MILANO – Leidy Yulieth Arias Aguirre ha 32 anni e ha origini colombiane. Da 7 anni vive in italia insieme al marito italiano e due bimbi, uno di 11 e una di 4 anni.
E’ lei a muoversi in caffetteria con l’aiuto di una dipendente, e il supporto morale della sua famiglia. Come racconta lei stessa la sua impresa: “Ho deciso di avventurarmi nel mondo del caffè dopo aver frequentato dei corsi di caffetteria in Colombia e, dopo aver assaggiato per la prima volta una favolosa varietà Geisha con aromi fruttati e profumi floreali. E’ stato allora che mi sono detta che dovevo far conoscere anche ad altre persone questa meraviglia della natura. Ho pensato che mi sarebbe piaciuto lavorare in questo settore, ma che se dovevo aprire un mio locale sarebbe stato diverso da quelli che normalmente vedevo qui in italia.”
Così è nata la caffetteria torinese di specialty, La Hacienda, di cui lei è titolare.
Leidy, che cosa vi ha spinto ad aprire un locale proprio in un periodo tanto critico per i pubblici esercizi?
“Ho aperto ‘La Hacienda’ nel febbraio del 2019. Sono quasi due anni ormai. Quando ho aperto chiaramente non sapevo esattamente quanto fosse difficile la vita ‘quotidiana’ di una piccola partita iva (di fatto è la mia prima esperienza da esercente). E’ un lavoro impegnativo, pieno di difficoltà, che richiede tanto sudore per portare a casa qualcosa che purtroppo non sempre è commisurato agli sforzi compiuti.
Per fortuna ogni tanto, ci sono anche piccole soddisfazioni soprattutto quando le persone apprezzano il tuo lavoro così come l’idea che ti ha spinto a proporre un certo tipo di prodotto. Ovviamente le difficoltà dovute al periodo che stiamo attraversando in tutto il mondo non le potevo prevedere, ma dobbiamo conviverci e tenere duro.”
Perché una caffetteria specialty? Non è ancora più difficile essendo un mercato più di nicchia?
“Assolutamente sì: è molto difficile proprio perché, specialmente qui in italia, la cultura dei caffè specialty è ancora poco diffusa. Sono però convinta che non si debba lasciare nulla di intentato e che presto anche i più diffidenti si apriranno alle favolose sensazioni olfattive e gustative che un caffè specialty sa regalare. Come accennavo fin dal principio, ho pensato che per tentare la strada della caffetteria era necessario essere proporre qualcosa di assolutamente diverso da quello che normalmente vedevo in giro.”
La scelta di una città come Torino, è stata strategica?
Leidy: “No, in realtà a Torino mi ci sono trovata un po’ ‘per caso’ e poi ci sono rimasta dopo aver messo le basi per la costruzione della mia famiglia con mio marito che è nato e cresciuto qui a Torino.”
Leidy, come intendete convincere il cliente medio italiano a pagare più di un euro il caffè?
“Raccontandogli quanto lavoro ci sia dietro la coltivazione di questo meraviglioso frutto (ho la fortuna di conoscere personalmente i ragazzi che coltivano le varietà del caffè colombiano che importiamo dalla regione da cui provengo) e facendogli fare un viaggio nei sentori e nei sapori che questo sa sprigionare.”
Qual è la vostra missione presente e futura?
Leidy: “Fare capire che il caffè è una bevanda complessa dalle mille sfaccettature e che può regalarti tanti sapori e sentori. Abbiamo tanta voglia di far conoscere la cultura cafetera colombiana e del cafè specialty in genere.”
Il caffè più caro del vostro locale e il più economico
“Il più economico direi l’espresso della miscela classica (80-20 arabica-robusta) di Giuliano Caffè che facciamo pagare 1.10 euro. Mentre il più caro è la varietà specialty bourbon giallo dei ragazzi di Cafe de Mi Pueblo (della regione di risaralda – Colombia, mia regione di nascita) 100% arabica. In espresso lo vendiamo a 4 euro, mentre in filtro arriva con syphon a 10 euro (in questo caso per 2 persone).
Quanto conta il barista dietro al vostro bancone? Che macchine usate?
“Il barista è una componente importante del nostro lavoro. Oltre a saper trattare la materia prima, deve sempre essere ‘presente’ per poter spiegare ai clienti qual è la nostra proposta.
Per l’estrazione del caffè espresso abbiamo una classica macchina Wega, oltre che i più classici strumenti per i caffè in filtro: V60, chemex, clever, syphon, french press. Nonché la cara e nota moka (anche se ad oggi ancora pochi chiedono la moka al bar…).”