MILANO – Da Firenze si parla di Kiple – nato dalla crasi delle due parole “keep” e “people”, la parola Kiple si riferisce alla forza di unione conviviale che si crea intorno alla tazza di caffè, come momento di unione e amicizia tra persone – un grinder single shot al servizio del consumatore più attento alla bevanda che si prepara a casa, senza però dover per forza avere particolari conoscenze da barista.
Ugo Albanese, Salvatore Vaccari, Romeo Albanese, Marco Picchioni, Margherita Loli, Filippo Zuti Giachetti, Filippo Brizzi, soci e la designer Alice Zuti Giachetti, la maggiorparte sotto i 35, con un’età media di 32: sono loro i protagonisti di questa avventura che ora prende il via con una campagna su Kickstarter. Obiettivo da raggiungere, almeno 10mila euro in un mese.
Kiple grinder si potrebbe definire monodose, come appunto il sistema delle capsule. Ci spiegate bene il funzionamento e in cosa si differenzia dal classico macinacaffè on demand?
“Kiple grinder è diverso da un macinacaffè on demand perché non è stato creato per contenere chicchi nella tramoggia ma per preparare dei single shot. Rientra in effetti proprio in questa categoria e come tale nasce con tutte le caratteristiche di questi strumenti: zero ritenzione, facilità di utilizzo, rapidità e versatilità su diverse granulometrie per varie estrazioni. È più semplice degli on demand classici.
Tutti parlano di zero retention ma in pochi riescono a garantirla. Il nostro gruppo di macinatura interno è invece dotato di un condotto di ingresso dei chicchi di caffè, prima della fuoriuscita e tramite macine coniche e un sistema specifico, i grani arrivano più direttamente all’interno ed escono in un contenitore chiuso che evita la creazione di sporco e la dispersione del macinato.
Con una geometria che convoglia i grani all’interno della macina, si passa direttamente nello spazio di raccolta. Possiamo ottenere la zero retention proprio perché, a differenza dell’on demand, nel nostro caso abbiamo abbreviato i passaggi che deve fare il caffè prima di uscire.
Le macine coniche aiutano in questo senso. Stiamo anche lavorando su quelle piane, ma è più complesso gestire il flusso della polvere. Siamo in fase di studio attualmente.”
Qual è il suo valore aggiunto, la vera innovazione di Kiple?
“Il funzionamento combinato con un sistema a single shot che consente di abbattere le barriere di complessità e ampliare la versatilità di utilizzo. L’abbiamo pensato per democratizzare il grinder e renderlo alla portata di tutti, anche di chi non è operatore, ma un semplice curioso che è appassionato di caffè.
Chiunque può riuscire a ottenere un ottimo espresso o un filtro senza avere particolari competenze: grazie alla Beanbox che contiene chicchi interi predosati e le indicazioni della granulometria semplicemente da impostare ma già settate, il consumatore può regolare facilmente il macinato. Non c’è rischio di sbagliare.”
Perché avete scelto il formato delle beanbox?
“Bean box è diversa anche esteticamente dal formato standard di una capsula del supermercato (che contiene dai 5 grammi di Nespresso ad un massimo 8 grammi di polvere per Lavazza Blue; n.d.C.). La nostra più piccola contiene tra i 7 e i 9 grammi di chicchi interi per la single dose in espresso, mentre quella doppia arriva sino ai 22 grammi di chicchi, perfetta per i double shot, la moka – con delle combinazioni che permettono di raggiungere anche le 8 tazze -, l’Aeropress – tra i più comuni – V60, Chemex e le altre estrazioni come French Press con una granulometria più alta.
Pensiamo di aggiungere in futuro qualcosa per l’infusione a freddo.”
Quindi esistono diversi formati e miscele? Di quale materiale sono composte le capsule e quanti grammi di caffè contengono?
