LAMEZIA TERME – A poche ore dallo scoppio dell’ordigno rudimentale che ha distrutto la vetrina del bar DolceAmaro. Nella centralissima corso Giovanni Nicotera di Lamezia Terme, il negozio è pieno di gente. I tavolini del gazebo sono occupati, nel bar si ordinano dolci e bevande. Questa mattina è buona per il caffè solidale.
Il caffè solidale per sconfiggere la paura
Il caffè solidale, la migliore reazione al terrorismo per gli abitanti di Lamezia. C’è quasi una manifestazione di piazza. «Non ne possiamo più di quello che sta succedendo», dice una signora. «Noi siamo qui – saluta al suo arrivo l’avvocato Antonello Bevilacqua, presidente dell’ordine di Lamezia –, e ci resteremo. Tra poco arriveranno anche altri colleghi».
Intanto il sindaco Paolo Mascaro è già passato, alle 8:30. «Indignano le modalità, metodi, l’arroganza – continua Bevilacqua – ma vedremo di reagire, di organizzarci anche con gli altri ordini professionali».
I lametini condividono il caffè solidale
Nel bar prosegue il via vai di lametini, di gente comune. Come le persone che, trovandosi fuori per una passeggiata, hanno raccontato quello che hanno visto. Anche se poco: un giovane incappucciato che proveniva da nord, ha lasciato la lattina di Fanta piena di polvere pirica accanto alla vetrina. Poi si è dato ad una corsa precipitosa verso sud, dove la strada è in discesa. Una corsa tanto svelta – per evitare lo scoppio – che è inciampato ed è caduto.
Qualche ora dopo, dopo i rilievi della scientifica, i proprietari si sono dati da fare per pulire.
E anche in questa occasione è scattata la solidarietà dei passanti, racconta un familiare del proprietario: «Ci hanno aiutato a togliere i calcinacci, il vetro che era finito anche in mezzo alla strada».
Battute noir
All’interno del bar il caffè solidale prosegue, ma l’atmosfera non è mesta. C’è allegria e si azzardano battute “noir”: «Fate un caffè che è una bomba». «Noi non cederemo», dicono i familiari dei titolari mentre la città mostra il volto attivo dell’indignazione.
Alessia Truzzolillo