TORINO – Sotto minaccia il capoluogo piemontese. Prima per il pacco esplosivo spedito al consigliere leghista torinese Alessandro Sciretti. Poi per il messaggio indirizzato alla circoscrizione 6 alla sindaca di Torino Chiara Appendino. E ora, per una busta allarmante giunta la mattina del 5 aprile presso la Nuvola Lavazza, al Borgo Aurora. Tutti atti minatori attribuiti inizialmente a una stessa matrice anarchica. In quanto la sede centrale Nuvola è situata proprio nella zona dell’Asilo che era stata presa di mira dal corteo dello scorso 30 marzo.
All’Head Quarter dell’azienda torinese, dentro una busta di plastica, una polvere sospetta e una lettera in inglese, proveniente dal Belgio. A una prima lettura, pare che la natura del gesto sia puramente di estorsione: «O pagate o vi inquiniamo il caffè».
Polvere verde alla sede centrale Lavazza
Il materiale potenzialmente nocivo, è stato dato in analisi all’istituto Zooprofilattico. In ogni caso, per prevenzione, è scattata la procedura di quarantena durato sino alle 19, che ha interessato i 7 dipendenti entrati a contatto con il plico minatorio. Momento in cui sono arrivati i primi dati dello studio della polvere. Inoltre, per sicurezza, anche un tratto di via Ancona è stato chiuso al traffico.
Un fatto simile ha colpito anche le sedi di Ferrero ad Alba e di Caffè Vergnano a Santena
Le forze dell’ordine sono quindi intervenute assieme ai vigili del fuoco e con l’assistenza di una squadra di artificieri. Nonostante la minaccia, la produzione ha continuato senza interruzioni.
Ritornando al caso specifico di Lavazza, sono in corso diverse ipotesi che scartano l’iniziale pista anarchica. Anche nella sede centrale sono accorsi i carabinieri, i vigili del fuoco e la Digos. In risposta ai problemi respiratori riscontrati in alcuni dipendenti della posta.
Secondo quanto emerso dunque, la lettera non sarebbe della stessa natura di quelle indirizzate alla sindaca di Torino, Chiara Appendino; né al capogruppo della Lega alla Circoscrizione 6, Alessandro Sciretti.