MILANO – Il caffè solubile torna in auge negli Stati Uniti: l’anno scorso le vendite di solubile sono cresciute del 24% secondo dati Nielsen e nei consumatori della Generazione Z sono addirittura raddoppiate. Un dato sorprendente. Il consumo di solubile è infatti associato tradizionalmente ai paesi emergenti a basso tenore di vita o a quelli in cui è molto radicata la cultura del tè.
E non certo a un paese ad alto reddito come gli Usa, che ha contribuito a lanciare in tutto il mondo il modello delle caffetterie a marchio, con le loro bevande a base caffè, a volte improbabili e oltremodo costose.
Alla riscoperta del solubile contribuisce indubbiamente l’impennata dei prezzi.
L’industria americana è generalmente molto più veloce, rispetto a quello italiana, nel ricaricare i maggiori costi.
Ciò si traduce in rincari più rapidi sugli scaffali del dettaglio e nel fuori casa.
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