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lunedì 04 Novembre 2024
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Le macchine espresso, un fiore all’occhiello della produzione made in Italy

Un comparto industriale che conta 34 aziende, 1.250 addetti e un fatturato complessivo annuo di 430 milioni di euro, conseguito per il 75% sui mercati esteri.

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MILANO – Secondo gli ultimi dati Ucimac/Anima (Federazione delle associazioni nazionali dell’industria meccanica varia ed affine) le macchine per il caffè sono esportate in tutto il mondo.

Si tratta di 34 industrie, che danno lavoro in Italia a 1.250 persone e fatturano oltre 430 milioni di euro. Con il 75% del fatturato realizzato nei mercati esteri, dove regnano incontrastate nel segmento delle macchine tradizionali per bar e Horeca. La sigla che identifica hotel, ristoranti e bar.

Nel mondo le macchine del caffè parlano italiano. Le esportazioni sono cresciute del +9,9% nel 2015 (ultimi dati Ucimac): E il preconsuntivo parla di un’ulteriore crescita del +1,9 nel 2016.

Le mete principali? Soprattutto l’area europea, con Regno Unito e Germania in testa; ma si registra anche una significativa crescita verso i Paesi dell’area asiatica, come Corea del Sud, Cina e Giappone.

E c’è perfino un museo dedicato

Le aziende del settore, d’altronde, rappresentano un’eccellenza a livello mondiale. Basta fare qualche nome per rendersene conto.

Bialetti, ad esempio: la storica azienda dell’omino con i baffi è oggi parte del gruppo Bialetti Industrie, con quartier generale a Coccaglio, in provincia di Brescia, leader nella produzione e commercializzazione di prodotti per la casa.

Il gruppo, trascinato dalla vendita di caffettiere tradizionali, caffettiere elettriche e macchine elettriche per il caffè espresso, ha fatturato nel 2016 172 milioni di euro, con un aumento di oltre il 6% rispetto all’anno precedente (122 milioni in Italia, il resto tra Europa e resto del mondo) e 20 milioni di Ebitda.

Bialetti è il brand leader nel mercato domestico insieme a De’ Longhi, che detiene il 34% del mercato mondiale degli “espresso coffee maker”, da cui provengono circa 720 milioni di euro di ricavi.

Gaggio Montano capitale della macchinetta

In molti amano prendere il caffè a casa, a colazione o dopo pranzo.

Ma sono tantissimi anche quelli che non sanno rinunciare al rito di sorseggiare una tazzina al bar. In questo caso, ci sono buone probabilità che l’espresso sia stato prodotto da una macchina La Cimbali prodotta da Gruppo Cimbali cui fa capo anche un altro storico marchio, Faema. Una storia iniziata nel 1912 che oggi coinvolge 660 dipendenti e fattura 159 milioni di euro. Sempre in crescita.

Queste macchine professionali tradizionali per caffè espresso si trovano infatti nel 25% dei bar mondiali. È un successo tale da spingere l’azienda a fondare il Mumac (FOTO), il primo museo interamente dedicato alle macchine per caffè professionali che ha sede a Binasco, in provincia di Milano, dove si trova anche il quartier generale dell’azienda.

Un altro marchio molto conosciuto è Saeco che anni fa ha acquistato anche un altro noto brand delle macchine da espresso, Gaggia. Fondata nel 1891 a Gaggio Montano, sull’Appennino Bolognese, l’azienda entra a far parte del Gruppo Philips nel 2009.

Da quest’anno, l’azienda è stata rilevata dalla holding italiana N&W Global Vending. Si tratta del colosso mondiale nel mercato dei distributori automatici per bevande e snack con circa 1.400 dipendenti.

Proprio a Gaggio Montano, a due passi dallo storico stabilimento Saeco, è nata 13 anni fa Caffitaly. In Italia il principale concorrente di Nestlé (Nespresso) nel mercato del caffè in capsule. Le macchine e capsule prodotte a Gaggio sono esportate in 70 Paesi del mondo. E il fatturato 2015 è salito a 141 milioni di euro. L’utile netto è di 5 milioni. E la quota dell’export è arrivata all’80%. Grazie al lavoro di 350 dipendenti tra Gaggio e il sito di Rozzano (Milano) dove un team di 25 camici bianchi dedicati alla ricerca e sviluppo.

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