MILANO – La perdita di gusto e olfatto è uno dei primi sintomi riscontrati da chi si è ammalato di Covid: sicuramente fastidioso e persistente, rende spiacevole anche uno dei riti più sentiti dagli italiani, ovvero quello della tazzina. Chi ha sofferto di questo disturbo infatti, ha testimoniato come il caffè abbia un odore diverso, simile a quello della benzina. Leggiamo la notizia dall’articolo di Simone Cosimi su esquire.com.
Benzina: l’aroma del caffè quando si ha il Covid
Quali sono gli effetti della Covid-19 sull’olfatto? In particolare, una volta che il senso è tornato a funzionare, funziona davvero e funziona di nuovo a dovere? Il Washington Post riporta il caso di una ex paziente che una volta archiviati febbre e spossatezza pensava di essersi liberata anche dell’anosmia e dell’ageusia, cioè la perdita dell’olfatto e del gusto. Eppure, non tutto è andato come nella maggior parte dei casi. Soprattutto per la prima condizione.
“Pensavo di essermi ripresa” ha spiegato la 35enne Jennifer Spicer, medico specializzato in malattie infettive della Scuola di medicina della Emory University di Atlanta, che è stata contagiata da un paziente. Poi la sorpresa: il bicchiere di vino rosso che si è versata una sera di fine ottobre le ha fatto un effetto particolare: “Sapeva di benzina” ha spiegato la dottoressa. “Intollerabile, del tutto privo di piacevolezza – ha aggiunto al quotidiano statunitense – così ho buttato tutto il vino nel lavandino”. Con ogni probabilità il problema non era il vino ma la Covid-19 e i suoi strascichi sotto il punto di vista del tilt olfattivo che in certi casi determina.
Il caffè che odora di benzina: la parosmia
L’esperienza di Spicer è infatti simile a quella di alcuni altri ex pazienti che stanno recuperando l’olfatto. Si chiama parosmia ed è una distorsione, spesso temporanea, che confonde gli odori. In particolare in modo poco piacevole. Questa alterazione dell’olfatto con false percezioni odorose porta a percepire odori forti e particolarmente sgradevoli (uovo marcio, zolfo, benzina) al posto di altri. In certi casi può indicare la presenza di un tumore temporale che comprime il giro ippocampale, una regione di materia grigia corticale nel telencefalo, che circonda l’ippocampo, parte del sistema limbico coinvolta nella codificazione e nel trattenimento delle memorie. Ma non è il caso dei post-Covid, ovviamente.
“Per certi versi è più debilitante della perdita dell’olfatto spiega Richard Doty, direttore di un centro dedicato all’università della Pennsylvania. In alcuni casi, per esempio quando produce sensazione di odori fecali, può rendere cibo e bevande rivoltanti perché il sapore è collegato a doppio filo all’odore. “Perfino l’acqua può risultare sgradevole”.
La testimone interpellata dal Post spiega per esempio che aglio e cipolla sono intollerabili, la carne sa di marcio e il dentifricio alla menta è così stomachevole da doverne usare uno aromatizzato al chewing-gum. Soprattutto, anche l’odore del caffè è stato sostituito da quello della benzina, come nel caso del vino. Alla parosmia si lega anche un altro fenomeno, noto come pantosmia, in vero molto raro che consiste in allucinazioni olfattive orientate alla percezione di odori peggiori di quelli con cui si è alle prese.
Sono fatti molto frequenti fra chi è uscito dalla Covid-19, anche in base alle condivisioni delle testimonianze sui social network
E per ciascuno le dinamiche sono davvero molto diverse: c’è chi sente continuamente odore di fumo di sigaretta, altri ne vengono assaliti proprio quando utilizzano prodotti per la pulizia e così via. Più o meno, secondo un’indagine lanciata nei mesi scorsi dalla rivista Chemical Senses, il 7% dei 4mila che hanno risposto ha avuto esperienza di una simile distorsione olfattiva.
Secondo gli esperti soffrire di parosmia è un bene perché testimonia che il sistema olfattivo si sta rimettendo in moto, in qualche maniera rigenerando il tessuto olfattivo e imparando di nuovo a gestire e codificare gli stimoli sensoriali in modo corretto. La strada verso il ritorno alla normalità è insomma in corso, per quanto irritante e a volte insopportabile. Per alcuni esperti quella condizione è legata proprio alla rigenerazione dei recettori e dei neuroni olfattivi responsabili dell’olfatto che confondono il cervello con segnali incompleti e hanno bisogno di tempo per ricomporsi e tornare a trasmettere segnali completi. Secondo alcuni, come Donald Leopold dell’università del Vermont, la parosmia somiglia un po’ a suonare il pianoforte senza alcuni tasti: un accordo mutilato quando mancano dei neuroni e quando il tessuto è danneggiato.
Il processo è lungo ma si torna a percepire gli odori
Un modo per velocizzarlo può essere una procedura di addestramento che di solito consiste nell’annusare diverse fragranze come olii essenziali alla rosa, al limone, all’eucalipto e così via per almeno due volte al giorno per intervalli di 10-15 secondi. Non funziona per tutti ma, almeno, non ha effetti collaterali di alcun genere. Altri ancora hanno mangiato ostruendosi le narici per evitare che gli odori distorti influenzassero troppo il gusto. C’è poi chi propone gli smoothie per rendere i pasti un po’ più tollerabili o ricercare cibi diversi dal solito e magari meglio sopportati in quel periodo di ripresa, scoprendo nuovi i piatti o ingredienti se non gradevoli almeno, appunto, tollerabili.