MILANO – Fare del 1° ottobre – Giornata internazionale del caffè (Icd 2019) – una giornata di “astinenza” dal consumo di caffè ingiusti, per affermare la necessità di una vera sostenibilità della tazzina di caffè espresso. Questo l’appello lanciato Andrej Godina in occasione della Giornata di quest’anno, che ha come tema proprio la difficile condizione dei coltivatori di caffè.
Come riuscire ad assicurare un vero sviluppo sostenibile della piantagione di caffè e garantire un dignitoso tenore di vita al produttore? In questo articolo viene descritto il caso virtuoso di Umami Area Honduras e Anna Caffè.
di Andrej Godina
Il termine sostenibilità è molto spesso usato in situazioni e ambiti differenti e si declina in definizioni che possono avere significati differenti. Nel contesto della produzione del caffè mi piace pensare al termine sostenibilità nella sua definizione più classica di sviluppo sostenibile. Ovvero quella che è stata utilizzata nel 1987 dal Brundtland Report pubblicato dal World Commission on Environment and Development:
Sustainable development is the development that meets the needs of the present without compromising the ability of future generations to meet their own needs.
(“Sviluppo sostenibile è quello sviluppo capace di soddisfare i bisogni della attuale generazione senza compromettere il soddisfacimento dei bisogni delle future generazioni”)
Prendendo in considerazione le piantagioni di caffè nei paesi di origine e in particolare ai milioni di piccoli coltivatori il pensiero si sofferma sulla considerazione che l’acquisto del caffè verde, per essere sostenibile, deve garantire:
- come base il soddisfacimento dei bisogni attuali del coltivatore;
- la capacità di non compromettere il soddisfacimento dei bisogni delle future generazioni.
I caffè ingiusti
Sfortunatamente, in questo momento, con l’attuale prezzo pagato ai coltivatori basato sulle quotazioni di borsa, non si riesce a soddisfare nemmeno il primo punto citato! È inutile sottolineare che la mancata garanzia di soddisfacimento del primo punto automaticamente non assicura nemmeno il secondo.
Da questa breve premessa è già chiaro che la tazzina di caffè che tutti noi consumiamo giornalmente al bar, a casa e in ufficio non è sostenibile. E che non è in grado di reggere il semplice concetto di sviluppo sostenibile che dovrebbe assicurare ai paesi produttori di caffè. La tragedia che tutti noi viviamo quotidianamente è quella che l’atto di consumare caffè significa impoverire il piccolo coltivatore di caffè. E garantirgli, nel medio periodo, il sicuro fallimento imprenditoriale. Per questo è il caso di parlare di caffè ingiusti.
Come possiamo rimanere indifferenti?
A causa di questo perverso sistema iniquo di redistribuzione di valore sulla filiera di produzione del caffè molti dei piccoli coltivatori di tanti paesi abbandonano le terre di famiglia. E tentano la lunga e difficile via dell’emigrazione clandestina o si traferiscono nelle grandi città per alimentare le numerose schiere poveri urbani.
Le tre versioni di uno sviluppo sostenibile sono state definite dal 2005 World Summit on Social Development. E sono le seguenti: economic development, social development and environmental protection.
Il progetto Umami Area Honduras
Il progetto Umami Area Honduras, società costituita da 33 soci di 5 paesi differenti in Honduras. È un’azienda che produce caffè di qualità nella regione di Copan con l’obiettivo di trasferire al suo prodotto una porzione consistente di responsabilità sociale declinata nell’assicurare alla comunità locale uno sviluppo economico, sociale e di protezione dell’ambiente.
L’azienda titolare della piantagione “finca Rio Colorado” mette al centro del suo lavoro l’uomo per garantire un adeguato sviluppo sostenibile. I lavoratori della piantagione sono assunti con regolare contratto di lavoro, che garantisce il giusto stipendio e la quota per l’assistenza sanitaria e previdenziale.
