ROMA – Questa volta è toccato ad un ignaro barista. Un bar tabacchi in una Roma caotica, dove il flusso dei turisti, aiuta il lavoro e permette di far guadagnare stipendi a dipendenti.
Persone impegnate nell’attività, uno alla cassa, uno a vendere tabacchi e gratta e vinci, ricariche telefoniche e cartoline, altri due invece al bar a fare caffè, porgere tramezzini, cornetti ed aperitivi. Un paio di tavolini sul marciapiede che consentono una sosta per chi il caffè o il panino vuole mangiarlo seduto.
E’ un classicissimo bar romano, uno dei tanti che sono sparsi in ogni parte della città. I turisti si fermano volentieri, anche i passanti si fermano a comprare le sigarette, poi un caffè e vai.
Prima tappa: la messa in vendita
Così un bar che funziona viene messo sul mercato. La storia è la solita. Si cerca un’agenzia che si occupa di compravendita d’attività, magari legata a qualche marca di caffè, che poi passa la voce ai piazzisti di caffè, chiedendo loro di far girare la voce. Così che la voce giunge all’orecchio di un qualsiasi barista, che arrivato vicino alla cinquantina, si dice “ma devo far caffè sempre per altri, perché non tentare di mettermi in proprio” . Detto fatto.
Inizia il tour della truffa. Il barista è ignaro a cosa va incontro. Così che forte del suo entusiasmo e dei pochi soldi che aveva messo da parte, va a vedere il suo futuro. Sente che forse è la volta buona e che forse potrà avere un bar tutto suo. Solite accoglienze “fai l’affare della tua vita” e via con altri argomenti, che possono influenzare la scelta.
L’ignaro barista, però vuole vederci chiaro e affianca i baristi dipendenti per verificare con i suoi occhi se quello che gli avevano detto era vero. Vero che gli hanno detto che il bar funziona ed incassa, ma il barista, che deve mettere sul piatto, i soldi racimolati con tanti anni di lavoro, vuole certezze. Lui ha fatto sempre caffè. Vuole solo accertarsi che se gli hanno detto che incassavano un tot di soldi, fosse vero.
Così la mattina anziché andare al bar dove era ancora dipendente, si prende una pausa e va a lavorare invece nel bar che forse un domani sarà suo. Tutto torna. I clienti arrivano, si vendono i caffè ed i tramezzini e pure i biglietti del tram, le sigarette, i panini, i clienti occupano pure i tavolini fuori. Tutto vero. Così l’ignaro barista si mette d’accordo e stabiliscono come fare e cosa fare.
Seconda tappa: l’acquisto del bar
Il primo tempo del film finisce che l’ignaro barista acquista il ramo d’azienda. L’hanno convinto. Cioè ha rilevato il bar. E’ rimasto in capo alla proprietà che ha ceduto il ramo d’azienda, il tabacchino, la rivendita di tutte le altre cose di cui ogni cliente va ghiotto: gratta e vinci, giochi, ricariche telefoniche, cartoline etc.
Terza tappa: arrivano i guai
Il secondo tempo del film, dopo che l’ignaro ha sborsato tanti soldi, inizia male. Pian piano, il tabacchi e le altre attività muoiono. Cioè appena ceduto il bar all’ignaro barista, escono i cadaveri dall’armadio. S’inizia con un black out della luce, cioè non avevano pagato la bolletta e pian piano si scopre che erano pieni di debiti, non pagavano nessuno e volevano incassare un po’ di soldi, con la solita truffa.
Sempre meglio tutelarsi e rivolgersi prima ad un avvocato
Ti faccio vedere che è bello, tu lo compri, poi alzo il coperchio della pentola e arrivano i guai. Ora l’ignaro barista, che fa? E tu cosa avresti fatto. E come ti saresti dovuto tutelare? Vai da un avvocato prima anziché dopo. Il “fai da te” comporta rischi che talvolta, ci complicano la vita.