MILANO – Tè o caffè? È meglio un espresso o una tazza fumante di un infuso Earl Grey? Chiunque, almeno una volta nella vita, si è trovato di fronte a questo dilemma. Al The Milan Coffee Festival abbiamo avuto modo di approfondire l’argomento grazie all’intervento Beans vs. Leaves: Coffee or Tea? con Rita Saiu e Alessandro Coda, entrambi MUMAC Academy coffee specialist, per i quali le due bevande non celano ormai alcun segreto.
I due professionisti del caffè hanno coinvolto i visitatori in una degustazione in cui sono state esaltate le diverse proprietà di quattro miscele: due per il caffè e due per il tè.
L’iniziativa fa parte di The Lab, un ampio programma di laboratori studiati per offrire ai visitatori dimostrazioni interattive, conferenze e vivaci approfondimenti su temi di attualità relativi al mondo del caffè, di cui MUMAC è sponsor ufficiale.
Il tè e il caffè secondo Rita Saiu e Alessandro Coda
La degustazione inizia con una miscela proveniente dalla Colombia, Lotzero, prodotta dalla torrefazione El Obraje da un’altitudine di 2200 metri e caratterizzata da un sapore che rimanda ai frutti rossi, allo zucchero di canna e al mandarino.
“Sia per il caffè filtro che per il tè abbiamo bisogno delle giuste attrezzature come un infusore appropriato e, soprattutto, necessitiamo di un’ottima materia prima sia per quanto riguarda i chicchi che le foglie,” ricorda la coffee specialist Rita Saiu. “Sarebbe impossibile ottenere una buona miscela senza una buona base. Da questo punto di vista, l’acqua gioca un ruolo fondamentale.”
Arriva la conferma da Alessandro Coda: “L’acqua è l’ingrediente principale nel caffè. Oltre a questo è il solvente che si utilizza per la preparazione. Svolge dunque un duplice ruolo: regola il gusto e l’estrazione del caffè.”
L’assaggio della prima tazza viene subito accompagnato dalla sua controparte: il tè verde Hojicha che nasce dall’intuizione di un mercante giapponese, nella prima metà del ventesimo secolo, di tostare delle foglie di tè verde.
Rita Saiu spiega: “Il processo di tostatura ha permesso di conferire un gusto più accentuato del tè e dona un gradevole sapore di nocciola accompagnato da delicate note di affumicato sul finale.”
Il caffè senza caffeina e il ruolo dell’acqua
“Il prossimo tè che assaggeremo non ricade precisamente in questa categoria. È simile al tè ma non ha caffeina. Si tratta del tè rosso Rooibos Bio. Perfetto per essere abbinato all’Aramosa che è naturalmente privo di caffeina.
Data la sua assenza di caffeina (teina), il rooibos è caratterizzato da un sapore gradevole, dolce e decisamente meno amaro del tè verde e del tè nero.”
L’Aramosa è prodotto in Brasile da Caffè Cognetti ed è un ibrido interspecifico tra Arabica e Racemosa.
Nasce così il primo ibrido naturalmente privo di caffeina. La Racemosa è una specie di Coffea che non produce la sostanza simbolo per eccellenza del caffè.
La totale assenza di quest’ultima la rende molto suscettibile all’attacco di parassiti ed insetti, motivo per cui la sua produzione è molto limitata.
La miscela tuttavia non può essere classificata come decaffeinato poiché non è stato coinvolto in alcun processo per eliminare la caffeina, la cui percentuale è di circa il 2,5%.
Prima di proseguire con l’assaggio, Alessandro Coda afferma: “Il secondo caffè ha poca caffeina. È più acido del primo. L’assenza di caffeina e l’utilizzo di un sistema a filtro ha fatto la differenza.”.
Rita Saiu rincara: “Le foglie del tè non sono diversi dai chicchi di caffè: a seconda di ciò che abbiamo selezionato, scegliamo temperature e tempi di infusione differenti. L’importante è assaggiare e sperimentare, sia nel mondo del tè che in quello del caffè.”
Il particolare abbinamento di caffè e tè senza caffeina sancisce la fine della degustazione tra i sorrisi e il gradimento degli ospiti del Lab. L’incontro con gli esperti del MUMAC conferma ancora una volta l’alto livello di approfondimento e cultura offerta dalla nuova edizione di The Milan Coffee Festival.