RIMINI – Dopo un lungo countdown si è svolto ieri pomeriggio a Vision plaza l’atteso convegno organizzato da Comunicaffè e Comunicaffe International per Sigep sul tema “La cultura del caffè alla luce della sostenibilità e della digitalizzazione”. Ecco le sintesi degli interventi che si sono succeduti sul palco dell’Arena del Sigep, tenuti da alcuni tra i professionisti più noti e preparati del settore in Italia e a livello internazionale.
Di seguito il link della registrazione della diretta dell’incontro di ieri al Vision Plaza del SIGEP di Rimini.
https://www.instagram.com/tv/CnzgiXfKB9R/?utm_source=ig_web_copy_link
La cultura del caffè, discusso a più voci
Michele Cannone
Michele Cannone, che ha parlato per primo, al Convegno di Comunicaffè ha portato la presentazione de La Reserva de iTierra! Cuba accompagnandola anche con un video suggestivo e molto apprezzato. “Quello di Cuba – ha detto tra l’altro Cannone – è un progetto di sostenibilità supportato da soluzioni di digitali dal farmer fino al consumatore finale.”
Paolo Andrigo
Ha svolto un approfondimento dei temi digital, sustainability e Data value, lungo tutta la filiera. Dalla raccolta, alla trasformazione in cooperativa, al trasporto, alla fabbrica, fino ad arrivare alla trasformazione in tazzina e gestione del waste. Il digitale e la tecnologia abilitano la raccolta di diversi dati lungo tutta la filiera, permettendo di creare efficienza, qualità e migliorare la sostenibilità del viaggio del caffè.
Andrea Antonelli
In qualità di docente e AST Sca di lungo corso nonché ex campione italiano di Latte Art, Andrea Antonelli ha portato la sua esperienza sui temi del convegno come esperto di pulito per la più importante azienda del settore. Insistendo sulla necessità della manutenzione per la sostenibilità delle macchine, per evitare riparazioni e rottamazioni anticipate.
Alessandro Coda
Responsabile eventi si Sca Italy, ha sottolineato il punto di vista dell’associazione su sostenibilità a digitalizzazione anche attraverso l’esperienza in corso con i Campionati Italiani. “Dove – ha detto tra l’altro Coda – l’eliminazione della carta nelle valutazioni dei giudici è urgente e fondamentale”
Alessandro Galtieri
Sul palco Alessandro galtieri ha portato la sua esperienza di barista specialty pioniere, in tempi nei quali non si potevano acquisire informazioni sul caffè, come invece avviene adesso, navigando in rete. L’avvento di Internet ha dato al barista la possibilità di accedere ad informazioni preziose e di maturare una vera e propria cultura del prodotto. Una menzione particolare ai progressi nella ricerca scientifica che stanno supportando efficacemente la sostenibilità e assicurando la vita della pianta di caffè nonostante i pericolosi cambiamenti climatici in atto.
Maurizio Giuli
Maurizio Giuli ha portato la sua esperienza sostenendo che la sostenibilità e lo sviluppo digitale sono i principali driver dell’innovazione delle aziende. Per esempio gran parte degli investimenti in nuove tecnologie compiuti da Simonelli Group nell’ultimo decennio hanno riguardato questi due aspetti. Sulla parte digitale, la vera sfida è ora costituita dalla sostenibilità. Sul fronte dei materiali si sta lavorando per utilizzarne di riciclati o comunque facilmente riciclabili.
E’ notizia di queste settimane il progetto Marlic portato avanti con un’azienda del territorio attraverso il quale i residui del suo ciclo di produzione diventa materiale utile per la realizzazione di particolari componenti della macchina da caffè. Infine parlando di sostenibilità c’è poi un altro tema molto importante che è allo stesso tempo ambientale e sociale e riguarda la condizione dei paesi produttori di caffè e quella economico-sociale dei farmers.
Andrej Godina
Andrej Godina è partito nella sua analisi dalla definizione di caffè sostenibile, data la lunghezza e la complessità filiera del caffè. Un aspetto non è facile: è necessario partire dal paese di origine dove il farmer è senza dubbio la figura centrale per poi proseguire nei paesi di consumo dove il torrefattore e il barista sono gli anelli chiave.
Spesso diamo per scontato che la responsabilità sociale del caffè che beviamo oggi si debba implementare e migliorare solamente nei paesi di produzione ma in realtà non è così. A volte anche qui ci sono degli anelli deboli, come per esempio, quello del barista.
Il modello implementato in Honduras dalla Cooperativa Capucas assieme a Umamii Area Honduras e dalla Slow Food Coffee Coalition garantiscono che il caffè sia buono, pulito e giusto.
Giancarlo Samaritani
La divulgazione della cultura del caffè non è di tipo tecnico, ha spiegato Giancarlo Samaritani che in Fiera ha portato il racconto della sua esperienza di viaggiatore curioso per conoscere le condizioni di vita dei coltivatori.
L’obiettivo? Innescare una maggiore consapevolezza nelle scelte di consumo che ogni uno di noi esercita ogni giorno sia professionalmente che privatamente.
La tecnologia moderna non è ancora arrivata o non è disponibile per tutti perché la mancanza di istruzione ne impedisce o limita l’utilizzo.
Infine un’accurata tracciabilità del raccolto potrà rappresentare una forte garanzia di protezione per chi vende e per chi compra oltre che per il consumatore finale.
Ha concluso gli interventi Francesco Sanapo, applaudito dalla platea sulle sue argomentazioni sul prezzo del caffè. Argomentazioni che non arrivano ancora al consumatore. Sanapo ha detto: “Io litigo tutti i giorni perché vendo il caffè a 1 euro e 50 quindi la sostenibilità è fondamentale se pensiamo che ogni volta che beviamo un caffè, come ha anche detto Andrej Godina, creiamo povertà. Bere un espresso al bar crea povertà dall’altra parte del mondo. È schifoso. E lì che dobbiamo spingere tutti quanti per provare a rompere il silenzio trovare il modo di arrivare nel modo giusto alla gente, ai consumatori.”