MILANO – Trasformazione digitale ma con ampi spazi di miglioramento. È questa la principale indicazione che emerge dalla nuova ricerca realizzata da The European House – Ambrosetti e Workday intitolata “Innovazione e nuovi modelli organizzativi: obiettivi e sfide per i CFO” (scaricabile a questo link) che si è posta l’obiettivo di approfondire quali sono i driver di cambiamento che stanno influenzando la funzione amministrativa, finanziaria e di controllo delle aziende italiane, analizzando lo stato di adozione del digitale nelle imprese in una situazione attuale di mercato contraddistinta da spiccata volatilità e instabilità economica.
Gli investimenti
Analizzando gli investimenti in relazione al fatturato, la ricerca evidenzia che per l’81% delle imprese italiane il budget dedicato alla trasformazione digitale non supera il 10% del fatturato complessivo. I dati della ricerca mostrano che:
- il 16% delle aziende investe meno dell’1% in relazione al proprio fatturato;
- il 65% delle aziende investe tra l’1% e il 10% in relazione al proprio fatturato;
- l’11% delle aziende investe tra il 10 e il 20% in relazione al proprio fatturato;
- l’8% delle aziende investe oltre il 20% in relazione al proprio fatturato.
A livello di volumi, considerato l’ultimo triennio, la maggior parte delle aziende intervistate (il 59%) ha investito meno di un milione di euro nella trasformazione digitale. In particolare:
- il 25% ha investito non più di 100.000 euro;
- il 26% ha investito tra 100.000 e 500.000 euro;
- l’8% ha investito tra 500.000 e un milione di euro;
- Il restante 41% ha investito più di un milione di euro.
La ricerca segnala che non ci sono aziende che non hanno effettuato investimenti digitali negli ultimi tre anni.
“La trasformazione digitale rappresenta un insieme di profondi cambiamenti tecnologici, organizzativi, sociali e manageriali che sta pervadendo tutti gli aspetti della vita sociale” indica Corrado Panzeri Partner di The European House Ambrosetti e responsabile dell’Innovation and Technology Hub.
“Come tale, la digitalizzazione non si limita alla semplice adozione di nuove tecnologie bensì abilita la possibilità per i cittadini, per gli ecosistemi business e per la pubblica amministrazione di fruire di servizi innovativi, di vivere nuove esperienze, di poter accedere a grandi quantità di contenuti creando opportunità di contatto impensabili fino a qualche anno fa. La diffusione della digitalizzazione richiede pertanto un’evoluzione in parallelo delle tecnologie, dei modelli organizzativi e del capitale umano per valorizzare appieno gli investimenti che le aziende stanno facendo e per trasferire i benefici dell’innovazione sia agli utenti finali sia al personale delle imprese”.
Le tecnologie utilizzate
La survey ha permesso di raccogliere importanti evidenze circa lo stato di adozione delle principali tecnologie digitali utilizzate dal mondo imprenditoriale: l’82% delle aziende italiane ha adottato soluzioni di cloud computing per facilitare e ottimizzare il proprio business come soluzioni di human e financial management.
“Le moderne soluzioni cloud richiedono un approccio completamente diverso dal passato. Le aziende italiane necessitano di tecnologie agili che permettono di potere scalare facilmente e fare fronte a scenari di mercato mutevoli ma senza perdere focus sull’innovazione continua che il cloud offre. Workday offre una soluzione moderna e integrata per la gestione delle finanze e delle risorse umane, consentendo alle organizzazioni di sostituire sistemi obsoleti e frammentati e di evitare potenziali ostacoli che potrebbero compromettere le loro iniziative di business. Per questo ci impegniamo a posizionarci come player di riferimento in Italia per la gestione finanziaria e delle risorse umane”, afferma Andrea Cissello, Interim Country Manager per l’Italia di Workday.
Dopo le soluzioni di cloud computing, queste sono le tecnologie più utilizzate dalle imprese italiane:
- Business Application (62%)
- Cybersecurity (53%)
- Big Data e intelligenza artificiale (46%)
- Internet delle cose (38%)
- Robotica e automazione (36%)
- Calcolo ad alte prestazioni (HPC) (11%)
Per quanto riguarda la funzione finanziaria e amministrativa i CFO hanno sottolineato l’importanza di avere dati e modelli accurati per valutare gli investimenti in tecnologie digitali necessari per la trasformazione dei modelli di business e l’innovazione dei processi aziendali.
