MILANO – Un bambino che non ha la possibilità di studiare, sarà un uomo ignorante, un cittadino di serie «B». Malgrado la Convenzione sui diritti del Fanciullo (promulgata nel 1989) vieti espressamente ogni forma di sfruttamento dei minori e ben 157 nazioni abbiano ratificato la convenzione 182 dell’Oil (l’organizzazione internazionale del lavoro).
Il lavoro minorile, più di un milione di piccoli dal volto annerito continua a scavare in fondo ai cunicoli più ristretti e pericolosi delle miniere della Costa d’Avorio, del Sudafrica, della Colombia per 10, 12 ore al giorno.
In Brasile si sfiancano nelle piantagioni di canna da zucchero, in Colombia nei vivai per l’esportazione dei fiori, in Perù per la confezione di mattoni, in Africa nelle piantagioni di caffè e cacao.
Ma è l’Asia è il continente più coinvolto nel fenomeno, ora anche con lo sfruttamento di minori da parte di compagnie indiane che lavorano in subappalto per grandi società multinazionali anche per la raccolta del caffè.