MILANO – La cerimonia del tè è una tradizione antica e diffusa che spesso noi italiani accostiamo al rito della tazzina: una bevanda che attraversa il mondo trasversalmente, dall’est all’ovest e lo accomuna dalla passione. Vogliamo esplorarne meglio alcune in un viaggio di Valeria Esposito per justafiveoclocktea.com.
Cerimonia del tè: ogni Paese ne ha una sua versione
La storia del tè è antichissima, così come quella della cerimonia del tè. Inizialmente l’infuso di Camellia sinensis veniva utilizzato a scopi medicinali. Poi, con il tempo, la bevanda iniziò a essere talmente apprezzata che gli uomini decisero di portare le foglie nei viaggi, condividerle, farle conoscere. Il tè così iniziò ad assumere concezioni differenti, a essere preparato secondo riti che cambiavano a seconda dei luoghi e dei popoli che incontrava.
La preparazione del tè iniziò ad avere un’importanza sociale al punto da essere ritualizzata. Ci sono contesti sociali in cui la cerimonia del tè fa addirittura parte di una religione, altri in cui è semplicemente una forma di svago e di ospitalità, ma tutti vengono accumunati dalla convivialità e dalla serenità che una tazza di tè regala. La ritualità del tè la si riscontra sempre in modi diversi, a volte nella preparazione, altre nel servizio, altre ancora in entrambi i casi. Non ci resta che scoprire insieme i riti del tè e come cambiano nel mondo…
Cerimonia del tè cinese: Gong fu cha
Iniziamo con quello che è ritenuto forse il rito principe fra le cerimonie del tè: il Gong fu cha (工夫茶), termine che può essere tradotto nella frase “preparare il tè con cura e impegno”. È un rituale che si è sviluppato in Cina. Figlio della lunghissima evoluzione delle preparazioni del tè, viene menzionato per la prima volta nel XVII secolo. È un rito che prevede degli strumenti di base, che sono una piccola teiera (dalla capienza di 100 – 200 ml) o una gaiwan, il cha chuan ovvero una ciotola in cui si posiziona la teiera, il cha hai o una piccola brocca e le tazzine da aroma e da degustazione.
Oltre gli strumenti appena elencati possono essere presenti anche diversi utensili, come pinze, cucchiaio di bambù, vassoio da tè, uno o più tea pet, un pezzo di stoffa o pennello per la cura delle teiere in argilla Yixing.
Questo rituale prevede diversi passaggi, soprattutto prima dell’infusione. Infatti gli strumenti devono essere completamente riscaldati con l’acqua calda e il tè sciacquato preliminarmente per eliminare tutte le parti polverose che potrebbero compromettere la qualità dell’infuso. Una volta pronto l’infuso la teiera dovrà essere completamente svuotata, in modo da rendere possibili infusioni successive sulle stesse foglie.
In Giappone: Cha no yu
Il cha no yu ( 茶の湯 letteralmente “acqua calda per il tè”) o chadō (茶道 “via del tè”) è un rituale che si origina in Cina, ma che nel tempo ha sviluppato un fortissimo legame con il Giappone, tanto da diventare simbolo di una corrente religiosa e filosofica: il teismo. Si tratta di un rituale antichissimo, molto più del gong fu cha, che risale a prima dell’anno 1000. Utilizzato all’interno dei templi buddisti, è oggi conosciutissimo per la preparazione del tradizionale tè verde in polvere giapponese Matcha.
Il cha no yu inizia, per il maestro del tè, con la preparazione della stanza del tè o chashitsu (茶室) e per gli ospiti con l’arrivo nei pressi della stanza del tè. Ogni singolo dettaglio è ritualizzato e ha un significato ben preciso, dall’arredamento e i fiori all’interno della stanza del tè ai movimenti che si fanno per raggiungerla, per entrarvi e per degustare il tè. Il maestro del tè si occupa di ogni cosa: prepara la stanza, sceglie gli utensili, il tè, lo prepara e lo serve.
