MILANO – Il dibattito sul prezzo del caffè al bar e nei distributori automatici è una storia senza fine, ma con posizioni ferme. I prezzi al banco e alla macchinetta sono, più o meno, gli stessi da anni.
Ora è il vending a dare segno di movimento, proponendo anche qualcosa di diverso, di migliore nel bicchierino. Cultura del caffè, direbbe qualcuno.
Invece la notizia finisce – e con toni scandalizzati – nella cronaca di un quotidiano locale, il Giornale di Vicenza.
Sotto il dettaglio.
VICENZA – Espresso, decaffeinato, al ginseng, lungo o macchiato: a volere un caffè c’è solo l’imbarazzo della scelta. E il prezzo, va da sé, cambia. A sorpresa la “tazzina” più cara in città si sorseggia all’ospedale San Bortolo.
Intendiamoci: parliamo della bevanda che esce dai distributori automatici sui bicchieri di plastica. Ecco, dopo la premessa parliamo dei prezzi: 65 centesimi per una miscela comune, 75 per una miscela più ricercata.
Naturalmente questi sono i costi per i visitatori o i pazienti dell’ospedale. I dipendenti pagano un po’ meno: 48 centesimi.
Comunque 18 centesimi in più rispetto la media degli uffici pubblici della città, scuole comprese.
L’azienda risponde: «Il costo è stato definito dalla società che ha in gestione il servizio, insieme a quello dei bar all’interno dell’ospedale (dove per una tazzina al banco si paga un euro, in linea con i locali della città), nell’ambito di una gara europea indetta dalla precedente amministrazione».