MILANO – Circa 86 mila sacchi: poco più di 5.100 tonnellate. È il caffè raccolto quest’anno dalla Bolivia secondo i dati più aggiornati dell’Ico. Un volume che potrebbe più che decuplicare nel giro di pochi anni.
Il paese andino punta infatti a portare la produzione a un milione di sacchi entro il 2022.
E ha varato a tale scopo un Programma Nazionale del Caffè, che andrà a beneficio di oltre 6.600 famiglie di 29 comuni dell’area di La Paz, Cochabamba e Santa Cruz.
Ad annunciarlo è stato lo stesso presidente Evo Morales, davanti a migliaia di piccoli produttori della regione tropicale di Caranavi, durante una cerimonia ripresa dai principali media del paese.
Mercato garantito
“Il caffè boliviano ha un mercato garantito, perché è coltivato in altitudine” ha dichiarato il vulcanico leader sud americano.
Che a dire il vero è soprattutto un cultore del mate de coca (la bevanda tradizionale fatta con le foglie di coca, ndr.) più che del caffè.
Tanto da regalare tre libri sulla coca persino a Papa Francesco, in occasione della visita che il pontefice fece in Bolivia due anni fa.
Puntare sulla Cina
Il caffè bio boliviano punterà in particolare sul mercato cinese, forte di un protocollo fitosanitario e commerciale sottoscritto a giugno con il governo di Pechino.
Il vantaggio competitivo del comparto boliviano è quello di poter offrire caffè biologici di alta qualità coltivati in una fascia altimetrica compresa tra i 1.000 e i 3.000 metri di altitudine, ha dichiarato il ministro dello sviluppo rurale César Cocarico.
L’impegno del governo
È previsto lo stanziamento di un finanziamento iniziale di quasi 30 milioni di dollari nell’arco di cinque anni.
Il governo coprirà a fondo perduto il 70% dei costi di rinnovo ed espansione delle piantagioni, nonché di assistenza tecnica e sostegno alla commercializzazione.
Attualmente, la coltura biologica del caffè si estende su un totale di meno di 50 mila ettari.
