MILANO – Le condizioni dei coltivatori di tè indiani non sono molto migliori di quelle dei produttori di caffè. Il malcontento per lo sfruttamento del loro operato, ora è scoppiato nelle giornate di sciopero che hanno visto coinvolti i lavoratori di tè della regione del Darjeeling, nell’India orientale ad indire uno sciopero iniziato pacatamente stamattina.
Lo sciopero dei raccoglitori delle foglie di tè più commercializzate al mondo hanno deciso di fermare le proprie attività lavorative per chiedere un aumento salariale pari a circa 50 centesimi di dollaro al giorno.
Lavoratori di tè in sciopero per un salario minimo migliore
“Più di 400.000 lavoratori provenienti da circa 370 piantagioni partecipano a questo sciopero di tre giorni” nello stato del West Bengal, ha affermato Aloke Chakraborty; presidente del comitato centrale del sindacato dei lavoratori del tè, all’agenzia di stampa francese Afp.
“Il salario minimo giornaliero di un lavoratore di piantagione è di 169 rupie ($ 2,46). Abbiamo chiesto un aumento del 20% a 203 rupie ($ 2,96)”. Così ha aggiunto il rappresentante dei lavoratori indiani.
Lo sciopero ha visto l’adesione della quasi totalità dei lavoratori
Gli stessi che prestano servizio nelle piantagioni di Darjeeling, famose per il loro tè esportato a livello mondiale. Come riportato dai media locali, la manifestazione per la richiesta di un adeguamento salariale ha trovato il supporto di circa 20 sigle sindacali.
“Siamo sensibili alla questione e stiamo cercando di trovare un modo per aumentare il salario minimo dei lavoratori”. Ha dichiarato alla stampa Gautam Dev, ministro della regione.
La situazione di sfruttamento dei lavoratori di tè nelle distese piantagioni indiane non è nuova. Già infatti nel 2015 il canale televisivo inglese della Bbc aveva documentato le precarie condizioni di lavoro nella più grande fabbrica a cielo aperto di tè al mondo.