TREVISO – Savoiardi, zucchero e uova, mascarpone, caffè e cacao amaro. Pochi ingredienti, ma un grande risultato. Parliamo di uno dei capolavori della pasticceria italiana: il Tiramisù. Il dolce, nato a Treviso nel 1970, ha perso il suo “papà”, Aldo Campeol, scomparso all’età di 93 anni. Patron dello storico ristorante “Le Beccherie”, Campeol e la moglie Alba Di Pillo, co-autrice della preparazione originaria con lo chef Roberto Linguanotto, non aveva mai brevettato la ricetta.
Questo, negli anni, ha fatto sì che ne nascessero altre varianti e che si narrassero altre storie sulle sue origini. La ricetta delle Beccherie fu poi depositata con atto notarile presso l’Accademia Italiana della Cucina solo nel 2010.
L’enorme successo del dolce, anche all’estero, ha dato vita ad una battaglia commerciale sulla sua paternità, in particolare tra Friuli Venezia Giulia e Veneto.
Il Tiramisù è diventato un classico proposto nei ristoranti di ogni continente. Alla sua preparazione sono stati intitolati nel tempo tornei e campionati di ogni tipo, compresa la “Tiramisù World Cup”, una gara virtuale con 30 concorrenti.
Il tiramisù, diventato famoso in tutto il mondo, fu inventato alla fine degli anni ’60 proprio da Alba, che voleva dare vita a un dolce che le desse le giuste energie per lavorare nel ristorante dopo la nascita del figlio. Insieme allo chef Roberto Linguanotto iniziò a lavorare su una sorta di gelato alla vaniglia con aroma al caffè: mentre lavoravano in una ciotola uova e zucchero, vi cadde all’interno del mascarpone. Il gusto lasciò esterrefatti entrambi deciso di dare un tocco in più a quella crema aggiungendo dei savoiardi bagnati con il caffè amaro.
A darne notizia attraverso un post su Facebook è stato il presidente della regione Veneto, Luca Zaia: “In casa sua, grazie all’intuito e alla fantasia della moglie, nacque uno dei successi dolciari più famosi al mondo come il tiramisù certificato dall’Accademia Italiana della Cucina – ha scritto il governatore veneto – ma chi, a Treviso o da fuori, non ha mai pensato, almeno una volta di andare a cena alle Beccherie, magari attratto dal bollito misto che fu per tanto tempo il biglietto da visita per antonomasia, oltre, naturalmente, al mitico dolce”.