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lunedì 25 Novembre 2024
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Lavazza, Vergnano e gli altri per spartirsi le spoglie del vecchio bar all’italiana

L'apertura della Starbucks Roastery reserve di Milano segna una fase importnate deglla guerra della tazzina per la conquista del mercato del fuori casa

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MILANO – Ecco il secondo articolo che il quotidiano La Stampa ha dedicato all’apertura della Reserve Roastery di Milano. Si tratta di un pezzo importante perchè traccia un quadro completo della situazione in Italia e fotografa bene la guerra della tazzina che è in atto. Ve lo proponiamo.

Starbucks apre venerdì a Milano con orario 7-23, ma la regola della catena è di essere pronta a ricevere i clienti da 10 minuti prima a 10 minuti dopo il previsto. Un dettaglio, e uno stile retrostante, che non può non preoccupare i tanti concorrenti più o meno italiani di un mercato saturo come quello del caffè.

La multinazionale del frappuccino approda infatti in un Paese dove esistono riti ben scolpiti a riguardo e una rete di quasi 150 mila bar, di cui il 17% proprio in Lombardia.

Molte attività però hanno perso quel senso di ospitalità per cui in un locale si può sostare, socializzare, leggere e lavorare usando il wi-fi, magari seduti su un divano. Non è un caso che altri marchi negli anni abbiano studiato e replicato il modello Starbucks. A cominciare da McDonald’ s, che ha introdotto i suoi McCafé, 1300 nel mondo, di cui uno proprio in piazza Duomo a Milano.

Dunkin’ Donut, altro gigante americano, aveva investito in Italia finendo invece male.

Tra gli italiani regna Lavazza, primo marchio italiano del settore, che in piazza San Fedele, sempre zona Duomo a Milano, ha aperto un anno fa un negozio di 200 metri quadrati (che sarà l’unico in Italia; n.d.c.) da replicare in altre importanti città a partire da Londra nel 2019. Qui i clienti possono assistere alla pratica di sette sistemi di estrazione, dalla classica moka al caffè filtro.

Poco distante, in piazza Liberty, si trova la boutique di Nespresso, che vende le capsule targate Nestlé.

In via Monte Napoleone ecco invece il flagship store illy, che ha 167 caffè e 77 negozi nel mondo dove promuove la cultura del caffè nato e prodotto a Trieste.

Torrefazione marchigiana è Pascucci, con 650 negozi nel mondo di cui la maggior parte in Asia e 40 in Italia. In tazza grande come Starbucks, si distingue per il rilancio della moka e miscele selezionate, ma con varianti simili a quelle del colosso americano, cui affianca quella pasticceria fresca che ora pure a Milano il concorrente introduce.

Altri marchi italiani in crescita sono Vergnano, fondata nel 1882 a Chieri e con sede a Santena alle porte di Torino, a mezzo mondo con oltre 130 locali.

Costadoro col suo sperimentale Social coffee a Torino.

Goppion da Treviso a tutto il Veneto, Diemme da Padova al Friuli e all’ Emilia.

Caffè Napoli con 17 punti a Milano e uno a Londra.

Ma ce ne sono tantissimi altri, sempre di torrefattori. Come Kimbo e Dersut.

Da segnalare anche il Nutella caffè di Ferrero a Chicago e presto a New York.

Tutto questo mentre si fa avanti la moda del tè giapponese matcha al posto del caffè, il prezzo dell’ arabica risulta sempre più in calo, complice anche l’andamento del Brasile, e il suo mercato sfruttato in modo affatto sostenibile.

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