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domenica 17 Novembre 2024
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Kimbo: dieci detenuti di Scampia ottengono il diploma di barista professionista con il progetto Un chicco di speranza

Il corso, articolato in quattro giornate di teoria e di pratica, ha visto i detenuti studiare tra i banchi del Kimbo Training Center, luogo di eccellenza dove gli esperti di caffè, che fanno continua ricerca per l’azienda, hanno condiviso le loro esperienze, la loro cultura, i loro piccoli segreti

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NAPOLI – Si chiamano Enzo, Davide, Raffaele, Roberto, Giuseppe, Antonio, Ciro, Francesco, Felice, Salvatore. Sono nati a Napoli, a Salerno, nelle province del Casertano, nel Vesuviano. Hanno età comprese tra i 63 e i 27 anni. Sono i dieci detenuti in attesa di libertà che, dopo aver seguito le quattro giornate di formazione con i docenti caffesperti formatori, lunedì 18 novembre 2024, alle 12:00, nell’aula del Kimbo Training Center di Scampia, a Napoli, riceveranno il diploma di barista professionista di I livello dalle mani di Giulia Russo, direttore della Casa Circondariale “P. Mandato” di Secondigliano, e di Mario Rubino, presidente di Kimbo S.p.A.

Il conseguimento del diploma da parte dei 10 detenuti rappresenta la conclusione del primo ciclo di attività previsto dal progetto Un chicco di speranza, partito dall’Ufficio del lavoro dell’Arcidiocesi di Napoli, nella persona di Antonio Mattone, che si è adoperato a sensibilizzare la Kimbo affinché proponesse a favore dei detenuti della C.C. di Secondigliano un progetto di formazione e di avviamento al lavoro “reale e costruttivo”.

Sostenuto e lodato dal Capo del dipartimento dell’amministrazione penitenziaria Giovanni Russo, da monsignor Domenico Battaglia e da Patrizia Mirra, presidente del Tribunale di Sorveglianza di Napoli, che vigila e supporta le attività e gli spostamenti dei detenuti, Un chicco di speranza porta così a compimento il primo obiettivo previsto del protocollo d’intesa: i dieci detenuti individuati hanno svolto, nell’arco di due mesi, un’attività di training funzionale alla formazione professionale di barista quale opportunità di reinserimento sociale e lavorativo.

I dieci detenuti che si diplomano al Kimbo Training Center di Scampia con Giulia Russo, Antonio Mattone e Mario Rubino (immagine concessa)

Il corso, articolato in quattro giornate di teoria e di pratica, ha visto i detenuti studiare tra i banchi del Kimbo Training Center, luogo di eccellenza dove gli esperti di caffè, che fanno continua ricerca per l’azienda, hanno condiviso le loro esperienze, la loro cultura, i loro piccoli segreti.

Strutturato in due aree didattiche – un’area tecnica con dieci postazioni altamente professionali ed un’area teorica per l’alta formazione con cinquanta posti a sedere e con i necessari servizi audiovisivi – il Kimbo Training Center è dotato anche di un vero e proprio bar dedicato alle diverse metodologie di estrazione del caffè, esperienza preziosa per i detenuti che hanno potuto fare pratica con le varie miscele.

Il progetto (immagine concessa)

L’Arcidiocesi di Napoli, nella sua azione di impegno nella pastorale carceraria, seguita dal cappellano Giovanni Russo, si è adoperata per stimolare l’interesse dei detenuti nei confronti del progetto, accompagnando e sostenendo moralmente i destinatari nello sviluppo di una dimensione personale positiva rispetto alla scelta professionale, nella prospettiva di costruzione di un nuovo progetto di vita.

“Un Chicco di speranza proseguirà nel 2025 per sviluppare i due successivi segmenti del progetto:

1) saranno allestiti all’interno dell’istituto penitenziario, in aule già individuate, un laboratorio ed un magazzino per la riparazione e la rigenerazione delle macchine bar di proprietà di Kimbo da utilizzare nel settore horeca; a questa attività saranno destinati sei detenuti in regime di art. 20 ter o 21, nonché beneficiari della misura alternativa della semi-libertà, i quali saranno preventivamente formati attraverso un corso tenuto nelle aule della casa circondariale da personale Kimbo altamente specializzato;

2) con il coinvolgimento della Facoltà di Agraria della “Federico II”, sarà sperimentata la coltivazione di una piccola piantagione di caffè in un percorso di sostenibilità, sfruttando le potenzialità organolettiche di un appezzamento di terreno, dell’estensione di 10.000 mq, ubicato nel perimetro dell’istituto penitenziario.

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