordiamo secondo la normativa europea e non italiana, per cui si deve fare attenzione anche nella valutazione personale della propria azienda per rientrare nella giusta categoria).

Le esenzioni per i piccoli: questi non saranno chiamati ad eseguire tutte le attività per portare a termine la dovuta diligenza. La normativa però afferma che, in ogni caso, la piccola e media impresa è comunque tenuta alla sorveglianza e a fornire l’informativa e l’informazione su chi ha fornito i dati di due diligence eseguite.

Dovrà comunque avere un occhio di riguardo e strutturare dal punto di vista legale, dei processi che in caso di controllo dimostrino effettivamente che sono stati raccolti i dati informativi e sono state fatte le opportune valutazioni.

Non basta quindi per il piccolo ricevere il codice, il numero restituito dal sistema di due diligence eseguita da chi ha importato o da chi è onerato dell’adempimento secondo regolamento: anche il piccolo dovrà rispondere della responsabilità.

È previsto anche che se si delega a terzi (come una società di consulenza o se si appaltano le attività di due diligence) la responsabilità dell’imprenditore comunque non verrà mai meno. L’attività del consulente, con tutte le riserve e postille possibili poste nel contratto, non lascia indenni da responsabilità.

Il nostro compito è analizzare la norma, capire le richieste, trovare una soluzione operativa che risponda alle esigenze di chi ci ha conferito l’incarico, ma dal punto di vista normativo. Stiamo attualmente (nel settore della gomma e del cacao) sostenendo i clienti su un terreno senza certezze, a strutturare una procedura che sia adeguata e miri alla conformità.

Una soluzione che non si può offrire oggi operativamente ed economicamente, perché le incertezze sono tante. Gli unici punti saldi sono innanzitutto l’entrata in vigore (dal primo gennaio o dal primo luglio 2025 a seconda della dimensione dell’azienda) la responsabilità, le sanzioni e i controlli.

I carabinieri della forestale navigheranno per primi inizialmente al buio: ma farsi trovare preparati, in seguito a un processo interno che ha portato a una struttura di garanzia, può aiutare ad andare esenti da sanzione. Questo vuol dire non solo affidarsi ad un sistema informatico (che valuta il rischio e fornisce una prima luce, verde, gialla, rossa) ma anche strutturarsi per attenuare il rischio, per acquisire le informazioni necessarie e che non vengono inserite nel sistema ma richieste dai controlli. “

Francesca Gaeta continua: “Come strutturare quindi, dal punto di vista operativo che si bilanci con i costi d’impresa. Stiamo tentando di capire come il sistema informativo si coordinerà con le disposizioni da regolamento.

C’è qualche discrasia: ciò che viene previsto come modalità di compilazione sono più agevoli, ma la filiera è vasta e si snoda in tanti attori. Come quindi si atteggerà il sistema informativo rispetto a chi trasforma il prodotto.

Su come andrà compilata la due diligence? Ci sono dei punti bui: l’operatore finale seppur non chiamato a fare direttamente la due diligence, avrà l’onere di garantirsi un pacchetto di informazioni da tutta la filiera.

Se pensiamo a chi prepara le miscele, dovrà garantire di avere effettivamente non solo il riferimento di due diligence sul singolo lotto, ma che questo abbia viaggiato separato da un lotto non conforme. Un altro aspetto importante: l’interscambio tra il sistema informativo europeo con quello doganale.

Sappiamo che di recente il sistema di interscambio doganale europeo è entrato in vigore, che permetterà uno scambio tra tutte le dogane dei Paesi aderenti, che non potrà sdoganare il prodotto in libera emissione sul mercato, senza avere il riferimento di due diligence.

Certo è che il regolamento dice che salvo che ciò non comprometta la produzione del prodotto specifico, l’ente anteposto al controllo arriverà senza essere preannunciato.

Teniamo in considerazione infine che non ci saranno solo le sanzioni finali (le famose di applicazione di percentuale al fatturato) ma anche quelle provvisorie: in caso di promiscuità in fase di accertamento, la merce potrebbe essere sospesa nella sua immissione sul mercato. A livello di abbattimento di responsabilità e adempimenti contrattuali, le cose cambiano a catena: ci sarà un sistema di responsabilità di tipo privatistico contrattuale.

La raccolta di informazioni e la loro archiviazione su una piattaforma adeguata, sono però due passaggi essenziali.”

