lunedì 23 Dicembre 2024
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Lavazza ha firmato con la compagnia aerea olandese Klm per la sostenibilità ambientale

Un circolo virtuoso che però non può sostenere la compagnia aerea da sola. Per questo Klm bussa alle porte delle grandi aziende e chiede loro di contribuire — economicamente — alla copertura della differenza dei costi tra il kerosene e il biocarburante nell’ambito del «Corporate biofuel programme». Di accordi con le aziende private — risponde Barry ter Voert — «ne sono stati siglati 12-15 in Olanda, uno in Svezia, due in Germania e il primo in Italia con Lavazza firmato a Milano» mercoledì 5 febbraio.

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MILANO – Lavazza fa decollare la sostenibilità sulle ali del primo areo elettrico creato in collaborazione con la compagnia Klm. Un’operazione che si preannuncia a impatto zero: la realizzazione dell’obiettivo che si sono posti in tanti nello stesso settore. Leggiamo la notizia completa dal corriere.it.

Klm e Lavazza rispondono all’effetto Greta

Il primo aereo elettrico potrebbe decollare, con passeggeri, tra non meno di trent’anni. Un’enormità. Per questo, in attesa del primo volo a impatto zero, decine di compagnie aeree cercano di attenuare l’inquinamento con diverse strategie. Anche per rispondere al movimento del «flight shaming» e all’«effetto Greta» che punta a scoraggiare il viaggio in aereo perché inquinante.

Uno dei modi è ricorrere alla compensazione delle emissioni di CO2. «Ma questo prevede che uno prima inquini volando, poi paghi», dice al Corriere Barry ter Voert, senior vice president Europa del gruppo Air France-Klm. Una modalità che nell’olandese Klm l’anno scorso ha visto 175 mila passeggeri sborsare un extra per compensare le emissioni, «quasi il doppio dell’anno prima».

Il «Saf»

La migliore «soluzione nel breve termine», ragiona ter Voert, c’è già. Si chiama biocarburante — o meglio: «combustibile per l’aviazione sostenibile» (Saf) —, riduce subito le emissioni dell’85%, peccato però che costi «due, tre volte il kerosene tradizionale». Come mai? «C’è poca domanda perché il prezzo è alto e di conseguenza la produzione è poca — sostiene il dirigente —. Allora dobbiamo stimolare la richiesta per aumentare la produzione e far ridurre il prezzo e così via».

L’accordo con le aziende

Un circolo virtuoso che però non può sostenere la compagnia aerea da sola. Per questo Klm bussa alle porte delle grandi aziende e chiede loro di contribuire — economicamente — alla copertura della differenza dei costi tra il kerosene e il biocarburante nell’ambito del «Corporate biofuel programme». Di accordi con le aziende private — risponde Barry ter Voert — «ne sono stati siglati 12-15 in Olanda, uno in Svezia, due in Germania e il primo in Italia con Lavazza firmato a Milano» mercoledì 5 febbraio.«Emissioni ridotte dell’85%»
«Noi investiamo anche sull’aereo elettrico — prosegue —, ma quello dovrebbe arrivare nel 2050, intanto bisogna fare qualcosa di concreto». Motivo per cui «nel 2022 inaugureremo in Olanda uno stabilimento che produrrà 100 mila tonnellate di biofuel l’anno e Klm si è impegnata a comprarne il 75%», sottolinea il manager. L’impianto di produzione sarà specializzato «utilizzerà principalmente rifiuti locali e flussi di residui come materia prima» e «sarà il primo del suo genere al mondo», fa sapere Klm.

La pressioni dei passeggeri

Barry ter Voert boccia l’idea del supporto economico e fiscale del governo per le compagnie che usano il biofuel. «Secondo me deve essere un’operazione di mercato: i vettori che gestiscono al meglio questo aspetto saranno preferite dai clienti». Anche perché, dice il manager, non ha senso che tutti — anche chi non vola — paghino per un servizio (il volo) che non usano.

Per quanto riguarda Klm le tappe verso le emissioni nulle prevedono la quota zero per le operazioni di terra entro il 2030. La «pressione» dei viaggiatori che preferiranno sempre di più le compagnie più ecosostenibili sarà un fattore chiave, secondo il dirigente. «Pressione che resterà: per questo chi non prende sul serio questo aspetto andrà verso il fallimento».

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