mercoledì 25 Dicembre 2024
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Bernardinelli, ad La Marzocco: “Noi siamo artigiani moderni, abbiamo retto nel canale home”

L'amministratore delegato: "Durante il periodo della pandemia comunque abbiamo assunto circa 60 persone e stiamo continuando ad assumere perché stiamo lavorando molto sulla parte informatica e di digitalizzazione. Per quanto riguarda i prodotti stiamo approcciando la terza fase di digitalizzazione, quindi il collegamento delle macchine a internet ad esempio per l'assistenza predittiva"

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MILANO – Vi proponiamo il racconto dell’amministratore delegato La Marzocco, Guido Bernardinelli, che ha restituito un quadro preciso di cosa è successo con l’arrivo della pandemia e come abbia influito sul rendimento dell’azienda toscana di macchine professionali del caffè. L’horeca fermo ha spinto i consumi dentro casa e ne ha modificato i connotati per tentare di replicare l’esperienza del bar nelle cucine degli italiani. I mercati che hanno retto maggiormente, sono stati gli Stati Uniti e l’Australia. Leggiamo l’intervista di Claudia Luise su lastampa.it.

Bernardinelli: “In questo anno di chiusure il bar è entrato nella cucina di tante persone.”

«Non si poteva, e non si può ancora, prendere un caffè al bancone ma molti hanno iniziato a prepararlo a casa proprio come quello che avrebbero sorseggiato nei propri locali preferiti». Guido Bernardinelli, amministratore delegato La Marzocco, racconta come sta cambiando questa realtà del made in Italy che coniuga il valore della manifattura con l’innovazione tecnologica.

Fondata nel 1927 a Firenze, La Marzocco è un’azienda italiana specializzata nella
produzione di macchine da caffè professionali di alta gamma. Da sempre attenta alla realizzazione di ogni singola macchina, fatte praticamente quasi a mano e in alcuni casi sulle esigenze dello stesso cliente, l’azienda produce a Firenze in piena ottica “industria 4.0”, integrando digitale e artigianalità. I primi cinque mercati per volume sono Stati Uniti, Australia, Regno Unito, Cina e Indonesia e fanno dell’azienda uno degli esempi più significativi di come la manifattura italiana possa riuscire a emergere a livello globale, recuperando competitività attraverso la tecnologia.

Il mercato italiano è comunque in crescita e sta ottenendo ottimi riscontri anche grazie al progetto La Marzocco Home

Linea di prodotti che mantengono invariate le caratteristiche che hanno reso celebre La Marzocco nel mondo, per qualità tecniche ed estetiche, ma con dimensioni ridotte e
pensate per l’utilizzo prettamente domestico.

Che anno è stato, per voi, questo della pandemia?

Bernardinelli: «Un anno molto strano, abbiamo percepito il pericolo e fatto fatica a gestire la produzione che ha chiuso per una quindicina di giorni. Si è lavorato con difficoltà. Ma siamo riusciti a trovare un equilibrio e il mercato di ha dato molta soddisfazione. L’andamento dei mercati è variato in base ai periodi di lockdown.

I mercati del medio oriente e sud est asiatico hanno sempre tirato fortissimo. Anche Usa e Australia, nonostante i cali di vendita, hanno tenuto. Ma questo periodo ha portato ad accelerare progetti già sulla carta, che hanno avuto un impulso rapido».

Bernadinelli, a cosa si riferisce?

«La Marzotto Home, una linea di macchine per la casa professionali, solo un po’ miniaturizzate, che producono un caffè veramente come al bar. A differenza di avere una
piccola macchina a cialde, in tanti hanno proprio voluto imparare a farsi il caffè, giocando con le ricette e le origini dei chicchi. La cucina è diventato il punto di socializzazione e quindi è nata la volontà di usare macchine professionali come le nostre. Così siamo riusciti a recuperare tutto il fatturato perso e anzi siamo cresciuti del 2% come gruppo».

Come sta andando, invece, con la riapertura dei locali?

«Man mano che terminano i periodi di lockdown in tutti i mercati, abbiamo visto un  nuovo incremento delle macchine professionali da bar. In tanti hanno colto l’occasione per rinnovare il locale, credendo nel futuro. Altri, invece, purtroppo hanno chiuso ma comunque c’è stato un ricambio. Abbiamo anche casi di clienti che hanno perso lavori diversi e hanno deciso di scommettere in questo settore».

Bernardinelli, mi racconta dov’è presente l’azienda e quanto esporta?

«L’azienda ha la sua sede principale a Scarperia, vicino Firenze, ed è presente in tutto il mondo attraverso gli uffici di Auckland, Barcellona, Berlino, Leeds, Londra, Melbourne, Milano, Seattle, Seoul, Shanghai, Stoccarda e Sydney. Abbiamo poco meno di 500 dipendenti e le nostre macchine per espresso e macinacaffè sono esportate in oltre 100 Paesi. I mercati chiave per l’azienda in termini di fatturato sono Stati Uniti (19%), Australia (10,4%) e Cina (8,2%). In Italia La Marzocco realizza il 3,3% del fatturato.

Facendo alcuni esempi, in Germania in questo anno è andato molto bene il progetto La Marzocco Home, nel sud est asiatico invece abbiamo venduto più macchine tradizionali. Un caso a parte è quello della Cina dove sembra che la pandemia sia sparita all’improvviso ed è stata protagonista del nostro recupero e poi crescita. Ma La Marzocco fino a dieci anni fa impiegava una cinquantina di persone, quindi siamo passati dall’essere un’officina artigiana a un’azienda ancora artigianale come prodotto ma totalmente digitalizzata. Siamo artigiani moderni».

Quali sono i vostri clienti?

Bernardinelli: «Specialisti, amanti del caffè, fanatici del nostro prodotto. Abbiamo poca
concorrenza nel nostro piccolo segmento ma abbiamo il mondo come orizzonte per le vendite. Inoltre noi stiamo crescendo insieme al caffè che sta diventando sempre più bevuto».

Bernardinelli, come prevedete di crescere per il prossimo anno?

«Durante il periodo della pandemia comunque abbiamo assunto circa 60 persone e stiamo
continuando ad assumere perché stiamo lavorando molto sulla parte informatica e di
digitalizzazione. Per quanto riguarda i prodotti stiamo approcciando la terza fase di digitalizzazione, quindi il collegamento delle macchine a internet ad esempio per l’assistenza predittiva. Stiamo anche allargano la nostra area di competenza con nuovi prodotti per macinare il caffè. Vogliamo ancora aprire nuove filiali nel mondo, circa tre. Ma
soprattutto abbiamo creato l’Accademia del caffè espresso nella vecchia fabbrica: un centro culturale di comprensione del caffè espresso italiano.

In questo contesto stiamo realizzando anche una mostra sull’emigrazione italiana nel mondo causata dal caffè, che ha portato l’espresso a diventare globale. Questo centro ci servirà a ispirare cultura e far venir voglia di investire e credere nel settore».

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