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L’ANALISI – La tempesta perfetta risparmia il caffè

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MILANO – L’anno appena iniziato potrebbe vedere il realizzarsi di un’evenienza alquanto rara: il declino contemporaneo di tutti i 9 indici chiave dei prezzi dei prodotti di base. Lo afferma la Banca Mondiale nel Commodity Markets Outlook, diffuso giovedì pomeriggio.

“Mentre i prezzi del petrolio hanno subito il calo più drastico – il terzo maggiore declino dalla fine della Seconda Guerra Mondiale- quelli delle altre commodity si sono gradualmente indeboliti negli ultimi mesi” osserva il report nelle sue prime pagine.

Più del dettaglio, le quotazioni del greggio hanno perso il 55% in 7 mesi: dal massimo storico più recente di 108 dollari/barile, registrato a metà giugno, ai 47 dollari di martedì scorso.

“Qualora l’attuale discesa dovesse proseguire – continua l’Outlook – potrebbe superare i precedenti record negativi sui 7 mesi del 67% e del 75%, stabiliti rispettivamente nel 1985/86 e nel 2008.

A determinare questo scivolone, potenzialmente senza precedenti, quella che la World Bank definisce una “tempesta perfetta” scatenata dal verificarsi contemporaneo di una serie di circostanze:

  • il declino della domanda, in conseguenza del rallentamento della crescita mondiale;
  • la crescita della produzione di gas e petrolio da riserve non convenzionali;
  • l’apprezzamento del dollaro;
  • l’allentarsi delle tensioni geopolitiche in medio oriente;
  • i cambiamenti nelle politiche dei paesi Opec, maggiormente protese al mantenimento delle quote di mercato, che non a sostenere i prezzi.

L’arretramento è comunque una tendenza generale di fondo, che interessa l’assieme dei prodotti di base dall’inizio di questo decennio.

I tre principali indici dei prezzi delle commodity della WB – energia, metalli e minerali, nonché materie prime agricole – hanno subito infatti declini analoghi, tra inizio 2011 e fine 2014, perdendo nell’ordine il 37%, il 36% e il 35%.

E il trend si manterrà nel corso del 2015, con l’ampia offerta, la domanda ancora debole e il rafforzamento ulteriore del dollaro a incidere ancora negativamente.

In assenza di rivolgimenti improvvisi e considerando gli attuali scenari di riferimento si prevede che i prezzi del greggio si assesteranno a 53 dollari barile nel 2015: il 45% in meno rispetto alla media del 2014.

I prezzi dei prodotti alimentari, in flessione del 20% dal 2011, caleranno ancora del 4%, viste le buone prospettive per i raccolti.

“Le condizioni globali di domanda e offerta contribuiscono ad alimentare aspettative di prezzi bassi per tutti i 9 indici dei prezzi dei prodotti di base della Banca Mondiale” ha dichiarato Ayhan Kose, direttore del Gruppo sulle prospettive di sviluppo di WB.

Il forte ribasso dei prezzi del petrolio e del gas naturale farà scendere i costi di produzione dei fertilizzanti, in particolare di quelli azotati, che hanno nel gas naturale uno dei loro componenti di base. I prezzi dei fertilizzanti sono già scesi del 45% rispetto al 2011 e sono inferiori di oltre il 50% rispetto ai massimi storici del 2008.

Più in generale, i minori costi energetici andranno a vantaggio dell’intera filiera agroalimentare, che – contrariamente a quanto molti possono essere indotti a credere – assorbe 4-5 volte più energia rispetto al settore manifatturiero.

Oltre a rendere più economici i trasporti e le attività di trasformazione, il minor costo dei combustibili ridurrà la proporzione dei terreni agricoli destinati alle produzioni da biocombustibile, a vantaggio delle produzioni alimentari.

I prezzi dei prodotti agricoli hanno subito, nel quarto trimestre del 2014, un calo del 4,2%, risultando inferiori di quasi il 6% rispetto all’anno precedente. I tre principali indici – grani, oli e farine per alimenti e altri alimenti – sono in flessione rispettivamente dell’1%, 5% e 2%.

I prezzi delle bevande segnano un -3% sempre nel quarto trimestre, ma sono in crescita del 23% sull’anno, principalmente per effetto del rally degli arabica a inizio 2014.

“Il parziale indebolimento dei prezzi degli arabica a dicembre riflette le aspettative di un ritorno alla normalità a partire dal prossimo anno per quanto riguarda il raccolto brasiliano” sostiene il documento, senza però fornire statistiche o previsioni precise a sostegno di tale affermazione.

Le variazioni nei prezzi dei robusta durante l’ultimo trimestre sono state molto limitate – conclude il report – mentre i prezzi del cacao hanno segnato un -5,6% rispecchiando le aspettative di un’altra annata di produzione abbondante in Africa occidentale e il rallentamento della crescita economica in alcuni paesi consumatori, soprattutto in Europa.

Analogamente in calo del 5,6% anche i prezzi del tè, sui quali ha influito l’ampia offerta dall’India e da alcuni produttori africani.

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