Zidarich riprende la parola: “E’ fondamentale capire che l’acquisto di una piattaforma sarà quindi un modo per unificare il più possibile i nostri soci al controllore. Vorremmo fare tavole rotonde con il legislatore, ovvero il Ministero dell’agricoltura e i carabinieri sezione anti frode, cioè i controllori. Attivamente sono all’opera per organizzare il prossimo evento di Trieste Espresso Expo su queste tematiche.”

E il microfono va ad Alessandro Sietti, responsabile della fiera internazionale (42 Paesi rappresentati, quest’anno con un servizio dedicato a espositori e visitatori per organizzare appuntamenti di business mirati durante la manifestazione, con tutte le categorie merceologiche presenti): “Un evento che si svolgerà in un momento storico complicato.

È un appuntamento dedicato al settore caffeicolo, riprendendo le tematiche dell’EUDR affrontate su due livelli: innanzitutto su un tavolo inaugurale che coinvolgerà le istituzioni che solleciteremo a condividere le informazioni necessarie alle varie categorie, e poi con un approfondimento più tecnico per affrontare la questione in maniera più operativa.

E poi verrà discussa la crescita dei costi della materia prima e di conseguenza, le nuove strategie per il settore. Trieste Espresso si conferma come evento sempre più internazionale dove l’operatore ha bisogno di un confronto diretto con i fornitori, con i clienti, per discutere di queste tematiche.”

Il valore della sostenibilità per Cimbali Group

Andrea Crocilla, Group People & Culture Manager sull’aspetto sociale che l’ESG prevede, le aziende posso dare il proprio contribuito sul tema della responsabilità sociale, attuata internamente ma anche al fine di ‘spronare’ altre realtà aziendali a fare lo stesso: “Cosa ha fatto il Gruppo in tema di sostenibilità?

Ricordiamo innanzitutto che non siamo una società quotata, lavoriamo per anticipare rispetto agli obblighi di rendicontazione che i temi di sostenibilità avranno in base alle direttive europee. Tutte le diverse azioni di miglioramento continuo sul tema parità di genere, ad esempio, sono inserite all’interno di un piano triennale strategico, sono volontarie e il Gruppo si è imposto per misurarsi e farsi misurare (attraverso degli audit annuali) al fine di stabilire parametri oggettivi di cosa si sta facendo bene o meno bene e poter migliorare.

Alcuni dati che raccontano come sta l’azienda rispetto al 2022 e che sono di partenza per migliorare nel corso del prossimo triennio. Cito due dati: 823 dipendenti totali del gruppo di cui il 29% è composto da donne.

Su questo aspetto è significativa la certificazione UNI/PdR 125:2022 sulla parità di genere che consente di misurare il Gruppo e il suo organico anno su anno per i prossimi tre anni. Con una storia di 112 anni, siamo in grado di affrontare queste tematiche con grande coerenza. Abbiamo ottenuto l’80% su 100% del risultato di certificazione, quella più alta.

Testimonianza del fatto che questo traguardo non è frutto soltanto degli ultimi due anni necessari per conseguire la certificazione, ma è il risultato di un percorso più lungo. Ora la responsabilità è di mantenerla ogni anno, quando verremo valutati per confermare coerenza e miglioramento continuo. È un investimento economico, un punto di partenza e non di arrivo, facendo parlare le nostre persone e creando valore aggiunto.”

Claudio Torresan, Sales Director Italy Cimbali Group: “Prodotti meno energivori e ottimizzati in termini di life cycle assessment, con una valutazione del prodotto nella sua intera vita. Partendo da che percentuale di materia prima riciclata viene utilizzata, dai consumi, a quanto può essere riciclato.

Questa è una valutazione fatta sulla gamma attualmente disponibile che è stata la base per lo sviluppo dei nuovi lanci fatti ad Host 2023. Un altro obiettivo a cui mira Cimbali Group è quello di incentivare la decarbonizzazione dell’intera azienda.

Questa operazione punta a coinvolgere tutti gli aspetti aziendali: dai tragitti dei dipendenti alle emissioni delle attività manifatturiere, sino alla produzione.

L’impegno verso la sostenibilità è un percorso che l’azienda ha intrapreso formalmente da più di tre anni attraverso e che ora arriva ad una tappa molto importante: il report sulla sostenibilità 2023 che verrà presentato a breve e che vuole essere espressione della responsabilità verso la trasparenza e il miglioramento delle performance ambientali, sociali e di governance (ESG) e del percorso di allineamento alle richieste della Corporate Sustainability Reporting Directive (CSRD).”

Vantaggi della sostenibilità e della società benefit.

Riprende il discorso Omar Zidarich: “Tutti i torrefattori fanno già sostenibilità senza saperlo. E farlo ha dei vantaggi. E come Associazione dobbiamo aiutare i nostri soci a capire il valore di quello che stanno già facendo.”