Trattandosi di tè in polvere non è presente una teiera, ma saranno necessari una chawan ovvero una ciotola per il tè, il chasen che è un frustino in bambù, un chashaku (un cucchiaino di bambù per dosare il tè) e ovviamente il contenitore del tè, il natsume. La condivisione è uno dei principi fondamentali del cha no yu, motivo per il quale i commensali bevono tutti dalla stessa ciotola.
il Senchado
Rimaniamo per un momento in Giappone, poiché in questo paese si è sviluppato un altro rituale del tè, nato appositamente per contrapporsi al cha no yu. Il senchado, infatti, come il Gong Fu Cha cinese, prevede la presenza di una vera e propria infusione di tè in foglie, non in polvere come il Matcha. I tè utilizzati per questo rito sono soprattutto Gyokuro e Sencha di alta qualità e regina incontrastata è la teiera kyusu.
Anche in questo caso gli strumenti vanno riscaldati preliminarmente, ma la prima infusione va fatta con il tè perfettamente asciutto, motivo per il quale è più lunga della seconda e della terza. Le infusioni consecutive alla terza, invece, tenderanno ad essere più lunghe.
Cerimonia del tè coreana: Korean Darye
Si tratta di un rito molto formale messo in atto nella Corea del Sud e sviluppatosi dalla filosofia del buddismo zen, ma decisamente recente, la sua istituzione infatti risale al 1973. In questo tipo di cerimonia del tè è molto utilizzato il tè verde Panyaro, parola che significa “rugiada di saggezza illuminante”. Lo scopo di questa cerimonia è quello di rallentare la mente e rilassare il corpo durante la vita frenetica di tutti i giorni.
Il korean darye è sicuramente un rito molto impostato, il tè viene preparato e servito dalla padrona di casa, che dovrà seguire passaggi precisi con tempi e direzioni ben specificati. Oltre la teiera e le tazzine di stampo orientale uno strumento tipico di questa cerimonia è la ciotola di raffreddamento, in cui viene posta l’acqua bollente a raffreddare in modo che raggiunga la temperatura ideale per il momento dell’infusione. Il tè verrà poi servito in due tempi, prima riempiendo le tazzine dalla prima all’ultima per metà e poi ricominciando dall’ultima fino alla prima e raggiungendo i tre quarti del volume di ciascuna tazzina. Questi due passaggi vengono ritenuti fondamentali affinché ogni commensale abbia nella tazzina la stessa quantità e la stessa qualità di infuso.
In Inghilterra con l’Afternoon Tea
Dall’oriente facciamo un volo fino all’Inghilterra. L’Afternoon Tea è il rito del tè occidentale per eccellenza. Anche se le sue origini sono più antiche, venne istituito dalla regina Vittoria d’Inghilterra durante il suo regno e con gli anni si è continuato a evolvere assumendo diverse forme, anche glamour. Evento attesissimo e ambitissimo è il “Royal Garden Tea” in cui si può prendere il tè nei giardini di Buckingham Palace alla presenza della Famiglia Reale, esclusivamente su invito, ovviamente.
Nella cerimonia del tè inglese sono assolutamente imprescindibili la teiera, le tazzine e i piattini da dolce in Bone China, porcellana finissima, insieme alla zuccheriera e alla lattiera. Il tè e i suoi accessori viene accompagnato da alzatine e piatti da torta colmi di scones, sandwich, biscotti da tè e mono porzioni di torta. Il tè viene sempre preparato e servito dalla padrona di casa, che riempirà la sua tazza per ultima dando il via al consumo di tè e cibarie.
Il Masala chai
Proprio come accadde al tè, dall’Inghilterra torniamo in Oriente, più precisamente in India in cui, nel 1850 gli inglesi iniziarono a coltivare e a produrre tè. Un’antica tradizione indiana prevedeva l’uso del masalas, un mix di spezie molto aromatiche, come impiego medicinale. Il masalas, chiamato anche karha, ha al proprio interno, come spezie principali, la cannella, i chiodi di garofano, lo zenzero, l’anice e il pepe. Oggi questa mistura di spezie viene unita al tè nero, solitamente un Assam molto forte, allo zucchero e spesso ad altre erbe fresche. come menta e citronella, il tutto si mescola all’acqua e si fa bollire. Una volta che il tè sarà ben speziato verrà filtrato e unito al latte di bufala.
