MILANO – Kevin Maccarinelli, dell’IPSEOA Caterina De Medici a Gardone Riviera, in provincia di Brescia, è il ragazzo che si è aggiudicato il primo posto nel Premio giornalisti, presentando una ricetta interessante, profumata, con una ricerca dietro legata fortemente al territorio. Dietro questo giovane e futuro professionista, la spinta del docente Artur Vaso, espertissimo sommelier che ora sta aprendo i suoi ragazzi e il suo istituto sul mondo caffetteria. E ci sta anche riuscendo, a giudicare dai risultati.
È contento di aver vinto questa prova, piuttosto che quella più tecnica?
“Onestamente sì, anche per un discorso mio più personale. Mi piace molto mettere del suo nelle cose che fa, ho una mente particolarmente comunicativa. Questa prova era il contesto ideale per esprimere la nostra creazione, mostrando più me stesso: è un traguardo molto importante.”
La comunicazione è essenziale quando si fa il lavoro del barista, a contatto con il cliente: è una cosa che le viene naturale?
“Mi sono allenato molto sulla preparazione del cocktail per essere più disinvolto nella parte pratica e così poter dare spazio alla parte più comunicativa. Ma effettivamente la parlantina è una mia caratteristica naturale.”
Ci sono cose che non è riuscito a raccontare alla giura e che invece terrebbe a condividere?
“In effetti mi sono un po’ trattenuto per non strafare. Ma magari avrei voluto evidenziare maggiormente la correlazione tra Goethe e il nostro territorio, valorizzare ancora di più gli ingredienti del nostro territorio. Quello che ha dato il tocco in più al cocktail è stata la spolverata di scorza di limone finale, che ha conferito quell’aromaticità che invoglia e dà l’impatto agrumato che desideravamo.”
Quanto tempo avete impiegato a realizzare la ricetta?
“E’ un’idea su cui abbiamo cominciato a pensare con la ricerca, durata due-tre mesi, a partire da quando ci hanno comunicato di essere tra i finalisti. È stato un lavoro intenso”.
Il caffè nel suo cocktail che ruolo ha?
“Fa da amalgama, da ponte, tra gli agrumi e la bevanda vegetale che di per sé è stato un ingrediente difficile da inserire in un cocktail, soprattutto quella a base d’avena che ha un sapore particolare. Quindi il caffè concorda gli agrumi con il sapore dell’avena, rimanendo comunque protagonista.”
Anche lei ha un’idea di un suo locale in cui servire questo cocktail?
“Non so ancora se questa sarà la mia unica strada professionale. Potrei anche aprirmi ad altri settori, come il bartending che mi permetterebbe di innovare, dove tutto è possibile al di là della caffetteria esclusiva.
Poi per quanto riguarda l’inserimento di un cocktail di questo genere, non c’è ancora in Italia la cultura del cocktail al caffè esclusi i grandi classici. Eppure penso che possa funzionare, magari abbinandoli al proprio territorio, a un’idea letteraria, promuovendoli: una volta fatto conoscere, un drink si vende da solo.”
Maccarinelli, quindi per lei questa esperienza è riuscita?
“La consiglierei a tutti. Mi ha fatto vedere un mondo che non conoscevo, e mi ha fatto riscoprire la caffetteria: sono un grande amante del caffè ma sulle preparazioni non mi sentivo particolarmente stimolato. Dal punto di vista personale ho imparato come reagisco all’ansia, all’inserimento all’interno di un gruppo più ampio e differente.
Quindi mi ha fatto riscoprire me stesso, la mia capacità di interagire con altri concorrenti. Mi ha lasciato molto e sarebbe importante che scuole come la mia insistesse su questa via. E’ un’opportunità per i ragazzi per mettersi davvero in gioco a partire dalle prime selezioni.
Il divario ovviamente in termini di attrezzature è innegabile, ma la mia scuola si è impegnata sempre e in tutto a fornirmi macchine il più possibile adeguate e agevolarmi. Un grazie grande va al mio docente, naturalmente.”