NAPOLI – L’Art. 27, comma 3, della Costituzione Italiana recita: “Le pene non possono consistere in trattamenti contrari al senso di umanità e devono tendere alla rieducazione del condannato”. Con questa premessa, e grazie al lavoro di intermediazione dell’Ufficio per la pastorale sociale e del lavoro dell’Arcidiocesi di Napoli, nella persona di Antonio Mattone, dopo mesi di incontri, studi, confronti e approfondimenti tra Giulia Russo, direttore della Casa Circondariale “P. Mandato” di Secondigliano, e Mario Rubino, presidente di Kimbo S.p.A., con l’assenso del Capo del Dipartimento dell’Amministrazione Penitenziaria, si è giunti il 16 settembre 2024, nella sala conferenza del Carcere, alla firma del protocollo d’intesa per il progetto “Un Chicco di Speranza”.
Oltre che dalla dottoressa Russo e dal dottor Rubino, il protocollo è stato siglato anche da monsignor Domenico Battaglia per la Diocesi di Napoli, e da Patrizia Mirra, presidente del Tribunale di Sorveglianza di Napoli, parti attive e fondamentali per l’attuazione e lo sviluppo del progetto.
“Un chicco di speranza” è partito dall’ifficio del lavoro dell’Arcidiocesi che si è adoperato a sensibilizzare la Kimbo affinché proponesse a favore dei detenuti della C.C di Secondigliano un progetto di formazione e di avviamento al lavoro “reale e costruttivo” per “creare i presupposti di una cittadinanza attiva”, come recita il pay off del progetto.
Presentato alla stampa ed alle autorità nazionali e cittadine, il protocollo impegna le parti a sviluppare i seguenti focus:
- organizzare per i detenuti individuati, secondo tempi e modalità da concordare con i referenti della casa circondariale, un’attività di training funzionale alla formazione professionale di barista quale opportunità di reinserimento sociale nonché come manutentore tecnico, quale opportunità di reinserimento sociale e lavorativo;
- d’intesa con i referenti dell’istituto penitenziario in premessa, sarà allestito all’interno dell’istituto un magazzino ricambi per le macchine bar di proprietà di Kimbo da riparare o rigenerare, nonché, per i detenuti in semi-libertà, la possibilità di prelievo e riconsegna presso i punti vendita bar delle macchine da caffè di proprietà di Kimbo su cui intervenire tecnicamente (si valutarà in corso d’opera la possibilità di istituire all’interno dell’istituto penitenziario delle officine tecniche per l’esecuzione a cura dei detenuti anche in regime di 20 ter o 21, nonché beneficiari della misura alternativa della semi-libertà, delle attività di rigenerazione delle macchine da caffè di proprietà dell’azienda Kimbo da utilizzarsi nel settore bar horeca, coinvolgendo tempestivamente la magistratura di Sorveglianza per gli aspetti di competenza);
- con il coinvolgimento della Facoltà di Agraria della “Federico II”, è allo studio la coltivazione di una piccola piantagione di caffè in un percorso di sostenibilità, sfruttando le potenzialità organolettiche di un appezzamento di terreno, dell’estensione di 10.000 mq, ubicato nel perimetro dell’istituto penitenziario.
“L’educazione alla cittadinanza è da intendersi come una attività che mira ad aiutare le persone in esecuzione penale a diventare cittadini attivi, informati, responsabili e capaci di assumersi responsabilità per loro stessi e per le loro comunità, una volta reinseriti nella società”, ha dichiarato Giulia Russo a margine della mattinata che si è conclusa con un light lunch al Kimbo Training Center al quale hanno potuto partecipare anche i 10 detenuti selezionati per le prime attività del progetto.
“Abbiamo ricevuto tanto dalla città di Napoli, in 60 e più di attività, e significativamente siamo e restiamo in questa area della città per manifestare la nostra gratitudine – ha affermato Mario Rubino – “Se oggi Kimbo è il caffè di Napoli distribuito in 100 paesi del mondo lo dobbiamo anche alle nostre radici. Siamo nati nel Rione Sanità nel 1963 e i fondatori della nostra azienda, Elio, Francesco e Gerardo Rubino, hanno scelto Melito di Napoli come area per impiantare lo stabilimento industriale credendo e investendo sul territorio”.
Rubino aggiunge: “Oggi sentiamo il dovere di restituire, nel nostro piccolo, a chi tanto ci ha dato. E, con l’esperienza di trent’anni di medico del Pronto Soccorso del più grande ospedale del Sud Italia, spero tanto di non essere l’unico, ma di riuscire a coinvolgere presto altri imprenditori nella mia visione di benessere e di sostenibilità sociale”.
“La Magistratura di Sorveglianza – ha confermato Patrizia Mirra – vigilerà e supporterà le attività e gli spostamenti dei detenuti, anche con l’emissione di provvedimenti eventuali che, nei termini di legge, dovessero rendersi necessari”.
“L’idea dell’amministrazione penitenziaria moderna è quella di puntare verso una esecuzione della pena che non sia un fenomeno soltanto segregativo – ha spiegato in collegamento da Roma Giovanni Russo, capo del dipartimento dell’amministrazione penitenziaria del Ministero della Giustizia – Il nostro concetto di umanizzazione della pena passa proprio per una revisione del significato stesso delle modalità attraverso le quali noi intendiamo affrontare il detenuto e le sue attività”.
Russo aggiunge: “La rieducazione è multipla, plurale, passa attraverso una revisione dei comportamenti e la ricostruzione di un rapporto sociale. E l’iniziativa che Kimbo, Diocesi di Napoli e Casa Circondariale di Secondigliano hanno siglato questa mattina è un esempio virtuoso. Il progetto “Un Chicco di Speranza” è lo strumento attraverso il quale agenzie sociali così importanti come la chiesa, come un’impresa affermata desiderano in qualche modo partecipare all’operazione di rieducazione che non può spettare soltanto solo all’amministrazione penitenziaria e non può essere confinata alle sue sole forze”.
Russo conclude: “Da napoletano sono contento che tutti i partecipi del protocollo che si è firmato oggi siano un grande esempio di solidarietà e di generosità partenopea, anche perché non abbiamo dovuto inseguire gli imprenditori Rubino o la Diocesi ma sono stati loro che ci hanno incalzati affinché tutto questo si potesse concretizzare”.
“Questo progetto non è un atto di pietismo – ha concluso monsignor Domenico Battaglia – non è una solidarietà vuota, piuttosto è un senso di giustizia. Perché il diritto da solo non basta. Quello che ci salva, quello che fa bene alla società, è la capacità di fare rete, tutti insieme. Quello che ci salva è il “noi”, una società dove chi sta dietro può andare avanti. Il “fare rete” e il “noi” sono il senso di questo progetto di speranza”.
I corsi per barista professionale partiranno nell’aula del Kimbo Training Center nella seconda metà di ottobre 2024.
L’Arcidiocesi di Napoli, attraverso l’Ufficio per la pastorale sociale e del lavoro, nella sua azione di impegno nella pastorale carceraria, seguita dal cappellano Giovanni Russo, si adopererà per stimolare l’interesse dei detenuti nei confronti del progetto favorendone la comprensione e l’importanza di impegnarsi in un progetto di prospettiva per il mondo del lavoro e soprattutto accompagnando e sostenendo moralmente i destinatari nello sviluppo di una dimensione personale positiva rispetto alla scelta professionale, nella prospettiva di costruzione di un nuovo progetto di vita.