domenica 22 Dicembre 2024
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Lelit macchine espresso, 39 mil di ricavi, acquisita per 113 milioni dall’australiana Breville, vendite 1 miliardo

L’operazione è confermata da Marco Gafforini, manager bresciano che da dieci anni segue l’azienda della Franciacorta: sulla sua pagina Facebook l’ha definita «straordinaria. L’abbiamo costruita nel tempo spiega -, portando Lelit a crescere nei fatturati: dal 2019 ad oggi è passata da 13 a 39 milioni di euro, sviluppando un’organizzazione fatta di persone giovani, competenti e motivate e diventando un’attrattiva agli occhi di molti»

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MILANO – Continua la campagna acquisti nel settore del caffè espresso italiano tradizionale. Adesso tocca al produttore di macchine per il caffè familiari ma di alta gamma Lelit, acquistata dal colosso australiano Breville. Così, dopo alcune importanti operazioni d’acquisizione che hanno avuto come protagoniste diverse torrefazioni italiane, Caffè Vergnano, Ekaf, Caffè Molinari, Caffè Corsini, Caffè Bonomi e Mokasirs, adesso sembra esser arrivato il turno delle aziende produttrici di macchine. E di nuovo è un gruppo straniero a far proprio un marchio italiano.

Si tratta della bresciana Gemme Italian Producers srl di Castegnato, azienda titolare del marchio Lelit, che ha attirato l’attenzione della multinazionale australiana Breville Group.

L’operazione è stata portata a termine per un valore di 113 milioni di euro, una parte dei quali in contanti e un’altra in azioni.

Il gruppo straniero acquirente, che è quotato in Borsa a Sidney, aiuterà la crescita futura dell’impresa italiana, per la quale inizia adesso un nuovo capitolo annunciato nelle scorse ore anche sulla pagina Facebook dell’azienda.

Leggiamo l’articolo di Cinzia Reboni apparso sul quotidiano di Brescia, Bresciaoggi.

CASTEGNATO (Brescia) – L’operazione è stata annunciata dal manager Marco Gafforini, che sulla sua pagina Facebook l’ha definita «straordinaria. L’abbiamo costruita nel tempo spiega -, portando Lelit a crescere nei fatturati: dal 2019 ad oggi è passata da 13 a 39 milioni di euro, sviluppando un’organizzazione fatta di persone giovani, competenti e motivate e diventando un’attrattiva agli occhi di molti».

La scelta di Breville

«è stata facilissima – aggiunge Gafforini -: è un’azienda di dimensioni importanti, ma molto dinamica, con una cultura incredibilmente molto vicina alla nostra».

Dopo mesi di preparativi e negoziazioni, la scorsa settimana a Sidney l’accordo è stato messo nero su bianco.

«Una firma che cambierà la storia di Lelit e ci consentirà di far crescere ulteriormente il brand, l’azienda e le persone che ci lavorano», sottolinea il manager bresciano.

La storia della Gemme Italian Producers (oggi conta circa 200 addetti) inizia nel 1986 a San Vigilio di Concesio (Brescia) con una piccola produzione di ferri da stiro a vapore

Nel 1992 viene attuata una fondamentale diversificazione dell’attività, introducendo
la progettazione e la produzione di macchine da caffè espresso per uso domestico e professionale.

Oggi l’azienda – guidata dai fratelli Emanuele, Giorgio e Mauro Epis – è presente con le macchine da caffè semi-professionali in quasi tutto il mondo, grazie anche all’avvento del commercio digitale.

In particolare le vendite online di Amazon, dove Lelit ha una serie di sue pagine, che hanno rappresentato per il costruttore bresciano di macchine un successo commerciale enorme, anche di popolarità. Pur conservando l’alta qualità del prodotto.

Nonostante le dimensioni notevoli del proprio giro d’affari, la produzione della Lelit viene realizzata ancora nella sede di Viale del Lavoro a Castegnato, da dove ogni anno escono circa 30 mila ferri da stiro e più di 50 mila macchine da caffè.

I punti di forza sono rappresentati dalla sinergia tra design e tecnologia, uniti ad un centro di ricerca e sviluppo all’avanguardia.

Negli ultimi anni, l’azienda ha investito quasi 4 milioni di euro per ottimizzare i processi produttivi e aumentare la competitività per il mercato mondiale.

Anche da Breville (business superiore al miliardo di euro) arrivano commenti positivi: «L’acquisizione – sottolinea l’amministratore delegato, Jim Clayton – riunisce le due grandi culture del caffè del mondo: italiana e australiana».

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