MILANO – Anche questa settimana, diamo inizio alla newsletter con una delle voci femminili che ha contribuito a modellare il settore del caffè italiano. Per la serie delle “Women of coffee”, l’intervento di Lara Caballini. amministratore delegato di un’azienda storica di Treviso, Dersut Caffè. Arrivata ormai alla terza generazione di gestione famigliare.
Lara Caballini, che cos’è per lei il caffè? Un ricordo, un’abitudine, un tramite?
“Il caffè per me è famiglia (i miei nonni Vincenzo Caballini e Elisabetta Gianfrè, trasferendosi da Trieste, hanno iniziato la storia Dersut nel 1949). Ma anche presente quotidiano e soprattutto, futuro ancora da scoprire. Dunque il caffè per me è ricordo, abitudine, tramite e molto di più!”
Potrebbe descrivere il suo mestiere?
“Un lavoro di forti passioni, ricco di stimoli quotidiani e di entusiasmanti sfaccettature.”
Quando ha deciso che il caffè, la cultura del caffè avrebbe potuto essere la sua strada professionale
“L’ho sempre saputo, ma anche voluto; tengo a sottolineare infatti che, nonostante il caffè sia stato per me sempre “famigliare”, intraprendere questa strada non è stata per nulla una scelta scontata, né tantomeno obbligata, ma assolutamente voluta. Prima di entrare in azienda, dopo la laurea in giurisprudenza, ho svolto attività di praticantato forense e conseguito l’abilitazione da avvocato.
E’ stata solo una scelta lavorativa oppure di vita?
“Ritengo di aver fatto entrambe le scelte e ne sono contenta e soddisfatta.”
C’è stato un episodio particolare in cui ha pensato di non farcela e perché? Che cosa direbbe a quella se stessa del passata, in difficoltà?
“Direi di no; alcune volte – è inevitabile – mi sono sentita sotto pressione, ma non tanto a causa delle aspettative altrui, quanto piuttosto perché sono stata e sono parecchio esigente con me stessa. Però non ho mai avvertito una sensazione di disagio forte, né di difficoltà profonda.
Ho sempre cercato di avere un approccio sereno. Indubbiamente l’aria di “caffè” che ho respirato fin da bambina, grazie a mio nonno e mio padre, mi è stata di grande supporto, ma ritengo che sia stata molto utile anche l’esperienza “forense”, prima di entrare in azienda.
Certo, però, sento la responsabilità del mio ruolo, anche nei confronti di chi mi ha preceduta.”
E invece, alle giovani donne che vogliono essere protagoniste nel settore del caffè?
“Direi che le attende un mondo davvero affascinante e Le esorterei ad impegnarsi, sempre con una costante fiducia in se stesse.”
Descriverebbe la sua giornata tipo?
“Direi ….”di corsa” come imprenditrice e anche come mamma. Ho due figlie, Martina di 17 anni e Elisabetta di 15. Anche nel mondo del caffè, come in qualunque altro settore, conciliare i due ruoli è importante e certo mai troppo facile. La soddisfazione, però, di cogliere nello sguardo e nel sorriso delle proprie figlie l’orgoglio per una mamma molto attiva, un po’ meno “tradizionale”, ma presente, è veramente grande e ripaga tantissimo.”
Pensa che, all’interno del suo ambito professionale, sia stato più difficile come donna, affermarsi?
“No, francamente per me non è stato così. Però ho saputo avere pazienza, consapevole che è indispensabile di fronte ad un nuovo ingresso in azienda dare del tempo agli altri per farsi conoscere. A prescindere dall’essere uomo o donna; ritengo che, solo con un costante esempio concreto, si possano allontanare stereotipi e preconcetti.
Le esperienze e gli anni di lavoro sono stati fondamentali per un percorso professionale e personale di crescita, che comunque non finisce mai! Certo, al di là del mio impegno, ho avuto la fortuna di avere un grande maestro per i miei inizi, mio nonno Vincenzo ed ho ancora il privilegio di lavorare con mio padre Giorgio; persona capace di insegnarmi con la sua energia e che sento avere fiducia in me.
Non dimentichiamo, poi, che è presente in azienda dalla fine del 2015 anche mia sorella Giulia, che con la sua freschezza e il suo entusiasmo sicuramente sta dando un valore aggiunto alla squadra Dersut!”
Come ha visto evolversi il settore del caffè nel suo ambito specifico professionale?
“Ho visto e continuo a vedere una sempre più attenta e accurata ricerca della qualità e un sempre maggiore incremento dell’informazione e della condivisione; noto anche, con gran piacere, una continua, crescente e positiva “contaminazione” tra il mondo dell’impresa e quello della cultura/ricerca.”
Come intende la giornata internazionale del caffè? (come ha festeggiato)
“Organizzando una trasferta milanese….per partecipare all’evento!”
Qual è il tocco femminile che aggiunge qualcosa in più al suo lavoro?
“Penso l’ empatia; la capacità di ascoltare e di condividere possono scoprire il meglio delle persone per un buon gioco di squadra, nel rispetto dei ruoli di ciascuno, sempre fondamentale in azienda.”