ROMA – La norma che consente ai gestori di impianti di carburante di vendere anche prodotti non oil potrebbe avere effetti “dirompenti” sull’industria dei servizi di ristorazione degli autogrill. A sostenerlo la Fipe (Federazione italiana pubblici esercizi) che, facendo un’ipotesi “peraltro riduttiva”, parla del rischio di esuberi per mille dipendenti e di una perdita di 100 milioni di euro con ripercussioni sulla “qualità” del servizio.
La nuova disciplina avrebbe “effetti dirompenti” poiché sinora è stata “regolata secondo una logica di pubblico servizio, con la previsione di offerte separate di oil e servizi commerciali accessori, da un lato, e servizi di ristorazione e market, dall’altro”. Se d’ora cambierà la musica, “la conseguenza sarà inevitabilmente quella di penalizzare l’offerta di ristorazione degli autogrill, che vedranno ridurre i propri ricavi in misura incompatibile con i piani di investimento su cui l’attuale offerta è stata programmata”.
“Inevitabilmente – conclude la Fipe – i ristoratori no oil che gestiscono aziende di grande peso nazionale e internazionale dovranno ricercare nuovi equilibri economici riducendo i costi, con effetti negativi, oltre che sui livelli di occupazione, anche sulla qualità del servizio”.