MILANO – Il Piemunto piace anche ai Lumbard, che copieranno l’idea della Regione di un logo per riconoscere sui banchi del supermercato i prodotti lattiero-caseari a base di latte 100 per 100 Piemonte.
Per loro non sarà semplice la “crasi” lessicale tra il nome della regione e un termine che evochi la mungitura, ma l’assessore regionale della Lombardia Gianni Fava ha promesso che ci proverà.
E dal tendone allestito in un’azienda agricola di Villastellone, alle porte di Torino, dove ieri ha partecipato all’assemblea degli allevatori della Cia per protestare contro il prezzo troppo basso del latte, insieme al collega piemontese Giorgio Ferrero, parte anche una sorta di asse per la guerra del latte.
Un’alleanza tra regioni «per tutelare la filiera e le piccole aziende che rischiano di soccombere per i meccanismi economici delle grandi aziende» dicono gli assessori.
E per “proteggere” i propri prodotti nella grande distribuzione, così come si è fatto appunto con il marchio Piemunto che lascia immutato il packaging di latte, yogurt e formaggi, ma che li distingue, se sono piemontesi, in una zona precisa del banco frigo, grazie al marchio della mammella bianca su fondo rosso e blu.
«Una possibilità offerta a chi compra e vuole certezze dal punto di vista della trasparenza e sulla sicurezza alimentare» sostiene Ferrero. «Una moral suasion nei confronti dei consumatori e un approccio rinnovato con la grande distribuzione che comunque un po’ di fastidio all’industria l’ha creato».
Successo nei supermercati
Mentre aspetta di nascere nella sua declinazione lombarda, il marchio Piemunto si espande da questo lato del Ticino. Dopo Carrefour – che regista un boom di vendite per i prodotti piemontesi anche del 60 per cento, secondo le stime di giugno – e Crai, sarebbero pronti a logare il banco frigo dei prodotti locali anche altri due gruppi. Un colosso delle cooperative e un gruppo genovese.
Mariachiara Giacosa
