MILANO – Condividiamo la lettera aperta a tutti gli amanti del caffè espresso italiano tradizionale del Conte Caballini di Sassoferrato, presidente del Comitato di tutela del caffè espresso italiano tradizionale Cteit. Un invito ai coffeelovers di rimanere uniti attorno a questo rito che ora è stato ufficialmente candidato per il riconoscimento come patrimonio immateriale all’Unesco, dopo il via libera da parte del ministro del Ministero dell’Agricoltura, il triestino Stefano Patuanelli.
Il Conte scrive alla comunità di sostenitori
Mi rivolgo a tutti gli estimatori, amanti e fruitori del caffè espresso italiano.
Il caffè espresso è uno dei simboli che il mondo intero ci riconosce, appartiene all’Italia per tradizione oramai ultracentenaria.
Il nostro Paese ha via via sviluppato i metodi di produzione, ha inventato attrezzature sempre più adatte e sofisticate, l’espresso è diventato “Rito ed arte” tutto italiano, sia come metodo di estrazione del prodotto che come simbolo di amicizia e rapporti tra le persone appartenenti ad ogni ceto sociale.
Il rito (arte) del caffè espresso italiano è stato trasmesso qualche giorno fa dal ministero delle politiche agricole e alimentari e forestali alla Commissione nazionale italiana per l’Unesco.
Nel dossier relativo alla nostra proposta di candidatura sono state valorizzate ed evidenziate le specificità regionali che, pure nelle unicità del processo, caratterizzano l’espresso.
Al dossier sono state, tra l’altro, anche allegate 11 foto che rappresentano in modo emblematico alcuni famosi fruitori del caffè e dei locali storici.
In particolare le foto rappresentano:
1) Sophia Loren mentre degusta un espresso;
2) Roberto Benigni seduto ad un tavolo con una sigaretta in bocca ed un espresso al tavolo;
3) il Presidente Napolitano al Caffè Gambrinus di Napoli;
4) Ernest Hemingway al Caffè Florian di Venezia;
5) il Bar Centrale di Trieste;
6) un cameriere al Caffè Florian di Venezia (anno 1720);
7) il Caffè Pedrocchi di Padova (anno 1772);
8) il Caffè Baratti & Milano di Torino (anno 1858);
9) il Caffè Gambrinus di Napoli (anno 1860);
10) l’Antico caffè greco di Roma (anno 1760);
11) un cartello che avvisa che al Bar Diaz di Napoli “c’è un caffè sospeso”.
Desidero rivolgermi anche a coloro che hanno presentato, successivamente alla nostra, la proposta di candidatura della cultura del caffè napoletano ed alla delusione espressa in una loro nota regionale.
Il rito (arte) del caffè espresso italiano appartiene a tutta l’Italia ed anche le importanti specificità regionali verranno maggiormente valorizzate e riconosciute dal mondo intero.
Nel nostro dossier, Napoli ed il caffè sospeso sono stati ampiamente valorizzati, così come il caffè delle altre regioni italiane.
Insieme raggiungeremo importanti e più elevati traguardi.
W l’Italia!
W il rito (arte) del caffè espresso italiano tradizionale!
Ad Maiora semper.
Giorgio Caballini
Presidente C.T.C.E.I.T.