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sabato 02 Novembre 2024
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“Le guide gastronomiche? Per Gambrinus e Sorbillo vanno riscritte : non dicono la verità”

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MILANO – Estate tempo di vacanze e di turismo gastronomico: le guide sono uno strumento fondamentale anche per il turista che è sempre più anche gastronomico alla ricerca di esperienze uniche in luoghi iconici. Ma c’è da fidarsi di ciò che dicono i testi sacri. E gli indirizzi più famosi indicati dalle guide sono veramente all’altezza della loro fama? Non sempre, a giudicare da questo contributo, pubblicato su Sensory News, la newsletter del Centro Studi Assaggiatori. A firmarlo, Luigi Odello – presidente di Iiac (Istituto Internazionale Assaggiatori Caffè) – un esperto di analisi sensoriale internazionalmente noto.

di Luigi Odello

Ci troviamo davanti a un cancello chiuso alla 18.55 in via dei Tribunali 38, a Napoli. Dietro di noi si forma veloce una fila di una decina di persone, tutte animate dall’intenzione di entrare. Dentro al locale i camerieri armeggiano senza degnarci di uno sguardo, non è molto carino, ma pensiamo che abbiano ragione, perché la pizzeria apre alle 19.

Un po’ meno ragione ce l’hanno quando passa l’orario, ma non cambia la scena. Alle 19.13 ci fanno entrare, ordiniamo per primi, ma non nello stesso ordine siamo serviti. La pizza, una margherita, tanto per rimanere sul classico, è senza infamia e senza lode, lontano dalle attese che ci aveva generato la guida turistica descrivendo la pizzeria Sorbillo. Solo dopo scopriamo che i Sorbillo sono molteplici e che quello che si definisce “l’original” è a qualche numero civico di distanza. L’esperienza ci induce a non sperimentarlo.

Rivolgiamo invece la nostra attenzione a Michele: qui siamo certi perché in ogni dove è indicato come unico locale al mondo. All’esterno un cameriere distribuisce i numeri, come quando si va a fare le analisi cliniche all’ospedale. Siamo il numero 14. Ci chiamano – come quando si va a fare le analisi – e ci fanno accomodare.

L’ordinazione è veloce perché in questo locale si fanno solo due tipi di pizza, la marinara e la margherita. La filosofia ci piace, aumenta l’attesa di una margherita da favola. Invece ne arriva una poco cotta, tanto che neppure la mozzarella ha fatto tempo a sciogliersi. E’ perfettamente in linea con l’accoglienza e la birra, solo in bottigliette da 33, che ognuno può vuotarsi in bicchieri di plastica bianca.

Potrebbe andarci meglio con il caffè: non si può visitare Napoli e snobbare il Gambrinus. L’espresso non è poi male come qualcuno ha detto, ma l’acqua la dobbiamo chiedere, la tazza arriva con la goccia che scende sulla parete, un cameriere stanco – o forse stufo – del successo del locale non ci degna di un saluto, e neppure di uno sguardo.

Le guide sarebbero utilissime, se fossero riscritte.

Luigi Odello

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