«Lavazza non è riuscita a regalarsi la francese Carte Noire» ha scritto il quotidiano Le Figaro, spiegando che il re italiano del caffè aveva tempo fino al primo luglio per rilevare il marchio francese, di proprietà dell’americana Mondelez, e il suo stabilimento di Laverune vicino a Montpellier.
Lavazza avrebbe «disposto di un diritto di prelazione per acquisire il leader del caffè in Francia (controlla 20% del mercato) e considerava Carte Noire come il principale strumento» per portare molto al di là dell’attuale 50% la quota export.
Ma la trattativa si sarebbe arenata sul prezzo: «Mondelez sperava di ricavare un assegno superiore a 1,2 miliardi di euro» (pare 1,3 miliardi, quasi il bilancio Lavazza; n.d.r.).
L’azienda torinese guidata dall’amministratore delegato Antonio Baravalle (FOTO sopra), non ha rilasciato nessun commento.
Uno smacco per Lavazza che aveva creduto seriamente alla possibilità di mettere prima le mani sui marchi transalpini di caffè L’Or e Grand’Mère ceduti dall’americana Mondelez e dall’olandese Demb che, fondendo in Jab le loro attività nel caffè, hanno creato il più grande gruppo al mondo (dopo Nescafè e Nespresso di Nestlé) con 7 miliardi di dollari di ricavi.
L’Antitrust europeo però aveva cambiato le carte in tavola imponendo la cessione di Carte Noire. Più costosa, ma Lavazza si era preparata bene allo shopping arrivando a sacrificare parte della partecipazione nell’americana Keurig green mountain (costruttrice di macchine per caffè) operante in un mercato strategico come gli Usa: è scesa dal 7 al 3% con un incasso intorno a 620 milioni di dollari. A cui si sommano i 340 milioni in cassa.
Ora il processo di vendita di Carte Noire ripartirà da zero. Tra gli acquirenti più interessati si fanno i nomi dei fondi d’investimento di Bc Partners e Cinven.
Soluzione certamente più gradita ai sindacati che temevano l’eventuale delocalizzazione in Italia di parte o di tutte le attività francesi.
Infatti Lavazza ha in corso un maxi investimento nello stabilimento di Settimo Torinese, dove i sindacati italiani speravano di accogliere almeno un pezzo della produzione di Carte Noire e risolvere i problemi di esuberi.
Non è però detto che il deal di Carte Noire sfumi del tutto. L’Antitrust europeo potrebbe ritenere inaccettabile una nuova lunga dilazione della cessione mentre Jab e famiglia Lavazza potrebbero fare un altro sforzo per avvicinare i prezzi.
Peraltro la Jab italiana (con i marchi Splendid, Hag e Jacobs e un piccolo stabilimento) sarà operativa già dalla prossima settimana.
Dopo la corsa al gigantismo nel caffè, per Lavazza la crescita internazionale è vitale (anche se non a tutti i costi).
«Per sedersi al tavolo dei big globali – ha più volte detto l’ad Antonio Baravalle – bisogna avere una taglia di almeno 2 miliardi, altrimenti si rischia di trasformarsi in prede».
Anche Segafredo Zanetti si è quotata per poter continuare a fare shopping.