MILANO – La Svizzera si conferma un hub mondiale del commercio del caffè: l’anno scorso la confederazione elvetica è stata, in assoluto, il secondo esportatore a valore di caffè (primo esportatore di caffè trasformato). Inoltre, ai crudisti svizzeri fanno capo oltre i due terzi del commercio mondiale di caffè verde: flussi che non passano fisicamente per il paese alpino, ma la cui logistica è gestita dalle grandi aziende localizzate sulle rive del lago Lemano o nel zurighese.
Queste alcune delle interessanti considerazioni contenute nell’introduzione del report Deloitte Coffee Study 2024 (“Forces shaping the market and consumer behaviours”), che la divisione svizzera del prestigioso analista britannico ha presentato alla stampa lo scorso fine settimana.
Lo studio si basa su un’indagine condotta su un campione significativo di 7mila consumatori, di età superiore ai 16 anni, condotta nel marzo 2024, in 13 paesi: Brasile, Cina, Corea del sud, Francia, Germania, Giappone, India, Italia, Messico, Regno Unito, Spagna, Stati Uniti e, appunto, Svizzera.
L’indagine online è stata integrata da interviste in presenza con esperti dell’industria.
Tornando alla Svizzera è sorprendente l’ascesa dell’industria elvetica sui mercati internazionali, avvenuta negli ultimi tre decenni
Sino agli anni novanta, la confederazione – fermo restando quanto già scritto per il commercio – non presentava volumi significativi dell’export.
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