lunedì 23 Dicembre 2024
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LOCALI DI SUCCESSO – Libreria, staff di 30enni e social: il Caffè storico di Trieste torna di moda

Il Corriere della Sera racconta come Alexandros Delithanassis, oggi 35 anni, ha presentato il suo progetto ai proprietari del Caffè. Idea vincente: oggi fatturato vicino al milione di euro e mille visitatori al giorno

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di Greta Sclaunich*
Un luogo dove si sta in pace, si legge, si scrive, si chiacchiera, si presentano libri». Il 29 maggio 2013 Claudio Magris, dalle colonne del Corriere della Sera, descriveva così il caffè San Marco, uno dei principali caffè storici di Trieste con 100 anni di attività alle spalle.

Inaugurato nel 1914, quando Trieste era ancora il terzo centro dell’Impero austroungarico dopo Vienna e Praga, è stato di volta in volta salotto culturale, raduno di irredentisti, circolo letterario per scrittori come Italo Svevo, Umberto Saba, James Joyce.

Un «cuore della città», come lo definisce Magris. Che un anno e mezzo fa con il suo articolo lanciava un appello alle Assicurazioni Generali, proprietarie del caffè, a non abbandonarlo: il locale rischiava la chiusura dopo la morte del titolare Franco Filippi, a fine 2012, e la decisione di moglie e figlia di non rilevare l’attività.

A decidere di rilevarla, qualche mese dopo, è stato invece un trentenne triestino che lavorava in una vicina libreria.
La genesi di una buona idea
Alexandros Delithanassis, oggi 35 anni, ha presentato alle Generali il progetto per un Caffè San Marco rimesso a nuovo. Con una libreria di opere di autori triestini, saggi di storia e filosofia. Con un ristorante con piatti che prendono spunto dalle specialità delle diverse comunità di Trieste, da quella greca (della quale fa parte anche Delithanassis) a quella ebraica, passando per quelle slave e istriane.

Con una propria miscela di caffè, prodotta apposta per il locale. Grazie a questi spunti il progetto è piaciuto più degli altri in lizza (si era parlato anche di trasformarlo in discoteca o libreria) e nel novembre 2013 il caffè ha riaperto i battenti dopo circa cinque mesi di stop.

Nel frattempo il gestore aveva già pensato a nuove idee da sviluppare: piccole mostre di artisti locali, incontri con l’autore, degustazioni di vino, concerti jazz. E ancora wifi gratuito, pagine fan su Facebook e Instagram per pubblicizzare il locale e gli eventi, una pubblicazione settimanale sul modello dei quotidiani d’antan con eventi e consigli sull’offerta culturale della città.

«Il nostro resta un caffè storico, ma 2.0», spiega Delithanassis, accucciato ad armeggiare con lo scarico di un rubinetto che perde dietro il bancone. Si definisce ridendo «el paron» (il padrone in triestino) del locale, ma da gran parte dei suoi dipendenti è separato solo da un manciata di anni: i più giovani dello staff, che conta circa 17 persone, sono del 1992.

«Siamo tutti nuovi del mestiere, a parte il cuoco e la pasticciera. Lo stiamo imparando insieme giorno dopo giorno – racconta il gestore – Non abbiamo neanche fatto l’inaugurazione: un giorno abbiamo deciso di alzare la serranda e vedere che succedeva. A fine giornata abbiamo fatto due conti e ci siamo resi conto che ormai eravamo in pista e dovevamo ballare. Ma il primo mese ero terrorizzato».

Intellettuali e non solo
Gestire un caffè storico, infatti, non è semplice. I margini di cambiamento sono minimi: tutti gli oggetti, dai tavolini in marmo ai dipinti tondi appesi alle pareti, sono vincolati alla Sovrintendenza ai beni culturali. Non si può spostare o cambiare nulla.

Ma due piccole modifiche Delithanassis le ha fatte, e sono bastate a dare un piglio diverso al locale: ha ampliato l’illuminazione accendendo tutti i lampioni delle pareti e ha eliminato le tende alle finestre. Alla fine del primo anno, i conti gli danno ragione: il fatturato si avvicina al milione di euro, ogni giorno nel locale si fermano dalle 600 alle mille persone. Per il resto, il caffè san Marco è rimasto sempre lo stesso. Anche se dall’inaugurazione ad oggi sono passati esattamente 100 anni e si sono alternate diverse gestioni.

Pure i clienti «tipici» sono sempre gli stessi: ci sono le signore anziane che arrivano al mattino per bere un caffè in compagnia, gli studenti delle superiori che vengono per passare il tempo quando marinano la scuola, gli universitari che passano le ore studiando tra un esame e l’altro. E poi intellettuali, come Magris e lo scrittore Boris Pahor, e politici.

Senza dimenticare i turisti: «Il caffè sta su tutte le guide di Trieste e vengono persone da tutto il mondo. L’estate scorsa, per esempio, sono arrivati tantissimi olandesi: quando abbiamo chiesto loro perché nei Paesi Bassi il caffè fosse così noto abbiamo scoperto che la scena finale di uno dei best seller dell’anno era ambientata proprio qui», racconta il gestore. I prossimi obiettivi? Una collana di libri dedicata al locale e la commercializzazione in tutto il mondo della miscela «Caffè San Marco».

«E pensare che ho presentato il progetto alle Generali solo per provare, dando per scontato che non avrebbero certo scelto quello di un giovane come me», sorride Delithanassis.

 

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