ROMA – Così il Presidente di Fipe-Confcommercio, Lino Enrico Stoppani, commenta le dichiarazioni fatte dal Viceministro dell’Economia, Laura Castelli, in un suo intervento in diretta televisiva.“Le infelici dichiarazioni del Viceministro Laura Castelli, in merito allo stato di grave crisi e alle prospettive del settore dei pubblici esercizi, hanno destato stupore e sconforto. Il comparto della ristorazione è storicamente un punto di forza essenziale per l’identità e l’attrattività del nostro Paese, che oltre ai numeri -fatturato, valore aggiunto e occupati- esprime anche grandi valori sociali, culturali, storici e antropologici.
È un settore fondamentale di due filiere strategiche per l’Italia -l’agroalimentare e il turismo- e “rete distributiva della socialità” capace di favorire coesione sociale, benessere, legalità, sicurezza e decoro delle comunità.
Per questi motivi non andrebbe sgarbatamente invitato a reinventarsi il modo di proporre la sua offerta, ma tutelato e aiutato a rilanciarsi, rafforzando i provvedimenti governativi di natura emergenziale, sugli indennizzi a fondo perduto, sui temi della liquidità e credito, sugli strumenti di protezione sociale, sulle locazioni commerciali o sulle moratorie fiscali, e, contemporaneamente, attivando politiche governative di visione strategica -unitaria e coordinata- per sfruttarne le inespresse potenzialità come strumento di soft-power per il Paese”.
Laura Castelli: la critica al suo commento
“La crisi ha modificato stili di vita, modalità di lavoro e modelli di consumo, certo, ma non è invitando gli imprenditori a cercare nuovi modelli di business, guidati dalla creatività, che si aiuta e si salva un settore con oltre 300mila imprese e con più di 1milione di dipendenti – conclude Stoppani – Abbiamo più volte trasferito alla Politica i provvedimenti che sarebbero da prendere per evitare il collasso di un settore e scongiurare ingenti danni economici e sociali, ridando forza e prospettive ad un settore vitale per l’immagine e la promozione del Paese.
Oltre ai citati provvedimenti emergenziali e di visione, c’è bisogno anche di tornare alle tradizionali modalità di lavoro, che non significa peraltro tornare indietro. Significa invece trovare i modi di vivere i luoghi in sicurezza, ridefinendo gli orari e la vivibilità cittadina. Essere “smart” significa guardare avanti, dando il giusto valore al lavoro, al buon lavoro, di tutti, dal “working” al divertimento serale. Il settore ha bisogno, cioè, di cure e attenzioni, anche per evitare la pandemia della povertà, che è tra i più pericolosi effetti collaterali del Covid-19”.