MILANO – Trentacinque centesimi per riscaldare il latte del biberon di un neonato. Questa la somma che una coppia di genitori si è vista addebitare al bar di un supermercato di Biella. L’episodio è raccontato in una lettera di un lettore alla Provincia di Biella.
Come prova è stata allegata anche la foto dello scontrino. Giusto o sbagliato? Stiamo comunque parlando di un servizio, fornito peraltro con gentilezza e puntualità.
Servizio che ha un costo, anche se normalmente l’esercente non lo addebita. Specie se l’avventore (come in questo caso) si sente in dovere di fare una consumazione al banco. Ma si tratta pur sempre di un favore, di una gentilezza fatta al cliente. Che non può pretendere la gratuità di un servizio.
Soprattutto quando a fornirlo è un dipendente, che deve rendere conto al titolare del tempo impiegato e delle risorse spese.
Ai lettori dunque l’ardua sentenza
Ma ecco il testo della lettera, sul quale si è già aperto un animato dibatti sui social.
“Gentile direttore, non sono solito scrivere ai giornali, ma quello che è capitato a me e a mia moglie mi ha lasciato senza parole e volevo condividere con voi la nostra esperienza. L’altro giorno siamo andati insieme al nostro bimbo, un neonato di poco più di un mese, a fare la spesa in un noto supermercato di Biella, ad un certo punto il piccolo ha cominciato a piangere perché aveva fame. Come tutti i genitori abituati a spostarsi con un neonato avevamo con noi tutto il necessario. Ovviamente, però, il latte andava scaldato.
Decidiamo quindi di andare nel bar del supermercato per prendere un caffè e nel frattempo chiedere se cortesemente potevano scaldarci il biberon. I baristi, altrettanto gentili, ci chiedono se possono scaldarlo al microonde, mia moglie gli risponde che sarebbe meglio a bagnomaria e qui avviene l’incredibile… Dopo aver scaldato il latte e preso il caffè ci presentano il conto in cui ci chiedono anche 35 centesimi per l’acqua scaldata. All’inizio pensavamo di aver capito male, poi quando ci siamo visti consegnare lo scontrino abbiamo capito che non stavano scherzando.
A questo punto ho solo una domanda da fare alle quale mi auguro mi aiuterete a rispondere: tecnicamente che cosa ho pagato? Io un paio di risposte me le sono date e vorrei condividerle con voi: l’aumento del gas degli ultimi anni? I 30 secondi rubati ai baristi? L’occupazione di un fornello? Pensavano che con l’acqua scaldata poi ci facessimo un te, con la bustina portata da casa ovviamente?
A parte gli scherzi, sinceramente ho trovato assurdo chiedere dei soldi per scaldare un po’ di latte, tanto più che visto le polemiche sull’allattamento al seno in pubblico l’alternativa poteva essere scatenare un putiferio. Non mi stupisco, a questo punto, che il tasso di natalità in Italia sia fra i più bassi del mondo!”
Lettera firmata