MILANO – Mercato bearish anche per i robusta. I prezzi del Liffe hanno toccato venerdì scorso i minimi degli ultimi 3 anni (più precisamente il livello più basso dall’8 ottobre 2010) recuperando solo parzialmente nella prima seduta della settimana, per effetto degli aggiustamenti di fine mese e fine trimestre.
Non ha inciso più di tanto nemmeno l’allarme meteo in Vietnam per l’arrivo del ciclone Wutip, il peggiore dell’anno, che ha raggiunto lunedì le coste settentrionali.
Il governo di Hanoi ha evacuato oltre 100mila abitanti e chiuso le scuole.
Non dovrebbero esserci rischi significativi per le principali zone di produzione del caffè, perlomeno stando ai primi bilanci.
Wutip ha colpito infatti soprattutto le aree del nord e avrebbe interessato meno direttamente i territori degli altipiani centrali, dove si concentrano le colture dei robusta.
Qualche timore invece per le regioni settentrionali dove vengono coltivati gli arabica, in particolare per la provincia di Quang Tri.
I meteorologi temono che le forti precipitazioni possano causare gravi smottamenti, soprattutto nelle aree montuose più interne, al confine con il Laos.
Tornando al Liffe, l’andamento attuale dei prezzi riflette un sentiment prevalentemente ribassista a fronte di un raccolto vietnamita, ormai imminente, che molti prevedono da record.
La media delle risposte di un sondaggio compiuto lo scorso mese da Bloomberg ha dato infatti, per quanto riguarda il raccolto 2013/14, il dato senza precedenti di 1,7 milioni di tonn, pari a circa 28,3 milioni di sacchi, in crescita del 17% sull’anno precedente.
I più ottimisti – come, ad esempio, Volcafé – prevedono addirittura un raccolto attorno ai 30 milioni di sacchi.
Sul mercato fisico, si osserva una situazione interlocutoria, con tutti i principali player, che limitano gli acquisti al minimo in attesa del nuovo raccolto vietnamita.
Stando a quanto riferito dai media locali, le operazioni di raccolta e prima lavorazione in Vietnam sono iniziate prima del consueto e la commercializzazione del nuovo raccolto potrebbe iniziare già a metà ottobre, in anticipo di circa un mese rispetto ai tempi usuali.
Rimane da vedere però chi sarà disposto a vendere ai prezzi attuali, che non superano i 37mila dong/kg.
A giudizio dei trader, i produttori più piccoli venderanno lo stretto indispensabile per coprire le spese, mentre tutti gli altri terranno l’intero raccolto in magazzino, in attesa che i prezzi risalgano perlomeno sopra la soglia dei 40mila dong.
Per completare il quadro ricordiamo le cospicue scorte di riporto dal raccolto precedente, stimate dal commercio in almeno 140-150 mila tonn contro 130mila a inizio 2012/13.
Sul comparto vietnamita grava intanto il problema delle falle nel sistema dei rimborsi iva sul caffè esportato.
Il regime attuale, secondo gli operatori, penalizza chi rispetta le regole e avrebbe offerto il destro a sofisticati sistemi di elusione.
A detta della maggioranza degli esportatori, la situazione “ha superato ogni limite”.
Molte aziende rischiano di chiudere non per mancanza di credito o liquidità, bensì a causa del degrado del settore causato dalle pratiche illegali.
Di qui il grido d’allarme e di denuncia lanciato nel corso di una conferenza organizzata la scorsa settimana a Ho Chi Minh City dall’Associazione vietnamita del caffè e del cacao (Vicofa), durante la quale si è deciso di rivolgere un appello al ministero delle finanze, affinché l’imposta (sull’export del caffè grava l’aliquota del 5%) venga sospesa per un anno a partire da novembre.
Vicofa ha inoltre sollecitato il finanziamento di un piano di ritenzione a sostegno dei prezzi, che sottragga temporaneamente dal mercato tra le 200 e le 300 mila tonn di caffè.
Da ricordare, in conclusione, una dichiarazione diffusa la settimana scorsa dall’Ico a firma della delegazione vietnamita.
Il documento è stato redatto per rispondere ad alcune affermazioni fatte dagli specialisti dell’organizzazione inter governativa di ricerca londinese Cabi International in una presentazione tenuta durante i lavori della 111a sessione del Consiglio internazionale del caffè.
Nel riaffermare l’impegno del governo di Hanoi a favore di una maggiore sostenibilità del settore del caffè (collaborando attivamente con le sigle del commercio equosolidale e sostenibile), del miglioramento degli standard qualitativi e del rinnovo delle colture, la dichiarazione puntualizza i gravi problemi stutturali che il comparto vietnamita si trova attualmente ad affrontare, acuiti dall’aumento generalizzato dei costi di produzione.
Sottolinea inoltre come il Vietnam sia uno dei 10 paesi maggiormente colpiti dalle conseguenze del climate change, che negli ultimi due anni ha causato andamenti climatici anomali, con piogge premature e prolungata siccità.
Conferma infine la stima di agosto, che prevede per il prossimo raccolto un ulteriore calo produttivo del 15% confutando dunque le cifre del commercio sopra riportate.
Per la cronaca, anche il servizio estero del minagricoltura americano (Usda) prevede, per l’annata appena iniziata, un ulteriore (seppur lieve) calo produttivo.
Nella circolare semestrale diffusa a giugno, il dicastero di Washington stima il raccolto vietnamita 2013/14 in 24,8 milioni di sacchi, in flessione dello 0,6% sull’annata trascorsa.