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Kent Bakke, ceo di La Marzocco International ritratto sul Seattle Times

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MILANO – Il quotidiano americano The Seattle Times – sempre molto attento a quanto accade sulla scena americana del caffè – ha dedicato pochi giorni fa un ritratto (a firma di Melissa Allison) a Kent Bakke, ceo di La Marzocco International. Personalità carismatica nel mondo dello specialty coffee d’oltreoceano, Bakke può definirsi a ragione uno dei pionieri dell’espresso in terra americana. Importatore delle macchine La Marzocco (come pure di Cma e Mazzer) sin dagli anni settanta, Bakke si riteneva inizialmente fortunato se riusciva a vendere 3-4 macchine al mese in tutto il nord-ovest degli Stati Uniti.

Kent Bakke, il carisma dello specialty

La svolta arrivò con il boom di Starbucks, che scelse le macchine La Marzocco per tutti i suoi locali apprezzandone, in particolare– come ricorda il co-fondatore della catena di Seattle Jerry Baldwin – il sistema di preinfusione, che garantiva una maggiore aromaticità della bevanda. Bakke chiese all’azienda fiorentina di potenziare la produzione per far fronte alla domanda sempre più sostenuta da parte dell’insegna di caffetterie americana. E, alla fine, rilevò a tale scopo, nel 1994, assieme a un piccolo gruppo di investitori americani, il 90% del pacchetto di La Marzocco srl costituendo quindi La Marzocco International. Aprì poi una seconda fabbrica, a Ballard, un sobborgo di Seattle.

La produzione crebbe a 140 macchine al mese, di cui la metà per conto di Starbucks. La parabola terminò nel 2004, quando Starbucks optò per le macchine superautomatiche, più facili da usare: una scelta motivata anche dall’esigenza di semplificare e velocizzare la formazione delle migliaia di nuovi baristi assunti ogni anno dalla compagnia di Seattle. Più tardi, lo stesso Howard Schultz rimpiangerà la poesia e la teatralità delle macchine manuali e il loro sacrificio in nome della maggiore praticità di esercizio delle superautomatiche. La Marzocco accusò il colpo: dovette chiudere il suo stabilimento americano, che occupava una ventina di dipendenti, e perse svariati milioni di fatturato. Ma l’emergere di numerosi esercenti indipendenti desiderosi di differenziarsi da Starbucks creò nuove opportunità per il brand.

Nel 2004, la svizzera Franke acquisì Esi (Espresso Specialist, Inc), distributore americano di La Marzocco

Tre anni più tardi, Esi venne ribattezzata Franke Coffee Systems North America, Inc. Le politiche commerciali e di servizio del colosso elvetico (leader mondiale nei lavelli per cucine) in terra americana, non fecero calare le vendite, ma disorientarono la clientela tradizionale di riferimento, abituata, secondo Bekke, a un legame più umano e diretto con il distributore. Nel 2009, Franke decideva di rinunciare alla distribuzione delle macchine La Marzocco per concentrarsi sulle superautomatiche puntando al target delle grandi catene di fast food.

La distribuzione veniva così riacquisita da Kent Bekke e soci attraverso la neocostituita La Marzocco Usa

Dal nuova stabilimento di Firenze – si legge in conclusione dell’articolo – escono oggi quasi 4 mila macchine all’anno: più di quante non ne venissero prodotte ai tempi in cui La Marzocco era fornitrice ufficiale di Starbucks. E intanto, la concorrenza si fa sempre più agguerrita, anche da parte dei competitor americani, come Synesso o Slayer. Ma la vera sfida, secondo Bekke è quella contro un vasto mercato costituito da macchine che producono “un espresso mediocre”. “Cerchiamo di spingere il cliente a compiere una scelta che gli consenta di migliorare il suo prodotto. La nostra priorità maggiore è la soddisfazione del cliente”.

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