Con la cooperativa locale Cocafcal l’azienda supporta progetti sociali. Come il pagamento dello stipendio del medico per la clinica medica; il supporto per i giovani per la frequentazione dei corsi serali dell’Università virtuale di Capucas; il sostegno dell’associazione delle donne per la tostatura del caffè. E il progetto per la diversificazione di produzione con l’impianto per la produzione del miele.
La protezione dell’ambiente non è un tema facile da sviluppare in una situazione di estrema povertà e di prezzi bassi del caffè.
Nonostante questo Umami Area Honduras ha riforestato un ettaro di terra con 450 alberi per la protezione di una fonte d’acqua naturale nella parte più alta della piantagione, ha smantellato l’impianto di lavorazione in umido del caffè per evitare qualsiasi inquinamento dei due fiumi che attraversano la proprietà. E si appresta all’acquisto di una fonte d’acqua potabile in un terreno adiacente, per preservarne la qualità e all’installazione di 70 arnie per la produzione di miele biologico.
L’azienda, con il supporto del network dei trainer autorizzati Sca di Umami Area Italia, offre corsi gratuiti di formazione sul caffè ai soci della cooperativa Cocafcal.
In questo contesto di buone pratiche di sostenibilità in un paese di origine del caffè come è possibile proseguire sulla lunga filiera di produzione per essere altrettanto sostenibili anche nei paesi di consumo?
Anna Caffè impresa sociale
A questo proposito la costituzione di Anna Caffè impresa sociale in Toscana, nel Mugello, offre un utile spunto di ispirazione. L’ordinamento giuridico italiano da poco tempo offre la possibilità di costituire un’impresa utilizzando la forma sociale della società a responsabilità limitata, ma declinata in impresa sociale.
L’oggetto dell’attività dev’essere chiaramente definito. Si tratta di un’azienda che deve fare profitto, ma allo stesso tempo deve avere un ruolo sociale nel territorio dove è insediata. Anna Caffè nella compagine societaria ha tra i soci la cooperativa Convoi; realtà sociale che da oltre vent’anni si occupa del reinserimento nel mondo del lavoro di giovani e adulti che hanno le più svariate difficoltà fisiche e psicologiche.
www.convoi.coop
In Anna Caffè l’attività di produzione nella quale le persone che necessitano di un reinserimento nel mondo del lavoro è quello della produzione di caffè di qualità. La micro torrefazione offre un ampio spettro di lavorazioni, anche manuali, che possono essere facilmente eseguite da persone con qualsiasi tipo di difficoltà. Supervisionate da persone qualificate ed esperte.
La collaborazione con La Marzocco
Anna Caffè in questo momento è un’azienda start-up che offre lavoro a tre persone. E che nel futuro permetterà di coinvolgere molti altri giovani. La ricerca della massima efficacia in termini di responsabilità sociale sul territorio ha portato fin da subito Anna Caffè a collaborare con l’azienda La Marzocco di Scarperia che costruisce le macchine caffè espresso vendute in tutto il mondo. La sinergia tra realtà imprenditoriali dello stesso territorio è frutto di una comune volontà di mettere in atto buone pratiche di sostenibilità che si riflettono, in questo caso, anche in un’eccellente qualità di tazza grazie agli specialty coffee di finca Rio Colorado.
www.annacaffe.org
Una proposta-provocazione: boicottare i caffè ingiusti
Nella giornata del primo ottobre, durante la quale si celebra la giornata interazionale del caffè, come poter praticare la sostenibilità sopra descritta? E assumere un comportamento che non danneggia il produttore di caffè?
Secondo me l’azione più sensata è il boicottamento di tutti quei caffè ingiusti, che non garantiscono per lo meno il pagamento del giusto prezzo al coltivatore. Un giorno di astinenza dal caffè iniquo e ingiusto è il migliore omaggio che possiamo fare ai milioni di produttori nei paesi di origine, che a causa di miliardi di consumatori inconsapevoli soffrono condizioni di estrema povertà.