Il masala chai (letteralmente tè speziato) viene preparato all’interno di piccoli negozi o bancarelle e poi consumato direttamente in strada all’interno di ciotole di terracotta chiamate kullaths, che spesso vengono gettate proprio in strada una volta che il loro contenuto è terminato.
La cerimonia del tè in Russia
Il tè in Russia è arrivato tramite i mongoli nel 1638, ma solo nel 1870 si inizia a usare il tè nero sfuso, il vero protagonista della cerimonia del tè russa. È impensabile preparare il tè per il rito russo senza la presenza del samovar. In questo va posta l’acqua bollente, mentre nella teiera sovrastante, detta chainik, un infuso di tè nero molto forte e molto concentrato chiamato zavarka.
Lo zavarka verrà versato dalla padrona di casa in dei bicchieri di vetro lunghi e stretti e poi diluito con l’acqua calda presente nel samovar a seconda del gusto dell’ospite. Per fare in modo che chi beve il tè non si scotti, i bicchieri pieni andranno posti all’interno dei podstakan, contenitori appositi in metallo dotati di un piccolo manico. Al tè può essere aggiunto del limone e miele, zucchero o confettura per dolcificarlo.
La bevanda viene solitamente servita insieme a biscottini tipici e syrniki, frittelle di formaggio spesse servite con della confettura.
Nel Maghreb
Immaginando i lussureggianti posti esotici del Marocco e le sue temperature torride non possiamo non pensare al famoso tè verde alla menta, tipico del Maghreb a partire circa dal XIX secolo. Solitamente per la cerimonia del tè in Marocco viene usato il tè verde gunpowder, unito a rametti di menta romana fresca e allo zucchero, ma non è raro che vi si trovino anche altre erbe aromatiche. L’infuso pronto viene servito in bicchieri di vetro colorato di forma cilindrica, facendolo colare al loro interno tenendo la teiera molto alta, in modo da favorire la formazione della schiuma. Ne risulta una bevanda dal sapore molto
rinfrescante, l’ideale per i climi marocchini.
Il rito del tè in Marocco, dalla preparazione al servizio, viene compiuto tradizionalmente da una persona di sesso maschile, il padrone di casa o un uomo a lui fidato e rifiutare il tè è considerato assolutamente
scortese.
Cerimonia del tè in Turchia
La Turchia è un altro paese in cui consumare il tè è diventato di uso comune. La cerimonia del tè turca prevede la preparazione di tè nero locale (la Turchia è uno dei maggiori produttori di tè al mondo) in caydanlik, ovvero un servizio di teiere messe una sopra l’altra verticalmente. La logica del caydanlik è la stessa del samovar: nella teiera superiore si prepara l’infuso di tè nero molto concentrato e in quella inferiore si tiene l’acqua bollente che si userà per diluire il tè all’interno dei bicchieri. I bicchieri da tè turchi hanno una forma piuttosto caratteristica. Infatti somigliano molto al fiore di un tulipano. Tradizionalmente l’unica aggiunta accettata nel tè è quella di zollette di zucchero.
Il Sun Tea
Finora abbiamo scoperto rituali in cui il protagonista è il tè caldo, ma non si può parlare di tè nel mondo senza citare un’invenzione tutta americana: il tè freddo. Il tè freddo viene citato per la prima volta nel 1879 in un ricettario scritto nell’Old Virginia e nel 1870, in Nevada, viene documentata una riunione in cui si serve questa bevanda dolce, profumata e rinfrescante.
Il rito del tè freddo sicuramente non ha la rigidità delle cerimonie orientali o la puntualità e la maestosità dell’Afternoon Tea, ma nella preparazione mantiene sicuramente una certa disciplina e un forte desiderio di condivisione. E, se vogliamo, un pizzico di magia e romanticismo quando parliamo di una sua ricetta tradizionale degli Stati Uniti del Sud: il Sun Tea.
“Sun” proprio perché l’infusione avviene alla luce del sole, che riscalda l’acqua e permette alle sostanze delle foglie di infondersi lentamente, ma copiosamente, all’interno dell’acqua. Il Sun Tea viene poi servito all’interno di bicchieri di vetro con zucchero, limone e ghiaccio.