“Abbiamo studiato una linea in base a ciò che va più in voga tra i grandi player del settore per il canale home e poi anche tra le micro roastery per i filtrati. Tramite una selezione abbiamo realizzato 5 diverse proposte: ogni nostro caffè ha un nome composto da 4 lettere, che rappresenta le sue caratteristiche. Ciro, più intenso, miscela di Arabica e Robusta, che supera il 20%, un decaffeinato Elio. Poi tre miscele specifiche per il filtro, Alba, Sofi, Argo: l’ultimo è un monorigine tostato chiaro, Sofi è una via di mezzo, medium roasted 100% Arabica, Alba è uno specialty dark roasted, 100% Arabica.
Abbiamo deciso di collaborare con dei micro roaster di specialty per sviluppare queste soluzioni che sono di alta qualità ma non per forza specialty per coffee geek.”
Ma poi le beanbox di che materiale sono composte, come preservano e quanto a lungo, la qualità del caffè?
“Attualmente abbiamo scelto di costruirle in polipropilene 100% riciclabile da fonti rinnovabili, smaltibili nella plastica. La shelf life è semplice da risolvere: rispetto alle capsule tradizionali, noi usiamo i chicchi e non la polvere, preservati dalla chiusura sottovuoto in un contenitore non permeabile all’ossigeno e all’umidità. La capsula una volta svuotata dai grani, non ha residui che eventualmente creano problemi nel riciclo.
Stiamo studiando la plastica compostabile, ma la realtà è che ad oggi non sono sostenibili economicamente né sono di reale beneficio ecologico: non garantiscono in termini alimentari la sicurezza del contatto con gli alimenti su un tempo prolungato. In più il loro smaltimento non è sempre così green come si racconta.
Quando saremo sicuri che sarà una vera soluzione, ci muoveremo in questo senso.”
Quanto costano Kiple e le bean box?
“Sulla campagna Kickstarter, partita il 29 gennaio, il costo è diverso: si parte dai 279 euro per i primi 100, con caffè per un mese (4 scatole) e si sale in funzione di chi arriva prima cronologicamente e si arriva di un massimo di 379. Il prezzo medio di Kiple è sui 315-330 euro, a seconda dal paese di spedizione e della customizzazione.” In seguito, quando partirà la produzione standard, si ragiona con la modalità dell’abbonamento come le classiche macchine monodose.”
Estero e Italia? Dove puntate?
“Il mercato di riferimento resta il Nord Europa, Stati Uniti, Inghilterra e Germania. Noi certo punteremmo anche all’Italia, ma siamo ancora indietro su questo tema. Non siamo abituati a pensare che ci sia da spendere per macinare il caffè. È un dato di fatto ancora molto presente.
Il trend del single shot all’estero è sempre più significativo e le aziende richiedono una maggiore versatilità, così abbiamo pensato a Kiple: unendo la semplicità del sistema capsule per offrire qualità e flessibilità a chiunque. Abbiamo già una società che ci ha finanziato dalla nostra partenza, abbiamo vinto dei bandi nazionali per supportarci e poi la ricerca e sviluppo è durata un anno e mezzo.
Kiple è stato costruito come prodotto valido anche per chi vuole usarlo come macinacaffè senza l’acquisto di beanbox. Basta inserire i grani che si possiedono già e impiegarlo come un macinatore on demand classico.”
Ma con l’umidità come gestite la cosa? A seconda della giornata la granulometria può variare anche sensibilmente
“Essendo chiuso dentro la confezione ermetica e macinato al momento il caffè in chicchi e di conseguenza la polvere non sono soggetti alle variazioni ambientali. O comunque lo sono in minima parte.”
La campagna su Kickstarter: quando sarà attiva e quali obiettivi vi siete dati?
“La campagna dura un mese e l’obiettivo che ci siamo posti per ora è di circa 10mila euro. Il passo successivo sarà procedere poi alla produzione in larga scala. Abbiamo la nostra sede produttiva a Firenze dove realizziamo e distribuiamo anche altri prodotti del settore.
Partirà poi in seguito la campagna su Indiegogo on demand, che fa riferimento a quella di Kickstarter e la trasforma in una vendita impostata come un e-commerce.”