MILANO – Lucia Montanelli nasce nel 1987 e poi diventa bartender presso l’hotel The Dorchester di Londra. Nelle cucine, proprio nella porta accanto al suo bancone, lavora la squadra formata da Alain Ducasse con le sue 3 stelle Michelin. Il bancone a 5 stelle è invece il suo regno. Dietro di esso, si muove una vera e propria lady cocktail.
Un titolo testimoniato dai galloni ottenuti nel 2016 vincendo il campionato mondiale dei barman, categoria Sparkling Cocktail.
Lady cocktail: l’ingrediente segreto è donna
Comincia da lei l’esplorazinoe del mondo dei mixer. Un ambiente fatto di fatica, un’etica ferrea e un pizzico di talento psicologico. Qualità che alle barlady evidentemente non mancano, se nel 2016 e nel 2017 hanno sbaragliato 10mila professionisti provenienti da 57 Paesi.
A 29 anni la francese Jennifer Le Nechet e a 31 la canadese Kaitlyn Stewart sono diventate regine assolute dell’arte della mixology.
Ma torniamo a Lucia, emigrata a Londra non perché non avesse occasioni in Italia
«Ho sempre lavorato anche mentre frequentavo la scuola alberghiera a Viareggio. La gavetta, affettando limoni e spolverando le bottiglie, è stata fondamentale per la mia formazione, oltre ai corsi di qualità.
Dopo gli anni passati al Westin Excelsior a Firenze ho ricevuto molte offerte ma avevo voglia di un’esperienza internazionale. – continua.
Meta ideale, Londra
– Dopo un passaggio in un boutique hotel e un corso intensivo di inglese sono approdata al Dorchester. Lavoro otto ore e partecipo a molte competizioni.
Questo è il modo migliore per mettersi alla prova e restare aggiornati. Anche se non si vincono premi in denaro». Il prossimo passo è «diventare bar manager.
Che qui in Gran Bretagna vuol dire avere la capacità di gestire un budget di 2 milioni di sterline e far funzionare una macchina complessa dove lavorano 15 persone».
La storia di un’altra lady cocktail
Ce lo spiega Jennifer Le Nechet, che dopo l’esperienza al Café Moderne di Parigi e la conquista del titolo di migliore bartender al mondo, è pronta ad aprire il suo locale, “Mino” nel 20° Arrondissement.
«Dopo aver studiato letteratura spagnola e latino-americana ho iniziato a lavorare come cameriera. Poi sono passata dietro il bancone.
Sono molto felice di aver contribuito a far conoscere il mondo della mixology ai parigini. Amanti soprattutto del vino. Quello che mi appassiona di più di questo mestiere è il mix di creatività, rigore e contatto umano.
È anche un mondo in continua evoluzione. Oggi l’attenzione all’ambiente si riflette sia sui prodotti sia sulla presentazione. Mai più cannucce di plastica nei bicchieri e uso di materie prime biologiche».
Torniamo in Italia per conoscere Alice Cabrusà
La 29enne di Verona, barlady curiosa e giramondo: «Nel 2010 ero a Londra. Poi sono volata in Australia in un ristorante del birrificio Little Creatures e successivamente in un wine bar a Melbourne.
Nel 2013 la nostalgia dell’Europa mi porta a Parigi dove lavoro con Mido Ahmed Yahi (ambasciatore della mixology in Francia) e frequento un corso professionale.
Altre tappe a Dubai e Amburgo. Poi, dopo due anni, rincorro il sole e il Mediterraneo, che ispira molti miei cocktail. Scelgo quindi Ibiza dove lavoro in un’atmosfera internazionale all’Experimental Beach».
L’Italia è una terra di professioniste che si distinguono e aumentano di anno in anno
Secondo l’Aibes, Associazione italiana barman e sostenitori, fra 2007 e 2017 c’è stato un incremento del 22% nelle iscrizioni. Dato confermato anche da Flair Academy, scuola per barman fondata nel 2003 e accreditata dalla Regione Lombardia. Dove si registra un aumento del 30%.
La leadership della frequenza spetta agli uomini
Che sono il 70%, ma il divario tra i due sessi si sta riducendo. Quello che lo etichettava ancora come un lavoro tradizionalmente maschile, dice Matteo Musacci, presidente di Fipe Emilia Romagna, è legato alla difficoltà degli orari, la fatica di stare sempre in piedi e il dispendio di energie.
Ma, aggiunge, a fare la vera differenza nel mestiere sono la conoscenza profonda degli spirits; la capacità dialettica e psicologica; la responsabilità anche sociale (è un reato penale dare da bere a chi è in condizioni di manifesta ubriachezza); infine, l’ordine e la pulizia del banco di lavoro. E qui le donne brillano, e vincono.
Il tour per i migliori bar si conclude a cavallo tra gli affari e la Rete
Conosciamo allora Chiara Beretta, laureata in Lettere e barlady dal 2008. Con anni passati dietro al bancone del Rita & Cocktails a Milano, oggi global brand ambassador di Fine Spirits. Azienda importatrice e distributrice di distillati.
«Il mondo dei cocktail è sicuramente un settore prevalentemente maschile. Quello dietro a un bancone è un mestiere faticoso fisicamente e che lascia poco spazio alla vita privata. Tuttavia, se fatto con passione, è il lavoro più bello del mondo. E questo vale per donne e uomini allo stesso modo».
Per chi è alle prime armi c’è sempre l’aiuto del web
Dove ci sono numerose vetrine internazionali per esporre le proprie creazioni. Lo sa bene la tatuatissima Amanda Colom, alias Bad Birdy, bartender a Los Angeles e star di Instagram su “Licensed to distill”. Per cominciare a sognare potrebbe bastare un suo cappellino: lo vende online a 25 dollari. Lo stesso prezzo di un The Dorchester Bellini in una sera di Londra.