ARINO DI DOLO (Venezia) – Il cuore del macinino è la macina, la parte meccanica che influisce sulla granulometria e sul risultato in tazza. Quello che è meno noto è che la gran parte delle macine nascoste nei macinadosatori di tutto il mondo è marcata Keber, da 30 anni il punto di riferimento nell’industria internazionale del caffè per la produzione di macine in acciaio.
Qualche numero per definire subito questo gioiello dell’industria italiana che, dal 2019 è parte del Gruppo Cimbali anche se è azienda autonoma e indipendente.
Nel 2022, a fronte di un fatturato di 7,5 milioni di euro, ha avuto oltre 100 clienti: tutte le aziende leader del settore. Gli addetti nello stabilimento di 4.000 metri quadrati sono 30 e lavorano su 2 turni, 10 negli uffici.
Per soddisfare la fame di macine dei clienti Keber, sempre nel 2022, ha prodotto oltre un milione di pezzi tra coniche (30%) e piane (70%), 4.000 al giorno, di 500 tipi diversi realizzati per macinadosatori, macchine superautomatiche e per il vending. I clienti sono al 70% in Italia e per il 30% all’estero. La quota mondo è tuttavia più alta perché molto macinadosatori prodotti in Italia sono distribuiti soprattutto all’estero e montano macine made in Arino.
Keber si presenta come un’azienda modello che cresce ogni giorno sulla spinta di investimenti che sfiorano il 20% del fatturato. In questo modo oltre 100 macchine a controllo numerico molte robotizzate sono utilizzate nel ciclo produttivo.
La gran parte sono macchine modernissime, ma affiancate dalla decina di instancabili macchine originali, quelle autocostruite negli anni 70 dallo scomparso, il 3 febbraio 2018, maestro de Botéga Maurizio Keber, quando la fabbrica si chiamava appunto ancora Bottega.
Si tratta di macchine utensili con il basamento rigorosamente di ghisa per eliminare le vibrazioni e aumentare la precisione delle lavorazioni, e ancora perfettamente funzionanti. Tenute in vita con affetto e accurate revisioni.
Una macina può costare da 2 a 2.000 euro
I prezzi? Una macina può costare da 2 a 2.000 euro (quello nello speciale acciaio vidia 240) e permettono una riaffilatura dei denti, in fabbrica, fino a 10 volte. Una curiosità: tra i clienti uno specialista odontotecnico che macina i denti per realizzare protesi.
La Keber ha aperto le porte per la prima visita allo stabilimento spiegata da Christian Biscontin che è direttore operation in Gruppo Cimbali e amministratore delegato di Keber, Andrea Fadel direttore commerciale e Erika Keber, figlia del fondatore, azionista, consigliere d’amministrazione e responsabile dell’amministrazione e dei rapporti con il cliente. C’era anche Filippo Mazzoni, Coffee e tecnology specialist di Gruppo Cimbali, per una serie di assaggi di caffè preparati con macine differenti. L’occasione della visita erano il lancio del nuovo marchio e del sito aziendale.
Così si è parlato della storia dell’azienda e di che cosa rappresenta oggi Keber. Con un nuovo logo che esprime al meglio l’identità del marchio valorizzandone lo storico know how contestualizzandolo nel panorama dell’eccellenza contemporanea.
Come nascono le macine su misura con un approccio sartoriale per ogni cliente
Ma entriamo nel dettaglio per scoprire come gli specialisti Keber progettano e realizzano macine su misura per le richieste di ogni cliente. Tutto parte dallo sviluppo di nuove tecniche di costruzione e nell’utilizzo di materiali innovativi, trattamenti termici di fine lavorazione e rivestimenti per ottenere la migliore qualità per i prodotti in modo da soddisfare le esigenze dei clienti con un approccio estremamente customizzato che in Keber definiscono sartoriale.
Ogni macina prodotta è costruita su misura in base alle specifiche richieste di ogni cliente che è coinvolto fin dalla progettazione del prodotto destinato poi alla produzione in serie. L’obiettivo dei progettisti Keber è sempre quello di conoscere le necessità in termini di produttività e per ottenere ogni volta l’espresso perfetto.
Una volta definite le specifiche tecniche e i rispettivi disegni, vengono prodotti uno o più campioni che verranno poi sottoposti a test di produttività, granulometria e prove estrazione, coinvolgendo il cliente per concordare la versione definitiva.
La macina scelta viene portata in produzione (pre-serie), e grazie alle macchine di misura dedicate – (macchine di misurazione tridimensionale, bidimensionale e laser scanner) – è garantita la ripetibilità e la consistenza delle caratteristiche del prodotto finale.
Inoltre, grazie al Coffee Lab, è possibile supportare il cliente nella conduzione di test di assaggio.
Il portfolio di macine della Keber è suddiviso in due segmenti principali:
Industriali: riferito alle macine impiegate dai torrefattori nei loro stabilimenti
Professionali & Prosumer: rivolto ai produttori, ricambisti e distributori di macinadosatori, macchine super automatiche e macchine per il vending utilizzate nel settore horeca.
Macine piane e macine coniche
A loro volta questi due segmenti si suddividono in due tipologie, macine piane e macine coniche. Queste ultime stanno riconquistando terreno perché si è visto che anche con questo tipo di macine, che arrivano ad un diametro massimo di 124 mm, si ottengono buoni risultati in tazza.
La scelta di quale macina utilizzare è dettata da esigenze costruttive del macinino, necessità di una specifica produttività e di una specifica curva granulometrica. Per ogni settore e tipologia, si possono realizzare infinite combinazioni di materiale – dall’acciaio base a quello premium e inox – di rivestimento e di diametro. Basti pensare che ogni anno l’azienda produce oltre 500 articoli diversi.
Da notare che le macine, pur essendo una componente meccanica, si integrano in un prodotto che porta alla preparazione del caffè in tazza e proprio le diverse soluzioni di materiali e rivestimenti non solo consentono di ottenere un prodotto più duraturo, ma plasmano anche il sapore in ogni tazza, coerentemente con il profilo aromatico desiderato.
In Keber pensano anche al risparmio energetico. Perché l’impianto fotovoltaico già presente sul tetto dello stabilimento è in fase di ampliamento per coprire fino al 50% dell’energia utilizzata mentre la restate arriverà da fonti comunque rinnovabili.
Infine, per concludere la giornata in Keber, Filippo Mazzoni, coffee e tecnology specialist di Gruppo Cimbali è parte della Spa di Binasco. Partito dalla domanda “perché si macina il caffè? Per aumentare la superficie di contatto con l’acqua”, Mazzoni ha svolto una serie di sessioni di analisi sensoriali utilizzando macinini differenti sui quali erano installate macine nuove oppure volutamente usurate per mostrare i risultati differenti sia di granulometria sia di risultato in tazza.