RIMINI – Sigep, giunto alla sua quarantesima edizione, è in pieno regime: i primi giorni di fiera sono già da record e ancora macina visitatori. Aziende, privati e campioni abitano lo spazio riservato al caffè, al Padiglione 3. Ma oltre a questa bevanda, sono tanti i settori che esprimono il loro successo durante questa occasione. Numeri, andamenti e riflessioni sulla buona salute in cui godono le diverse filiere all’evento, sono ben spiegate sull’articolo di Vito de Ceglia, per Affari&Finanza, Repubblica.
Filiere avanti tutta a Sigep
Ottime performance di queste “catene” del gusto made in Italy che spaziano dalla progettazione e realizzazione di macchine alla produzione degli ingredienti. Fino alla trasformazione del prodotto finito. Ecco gli ultimi exploit e le prospettive di sviluppo gelato, caffè, dolci, cioccolato e pane.
Nasce da qui un pezzo importante dell’ agroalimentare italiano
Da cinque filiere che spaziano dalla progettazione e realizzazione di macchine alla produzione degli ingredienti fino alla trasformazione del prodotto finito. In questo mondo operano tantissime aziende radicate nel nostro Paese. Di cui una buona parte ha una forte vocazione per l’export. Il cuore del business sta nel canale “food service dolce”, o ristorazione.
Solo in Italia, “culla” del gelato artigianale, l’intera filiera muove un giro di affari complessivo di circa 5 miliardi di euro
Più della metà del fatturato – 2,7 miliardi, pari al 30% del mercato europeo – è realizzato dalle circa 39 mila gelaterie. (10.000 specializzate e 29.000 bar e pasticcerie). Le quali danno lavoro a 150.000 addetti. Giusto per dare un ordine di grandezza: in Germania; il secondo mercato Ue, si contano solo 9.000 gelaterie (di cui 3.300 sono gelaterie pure), 2.000 se ne trovano in Spagna e 1.800 in Polonia.
«I margini di crescita del gelato artigianale in Europa e nel mondo sono enormi: basta pensare che più del 90% di quello che serve per produrlo è realizzato in Italia » spiega Roberto Leardini. Presidente di Aiipa-Gruppo prodotti per il gelato.
Se si esclude il mercato comunitario, che vale circa 9 miliardi, questa sensazione cresce
Osservando infatti il panorama internazionale gli ultimi dati parlano di circa 100 mila gelaterie aperte in 76 Paesi, di cui 60 mila in Europa. In prospettiva, i mercati più promettenti risultano Argentina, Usa e Brasile.
Quelli emergenti: Austria, Francia e Paesi Bassi in Europa. Cina, Corea, Malesia e Australia nel lontano Oriente. A livello mondiale, secondo l’ Osservatorio Sigep, la vendita di gelato artigianale supera i 15 miliardi di euro.
L’Italia può vantare il primato mondiale
Sia nell’ industria degli ingredienti per gelato e dei semilavorati: 45 aziende con un fatturato aggregato di 1,6 miliardi di euro. Che in quella delle macchine e degli arredi per la gelateria: 24 aziende con un fatturato aggregato di 481 milioni di euro e una quota di mercato del 90% a livello globale.
«È un settore che sta bene. L’ Europa è il mercato di riferimento, ma ci stiamo espandendo in Nord e Sud America. Segnali interessanti arrivano dal Far East», sottolinea Gianfranco Tonti, presidente di Acomag. L’associazione dei produttori di macchine per gelaterie. Le catene del gelato artigianale rappresentano il volano per allargare il business oltre confine. Si stima che ogni gelateria avviata all’ estero sviluppi, in un anno, un export di circa 100.000 euro in attrezzature, arredi e macchinari, 25.000 euro in prodotti ed ingredienti.
L’industria del caffè
Il 95% degli italiani ne beve abitualmente uno al giorno. Con una spesa annua pro-capite di 260 euro. Il consumo avviene tra le mura domestiche (92%), al bar (72%) o al lavoro (48%).
Vanno forte le capsule (oltre un milione di kg nel 2018)
Il caffè espresso però resta il preferito per il 93% degli italiani. Complessivamente si bevono 6 miliardi di tazzine ogni anno (5,6 kg pro-capite). In Europa i bevitori più accaniti sono i finlandesi (12 kg/anno), noi siamo al 9° posto (5kg/anno pro capite).
Di pari passo con i consumi, viaggia l’ andamento dell’ industria di trasformazione
L’ Italia è il 3° Paese al mondo per import di caffè verde e il 4° per export di caffè torrefatto, grazie ad una filiera con oltre 800 torrefazioni e 7.000 addetti, fatturato di 3,9 miliardi, di cui 1,35 miliardi (+3,3%) realizzato con le esportazioni.
Pane e industria molatoria
Gli italiani consumano pane per circa 60 kg pro capite di pane, focacce e pizze dai forni artigianali: in totale, più di 100 kg all’ anno di derivati dal grano duro e tenero.
Sono 358 i mulini operativi in Italia e lavorano in media 11 milioni di tonnellate di frumento. Producendo 7,7 milioni di tonnellate di sfarinati. Sono 5,4 milioni le tonnellate il frumento tenero lavorato da cui 4 milioni di tonnellate di farine prodotte; 5,68 milioni le tonnellate di frumento duro lavorato, con 3,8 milioni di tonnellate di semole prodotte. Il fatturato dell’ industria molitoria è stimato in 3,467 miliardi di euro.
Sono 40.408 le imprese che operano in Italia nella produzione e commercio di prodotti da forno
Un comparto che offre lavoro a circa 162 mila addetti, per un giro d’ affari che supera 8,3 miliardi di euro all’ anno. Ammontano a 1,8 miliardi le esportazioni nei primi 6 mesi del 2018, in crescita del +3,4% tra 2017 e 2018. La Francia è il primo mercato (277 milioni di euro di export, +8,0%). Seguita da Germania (271 milioni, +4,2%) e Stati Uniti (176 milioni, +5,4%). In testa alla classifica degli esportatori di dolci: Milano, Parma, Treviso, Napoli e Bolzano.
Quanto strettamente alle “pure” pasticcerie, le stime parlano di circa 4.100 punti vendita.