Che San Valentino sia una festa che può costare molto cara alle donne giapponesi era cosa nota. La tradizione vuole che siano proprio loro a regalare i cioccolatini agli uomini e non solo ai loro fidanzati, ma persino ai colleghi di ufficio.
E le tradizioni, in Giappone, contano ancora qualcosa. Anche questa, chiamata Giri choco, liberamente tradotto “cioccolato obbligatorio o cioccolatino dell’obbligo” conta eccome.
Ma cosa c’entra San Valentino con il tentativo di cambiare un modello culturale che condiziona i rapporti interpersonali nei luoghi di lavoro giapponesi?
Tentativi di modificarlo ce ne sono stati a iosa, campagne di comunicazione fatte da primi ministri o capi di azienda, attività di lobbying portate avanti da sindacati o da attivisti.
I risultati però sono stati modesti
Ci prova ora il cioccolatiere belga Godiva, che ha puntato a modificare il fenomeno sociale del Giri choco, di grande impatto nella vita degli uffici.
Le donne, come dicevamo, anche se a denti stretti, si sentono costrette a ottemperare all’obbligo del regalo. Gli uomini devono poi restituire, a distanza di un mese, un regalo che abbia un valore doppio di quello ricevuto.
I lacciuoli sociali, che costringono a quello che il Commissario Montalbano chiamerebbe “teatro”, sono tanto impressionanti quanto disturbanti: la paura di non conformarsi a regole non scritte e di non essere equanimi, per valore del regalino, con tutti i colleghi.
L’usanza del Giri choco
L’usanza del Giri choco è stupida, pesante e si poggia sul terrore di non essere adeguati agli altri. Paure che hanno contribuito da decenni a portare la produttività degli uffici giapponesi in uno stato di torpore.
Un’occasione d’incidere sulla società stessa che il capo della sede giapponese della Godiva, Jérôme Chouchan, ha colto al volo.
Chouchan ha acquistato un’intera pagina sul quotidiano Nikkei, scelto per il gran numero di lettori tra i manager aziendali, lanciando un appello per mettere al bando questa angosciante usanza.
Cosa dice, più o meno, il testo?
“Regalare cioccolatini (sottinteso Godiva) a qualcuno speciale è bello, ma il Giri choco è ormai un’usanza desueta“. Il messaggio si conclude con un invito ai capi (maschietti) “soprattutto se lei è il capo della sua azienda” a sollevare formalmente le donne da questo obbligo.
Per noi occidentali è difficile capire il valore di questo invito
Non possiamo nemmeno lontanamente immaginare quanto sia forte la pressione tra i colletti bianchi e quanto poco si faccia, a livello dirigenziale, per allentarla, permettendo ai comportamenti basati su convenzioni antiquate di farla da padrone.
Giri choco è lo specchio di obblighi non detti che, nella loro forma più distruttiva, raggiungono in Giappone situazioni tremende, come il bullismo nei confronti delle neo mamme, e ci lasciano con l’amara convinzione che un fenomeno come quello del Karoshi, la morte da superlavoro, sarà difficile da sradicare.
Un’ultima annotazione. La provocazione di Godiva ha sollevato un polverone in Giappone e come si legge sul The Japan Times: “la tradizione sembra prevalere“. La lobby del cioccolatino obbligatorio non ha nulla da temere.
Mariella Palazzolo