MILANO – Le carte ricavate dagli scarti agro-alimentari come il mais, il caffè e persino il kiwi: un’idea che è diventata realtà grazie ad un’azienda italiana che ha trovato il modo di darsi da fare nell’economia circolare. Leggiamo la storia di Crush, questo particolare prodotto ecologico realizzato da Favini, dalla notizia di Graziano Massimini su verbanianotizie.it.
Crush: sempre più ecologica, oggi la carta viene realizzata anche con gli scarti agro-alimentari
Ecco allora che kiwi, mais e caffè danno vita a carte dalle caratteristiche e dalle tonalità uniche. L’idea è tutta italiana. Realizzata per il 15% con i sottoprodotti di mais, agrumi, kiwi, olive, mandorle, nocciole e caffè, la carta è stata sperimentata e studiata per il mondo del packaging. La cellulosa impiegata per realizzare il prodotto proviene per il 30% inoltre da cellulosa riciclata, mentre il resto è comunque certificato FSC, ovvero proveniente da foreste gestite in maniera sostenibile ed è sbiancata senza l’utilizzo di cloro (ECF).
L’energia impiegata in azienda è 100% rinnovabile e autoprodotta
Insomma una carta ecologica e dalle caratteristiche uniche, anche tattili, tant’è che sono visibili gli stessi residui organici nella trama. Una carta unica, che è stata premiata come “soluzione più innovativa di packaging ecologico” al Luxe Pack in Green Award, tenutosi a Monaco lo scorso anno.
L’azienda non è nuova a queste iniziative: da anni impiega le proprie risorse nella ricerca e nello sviluppo di materiali alternativi ed ecologici per la realizzazione dei propri prodotti. Ne è un esempio la Shiro Alga, la prima carta al mondo realizzata a partire dalla cellulosa delle alghe in eccesso raccolte nella laguna di Venezia.
Il progetto piace anche all’estero, tanto che Favini si sta rivolgendo alle coste bretoni per la raccolta delle alghe in eccesso, viste le difficoltà burocratiche riscontrate ultimamente nel nostro paese. Dopo che anche il colosso della carta indonesiano, l’Asia Pulp and Paper, ha annunciato di voler fermare la deforestazione in Indonesia e di contribuire a proteggere gli habitat dell’isola, da oggi le foreste hanno un motivo in più per respirare aria di cambiamento, perché le alternative ci sono.