E continua Luigi Morello, in qualità di Presidente IEI: “Anche per noi la sostenibilità, non è un punto di arrivo ma quello di partenza.

Si tratta di un percorso in cui la cosa più importante è misurarsi e darsi degli obiettivi raggiungibili. Non dev’essere un’operazione di marketing, ma una serie di piccole azioni che tutti insieme compiamo. Il nostro settore è più virtuoso di quello che si racconta ed infatti tutte le società hanno già in atto una serie di attività che spesso non comunicano neppure.

Nel 2018, con l’idea di dare una svolta, abbiamo cambiato forma giuridica e siamo diventati una S.R.L.

Benefit dove ogni socio è direttamente coinvolto in diverse attività. Cosa vuol dire? Che siamo una società di lucro che fa profitto, che oltre agli impegni più classici ed economici, si assume anche quelli di compiere qualcosa a tutela dell’ambiente e poi lo dichiara, lo certifica, perché esiste un obbligo legale per dimostrarlo.

Per lo IEI tutto questo si traduce nella formazione e nel racconto di tutto ciò che fa il nostro settore tramite i soci sul piano della sostenibilità, ottenendo una rendicontazione strutturata delle iniziative: misurarsi quindi è il primo step.

Poi bisogna restare coerenti, monitorandosi continuamente e migliorandosi.

Un altro punto su cui far chiarezza: quando si parla di sostenibilità si sente parlare spesso di B Corp, un’ulteriore certificazione rilasciata da un ente benefico. Ogni azione corrisponde a un punteggio, che se viene superato può portare a richiedere la certificazione. All’interno di IEI c’è una società B Corp che è Costadoro di Torino.

La differenza tra società Benefit e B Corp sta in questo: non è necessario essere una per essere anche l’altra. Benefit acquista però dieci punti in ranking se si trasforma B.Corp e avviene quindi un cambio di forma giuridica.

Ci muoviamo su tre pilastri: ambientale, sociale, governance. E su questi possiamo fare una fotografia dei nostri soci: per quanto riguarda il sociale, siamo molto virtuosi, sull’ambientale lo siamo abbastanza, mentre spesso è proprio la parte di governance la più difficile. Bisogna quindi strutturare un sistema di misurazione di attività: il punto focale per il nostro settore è di rafforzare questo terzo pilastro.

Cosa abbiamo fatto come IEI? Ci diamo dati degli obiettivi, dei propositi: la partnership con le altre associazioni di settore e fare rete, la formazione su tutti i livelli.

A luglio abbiamo svolto una survey interna per misurarci e abbiamo notato come in questo periodo abbiamo migliorato in termini di percentuali: il 90% delle imprese prendono parte ad attività benefiche anche sul territorio. Mentre sulla formazione, l’IEI soltanto quest’anno ha certificato più di mille operatori.

Un focus poi sui consumatori: attraverso una ricerca commissionata all’Università Cattolica di Piacenza e con il supporto di GFK, è stato evidenziato un paradosso. Più del 60% degli intervistati sono favorevoli alla sostenibilità, ma solo 35% si è dichiarato pronto a spendere di più per essa.

Il messaggio da cogliere è che dobbiamo comunicare meglio tutte le attività che già vengono svolte. Lancio un invito a tutti noi che rappresentiamo le associazioni: raccontiamo insieme che il settore del caffè che viene demonizzato sull’impatto di una tazzina, è per contro virtuoso. La filiera è lunga, iniziamo a raccontare la parte che ci compete. Possiamo agire molto sul campo che governiamo e possiamo raccontarlo.”

Ha partecipato da remoto anche Marino Petronio, presidente del Consorzio delle Tre Venezie, annunciando l’iscrizione al Mepa, che darà così la possibilità di accedere a diverse sovvenzioni, contributi statali da parte della pubblica amministrazione per sostenere manifestazioni più ampie.

All’appello non sono mancati neppure il precedente Presidente di Assocaffè Trieste e del Consorzio Promozione Caffè, rispettivamente, Fabrizio Polojaz, Michele Monzini e infine il Conte Caballini di Sassoferrato del Comitato per il riconoscimento dell’espresso italiano.

A conclusione di questa panoramica e approfondimento per fare chiarezza nel mare incerto dell’EUDR, un salto nella storia della macchina professionale per il caffè espresso: al MUMAC, un bel giro per esplorare l’evoluzione passata, presente e futuro, attraverso i diversi modelli in esposizione.

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