I barber shop esplosi negli ultimi quattro anni come tendenza e poi costume per il pubblico maschile pronto a mostrare orgoglioso la barba (che oggi il trend vuole corta), ma soprattutto a prendersi cura di sé, conoscono un’evoluzione con i «barber café».
Si tratta di un modello di negozi presente soprattutto all’estero (nella foto un locale americano) e ora in vetrina in Italia al Sigep di Rimini.
E cosa c’entra il gelato (la fiera è dedicata agli operatori di gelateria, pasticceria e panificazione) con la barba e baffi lo spiegano Afa e Proraso.
Il primo è produttore di mobili per bar e ristoranti, il secondo è il marchio per eccellenza per la cura della barba, parte del gruppo Ludovico Martelli, 52 milioni di fatturato e un bouquet di marchi che comprende anche i dentifrici Marvis e la linea di capelli vintage Adorn Supreme hair.
Si sono alleati con Bindi e Campari nella Gents House, «un format dove convivono bar, barbiere, fioraio, shop alimentare e negozio di dischi (ma nella versione ingrandita c’è anche l’angolo per i tatuaggi e la sartoria su misura), tutto rigorosamente diviso e a norma con una parete di vetro», dice Cesare Francolini, proprietario di Afa, «perché oggi non basta proporre un contenitore e un prodotto per vendere, bisogna proporre servizi».
E qui si inserisce la collaborazione con Proraso che ha una quota del 20% (dopo Gillette che ha il 21%) nel mercato dei prodotti da barba, una distribuzione dai barbieri alla gdo e prezzi dai 10 ai 50 euro: «All’estero il caffè è un rito lungo: ci si siede al tavolo e si consuma», afferma Stefano Lippi (nella foto), brand manager di Proraso.
«Il barbiere è un po’ la stessa filosofia e di qui l’incontro. La barba è un accorgimento estetico che in pochi anni ha fatto esplodere un fenomeno: prendersi cura di sé è ritrovare ritmi meno serrati, da moda è diventato rito». Oggi la moda vuole barbe meno lunghe, «ma al barbiere non si rinuncia. Al contrario indica stagionalità: nei mesi caldi un look, in quelli estivi un altro», aggiunge Lippi.
I due partner in fiera potrebbero esserlo anche in futuro nelle città.
«Ci sono progetti a Roma, Milano e all’estero, in fiera è un susseguirsi di contatti anche con insegne straniere», rivela Francolini.
È nato nella modalità «multi-offerta» un altro marchio premium per barba: Bullfrog, creato dall’imprenditore Romano Brida, brand director dell’insegna passata 3 anni fa al gruppo Percassi che ai suoi clienti nelle occasioni mondane offre anche il rum a marchio Sailor Jerry. «
Il primo punto vendita in zona Isola a Milano è stato un’esperienza multimarca con Deus ex Machina: barbiere, moda, motociclette e café in un unico cortile», racconta Brida.
«Oggi puntiamo a far crescere l’insegna anche in modalità franchising». Bullfrog conta 8 punti vendita, di cui 5 shop in shop con Womo, la divisione dei Percassi dedicata alla moda e ai prodotti maschili per la cura della persona.
«Altre aperture sono previste all’estero», sostiene Emanuele Giannini, brand developement manager di Bullfrog. Sulle possibili alleanze con Starbucks, visto che è Percassi a portarlo in Italia non si accenna: «c’è spazio per pensarci ma al momento non è una priorità», sottolinea Brida.
L’evoluzione del fenomeno barber shop da Bullfrog ha anche un altro connotato oltre alla barba più corta come vuole la moda: «non esiste più la sola tipologia del cliente hipster», nota Giannini, «Quello era un cliente legato a un fenomeno, oggi piuttosto cambia il target con la zona: a Milano nel quartiere Isola sono i biker i nostri clienti, in centro i turisti e tanti papà, gente comune che sceglie anche la Bullfrog shave, la rasatura totale che però dura 45 minuti».
Francesca Sottilaro