Inoltre, la ricerca evidenzia l’importanza di stabilire rapporti di collaborazione attiva tra la funzione finance e la funzione IT per superare gli ostacoli che possono compromettere la reperibilità, la fruibilità e il successivo utilizzo dei dati, come i rischi legati alla sicurezza e alla data governance, le limitazioni delle infrastrutture tecnologiche interne e le problematiche inerenti alla sicurezza come i possibili attacchi informatici che sono sempre di più all’ordine del giorno per le grandi organizzazioni.
Un paradigma culturale
La ricerca ha evidenziato inoltre che il vero limite all’adozione di nuove tecnologie digitali è legato a fattori “soft” come la cultura aziendale e le competenze, piuttosto che alla carenza di fattori “hard” quali l’assenza di infrastrutture adeguate. Più della metà dei rispondenti ha indicato che il ritardo nell’innovazione digitale sia dovuto alla cultura aziendale (52%) e alla carenza di competenze (48%). Tra le altre cause che ostacolano l’adozione delle tecnologie digitali nelle aziende vi sono:
- Incertezze sul ritorno degli investimenti (ROI) (32%)
- Mancanza di investimenti (30%)
- Mancanza di infrastrutture adeguate (18%)
- Difficoltà legate all’indisponibilità dei fornitori (17%).
Alcuni di questi ostacoli e limitazioni per la trasformazione digitale chiamano in causa direttamente il ruolo del CFO svolto all’interno dell’azienda confermando che in periodi caratterizzati da incertezza economica e volatilità tutte le aziende devono da un lato sapersi aprire all’innovazione mentre dall’altro devono mantenere un forte spirito di coesione interno e nella C-Suite e un elevato allineamento sulle priorità strategiche che deve raggiungere l’impresa.
Key Takeway: i 7 pilastri su cui sviluppare l’organizzazione del futuro
In conclusione, la ricerca The European House – Ambrosetti e Workday indica 7 driver di sviluppo per le strategie di innovazione digitale:
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Attenzione all’ecosistema esterno
Occorre definire il modello di business aziendale in coerenza con l’ecosistema esterno, valutando caso per caso e settore per settore l’opportunità e la necessità di adottare schemi di coopetizione con partner e/o competitor;
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Finance sempre più strategica
La funzione finance deve essere attivamente coinvolta nella formulazione della strategia aziendale ampliando progressivamente il ruolo tradizionalmente ricoperto fino ad oggi;
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Metriche ESG essenziali
Occorre affiancare, alle tradizionali misure di performance basate sulla contribuzione delle diverse linee di business alla generazione di valore, nuovi modelli di misurazione e nuove metriche (KPI) che tengano conto anche della sostenibilità sociale e ambientale, in aggiunta alla dimensione economica;
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Rising Risks
Diventa sempre più urgente diffondere a tutti i livelli della struttura organizzativa la cultura del rischio promuovendo la condivisione dei modelli e delle metriche di monitoraggio e favorendo la diffusione a tutte le strutture delle capacità di identificare gli eventi aleatori che possono minare la sopravvivenza aziendale;
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Capitale umano realmente al centro
Per accrescere il vantaggio competitivo le aziende devono cogliere tutte le opportunità di valorizzazione del capitale umano quale presupposto irrinunciabile per creare team molto motivati ed orientati al conseguimento dei target di performance definiti;
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Skills contamination
Le aziende devono sviluppare un clima interno favorevole alla collaborazione a tutti i livelli dell’organizzazione favorendo la contaminazione delle competenze, lo spirito di team e lo sviluppo di una cultura orientata al lavoro di squadra;
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Technology top of mind
Per conseguire pienamente i benefici legati alla digitalizzazione occorre adottare le architetture applicative più idonee in relazione al modello di business che l’azienda persegue privilegiando le soluzioni che offrono maggiori gradi di libertà e garantiscono i livelli di flessibilità più elevati per fronteggiare le nuove sfide poste dai mercati e per soddisfare le esigenze in continua evoluzione dei consumatori.